La cronologia romana di Diororo Siculo

Dello storico siciliano Diodoro, autore della monumentale Βιβλιοθήκη Ἱστορική, una storia universale dalle origini del mondo alle campagne di Cesare in Gallia, sappiamo quasi solo ciò che lui stesso scrisse di sé. Nacque ad Agyrium (Bibliotheca historica 1,4,4: ἡμεῖς γὰρ ἐξ Ἀγυρίου τῆς Σικελίας ὄντες), città dei Siculi che divenne poi colonia greca dei Corinzi e si è tramandata fino all’odierna Agira in provincia di Enna. Si ritiene che sia vissuto tra il 90 e il 30 a.C. circa. L’anno di nascita può approssimativamente ricavarsi anticipando di circa quarant’anni il floruit che san Girolamo nel Chronicon pone al 49 a.C. In Bibliotheca historica 1,4,1 Diodoro scrive di aver lavorato per trent’anni alla sua opera, nella quale in effetti si incontrano notizie autobiografiche o contemporanee dal 60 a.C. (Bibliotheca historica 1,46,7: καθ᾽ οὓς χρόνους παρεβάλομεν ἡμεῖς εἰς ἐκείνους τοὺς τόπους [scil. εἰς Αἴγυπτον], ἐπὶ τῆς ἑκατοστῆς καὶ ὀγδοηκοστῆς ὀλυμπιάδος [circa 60-56 a.Chr.n.]) al 36 a.C. (vendetta di Augusto su Taormina durante la guerra contro Sesto Pompeo). Poiché l’Autore sembra conoscere in Egitto solo il governo della dinastia tolemaica, si presume che non abbia potuto vedere l’Egitto diventare provincia romana (30 a.C.).

Bibliotheca historica 1,4,5-7:

[5] πεποιήμεθα δὲ τὴν ἀρχὴν τῆς ἱστορίας ἀπὸ τῶν μυθολογουμένων παρ᾽ Ἕλλησί τε καὶ βαρβάροις, ἐξετάσαντες τὰ παρ᾽ ἑκάστοις ἱστορούμενα κατὰ τοὺς ἀρχαίους χρόνους, ἐφ᾽ ὅσον ἡμῖν δύναμις. [6] ἐπεὶ δ᾽ ἡ μὲν ὑπόθεσις ἔχει τέλος, αἱ βίβλοι δὲ μέχρι τοῦ νῦν ἀνέκδοτοι τυγχάνουσιν οὖσαι, βούλομαι βραχέα προδιορίσαι περὶ ὅλης τῆς πραγματείας. τῶν γὰρ βίβλων ἡμῖν ἓξ μὲν αἱ πρῶται περιέχουσι τὰς πρὸ τῶν Τρωικῶν πράξεις καὶ μυθολογίας, καὶ τούτων αἱ μὲν προηγούμεναι τρεῖς τὰς βαρβαρικάς, αἱ δ᾽ ἑξῆς σχεδὸν τὰς τῶν Ἑλλήνων ἀρχαιολογίας: ἐν δὲ ταῖς μετὰ ταύτας ἕνδεκα τὰς ἀπὸ τῶν Τρωικῶν κοινὰς πράξεις ἀναγεγράφαμεν ἕως τῆς Ἀλεξάνδρου τελευτῆς: [7] ἐν δὲ ταῖς ἑξῆς εἴκοσι καὶ τρισὶ βίβλοις τὰς λοιπὰς ἁπάσας κατετάξαμεν μέχρι τῆς ἀρχῆς τοῦ συστάντος πολέμου Ῥωμαίοις πρὸς Κελτούς, καθ᾽ ὃν ἡγούμενος Γάιος Ἰούλιος Καῖσαρ ὁ διὰ τὰς πράξεις προσαγορευθεὶς θεὸς κατεπολέμησε μὲν τὰ πλεῖστα καὶ μαχιμώτατα τῶν Κελτῶν ἔθνη, προεβίβασε δὲ τὴν ἡγεμονίαν τῆς Ῥώμης μέχρι τῶν Βρεττανικῶν νήσων: τούτου δ᾽ αἱ πρῶται πράξεις ἐπετελέσθησαν ὀλυμπιάδος τῆς ἑκατοστῆς καὶ ὀγδοηκοστῆς κατὰ τὸ πρῶτον ἔτος [= 60/59] ἐπ᾽ ἄρχοντος Ἀθήνησιν Ἡρώδου.

