L’anno romano nei fasti repubblicani

L’anno romano

Durante la repubblica, in epoca storica, i Romani impiegarono un calendario solare. Benché siano evidenti le vestigia di un precedente calendario lunare, è chiaro che esso fu abbandonato in  epoca imprecisata, probabilmente già durante l’epoca regia; di esso non rimane quasi nulla, e quasi nulla ne sapevano le stesse fonti antiche. Ciò fa dei Romani l’unico popolo antico che abbia completamente divorziato dal ciclo lunare nella costruzione del proprio calendario religioso e civile (gli Egizi ebbero un calendario civile solare di 365 giorni senza intercalazioni, ma mantennero il precedente calendario lunare religioso; inoltre, pur conoscendo l’errore, essi non si curarono mai di mantenere il calendario civile in fase costante, seppure approssimativa, con il ciclo delle stagioni, accettandone il progressivo slittamento).

Nel calendario solare repubblicano, l’anno ordinario comprendeva dodici mesi per un totale di 355 giorni. Ad essi, negli anni intercalari, era aggiunta una intercalazione di 22 o talvolta di 23 giorni, portando il totale dell’anno a 377 o 378 giorni. Pochi dettagli dell’intercalazione sono giunti fino a noi: è ben noto che l’intercalazione avveniva tra il 23 e il 24 febbraio, tra le feste Terminalia e Regifugium, ed è assodato che essa aveva la forma di un mensis Intercalaris, con tanto di calende, none e idi, costituito da 27 giorni, ottenuti unendo gli ultimi cinque giorni di febbraio al termine dei 22 giorni aggiunti; quando i giorni intercalari erano 23, pare senza certezza che fosse aggiunto un giorno speciale postridie Terminalia (Tito Livio Ab Urbe condita libri 45,44,3), quindi tra i Terminalia e le Kalendae Intercalares.

Si sa inoltre che la decisione di introdurre l’intercalazione in un dato anno fu ad un certo punto demandata al collegio pontificale, ma non è noto con quali modalità esso decidesse materialmente se intercalare o meno: se mediante qualche calcolo oppure, ad esempio, per osservazione diretta del sorgere del Sole in un dato punto dell’orizzonte in un certo giorno, in modo da certificare e quantificare l’anticipo o il ritardo del calendario sulla stagione. Sappiamo, del resto, che la decisione poteva subire influenze politiche o di convenienza: è noto che l’intercalazione fu sospesa per parecchi anni durante la seconda guerra punica, probabilmente perché ritenuta infausta; oltre centocinquant’anni dopo, quasi allo spirare della repubblica, Cicerone ad Atticum 5,9,2 chiede all’amico di battersi per evitare l’intercalazione che avrebbe allungato la sua permanenza come proconsole in Cilicia.

I fasti del primo secolo

Il calendario solare che abbiamo tratteggiato affonda le sue radici in epoca imprecisata, forse addirittura nel periodo regio, se vogliamo dar credito alla tradizione che ne assegnava la creazione all’opera di Numa Pompilio, il re sacerdote. Non è al momento possibile ricostruire l’evoluzione di tale calendario (se ne ebbe, visto che non ne rimane traccia) dalla sua nascita fino alla sua sostituzione con il calendario giuliano a metà del I secolo a.C. Attraverso le notizie letterarie e il ritrovamento dei Fasti Antiates Maiores, ancora un unico del suo genere, possiamo invece ricostruire con ragionevole sicurezza molti particolari del calendario repubblicano in uso nella prima metà del I secolo, nel periodo immediatamente precedente l’inizio dell’era giuliana.

Tale calendario è stato in gran parte ricostruito e in tabella ne riportiamo una versione completa delle lettere nundinali, del carattere del giorno e delle festività (la prima riga con i nomi dei mesi in italiano e la prima colonna col numero arabo del giorno sono ovviamente aggiunte per comodità del lettore). Come d’uso, tra parentesi quadre si trovano le più probabili ricostruzioni per quegli elementi d’informazione per i quali allo stato permane incertezza.

  GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE INTERCALARE
1 A K · IAN · F F K · FEB · N B K · MAR · NP A K · APR · F F K · MAI · F E K · IVN · N B K · QVI · N A K · SEX · F F K · SEP · F C K · OCT · N B K · NOV · F G K · DEC · N G K · INTER · [F]
2 B F G N C F B F G F F F C N B F G F D