Dei quaranta libri che componevano la Bibliotheca historica, a noi sono giunte pressocché integre soltanto la prima pentade e la decade dall’XI al XX. In particolare i libri XI-XX contengono la sequenza consolare dal 268 = 486(V) al 452 = 302(V), che secondo Diodoro occupò gli anni da a.Ol. 75.1 = 480/479 ad a.Ol. 119.3 = 302/301. Essa presenta numerose e importanti divergenze da quella stabilita da Varrone e seguita con poche varianti da Livio e dagli altri storici superstiti latini e greci nonché dai Fasti Capitolini.

Nel tentativo di spiegare tali differenze, in alcuni casi gioca un ruolo importante la manifesta incapacità di Diodoro, e forse più ancora della tradizione manoscritta, di comprendere e trascrivere i nomi romani; fino al caso estremo dei tribunati militari, per i quali spesso è dichiarato un numero di magistrati superiore a quello dei nomi subito dopo effettivamente trascritti. Ma al di là di questo elemento, non rimane che accettare il fatto che Diodoro è l’unico rappresentante giunto sino a noi di una tradizione consolare radicalmente diversa dalle altre. Anche se non siamo in grado di valutare criticamente la bontà delle fonti dell’Autore Greco, e tanto meno di confrontarla con quella delle fonti varroniane, poco meno ignote, è in questa diversità il maggiore interesse dell’opera di Diodoro, anche in virtù del fatto che il periodo superstite è proprio quello nel quale si concentrano le incertezze sulla lista consolare, giudicata altrimenti stabile dal III secolo in avanti.

Dal punto di vista metodologico, Diodoro si basa, anche se in maniera non sempre consistente, sul calendario attico e la trama cronologica della narrazione è scandita dagli arconti eponimi. Egli risolve il problema dell’equiparazione tra anni diversi facendo corrispondere gli altri anni all’anno attico nel quale essi iniziano: a tal fine egli registra l’elezione dei consoli romani e la celebrazione dei Giochi Olimpici sotto l’arcontato nel quale avvennero (peraltro l’anno olimpico, a differenza di quello romano, si può considerare quasi coincidente con l’anno attico, il quale pure inizia in estate). In tal modo, Diodoro fa corrispondere l’anno olimpico all’anno giuliano in cui esso termina, ciò che è contrario all’uso romano più frequente.

Questa impostazione sembra confermata dall’affermazione (cfr. supra) che i prodromi della conquista romana della Gallia si ebbero in a.Ol. 180.1 = 60/59: si deve ritenere che Diodoro identificasse i “prodromi” in questione con l’esercizio del consolato da parte di Cesare nel 59 a.C. più che con la stipula del patto del triumvirato nell’anno precedente. Tuttavia, si può osservare che i “prodromi” potrebbero ricercarsi più precisamente nella lex Vatinia che assegnò a Cesare il proconsolato della Cisalpina e che fu al principio delle sue imprese. Poiché sembra che in quell’epoca il calendario romano repubblicano fosse grosso modo allineato a quello giuliano e poiché tale legge fu promulgata il 1 marzo del 59 a.C., quindi ancora effettivamente in a.Ol. 180.1, si potrebbe anche ritenere che Diodoro (cui i fatti erano contemporanei) intendesse riportare una notizia cronologicamente esatta, che non può però essere estesa fino a testimoniare la sua impostazione sull’equiparazione degli anni olimpico e giuliano. In effetti, tenendo conto dell’accuratezza generalmente scarsa dell’Agirita, non è nemmeno dimostrabile che egli si sia mai posto consapevolmente il problema di tale equiparazione o, almeno, il proposito di assicurarla, ove possibile, con adeguato studio.

Ecco la sequenza delle registrazioni cronologiche presenti nelle parti superstiti dell’opera di Diodoro, introdotte tipicamente dalle espressioni riportate nelle intestazioni delle colonne.

Oltre alle differenze sui nomi e sulla sequenza consolare, è da notare che Diodoro non contempla anni dittatoriali e che riduce il periodo dell’anarchia, di durata quinquennale in Livio e Varrone, ad un solo anno. Tuttavia, rimane piuttosto notevole il fatto che, nel periodo nel quale Diodoro nomina 179 collegi (dei quali quattro non sopravvivono nei manoscritti, ma sono implicati dal quadriennio olimpico), Livio ne enumera 182 (dei quali due furono erroneamente omessi dall’Autore Patavino), cioè quasi altrettanti.

Anche Diodoro (14,110-segg.), come tutti gli storici greci, accetta il sincronismo tra questi tre eventi: 1) la conclusione della pace di Antalcida con il re Artaserse; 2) la conclusione dell’assedio di Reggio da parte di Dionisio, 3) il saccheggio di Roma da parte dei Galli. Secondo la tradizione greca essi avvennero tutti in a.Ol. 98.2 = 387/386.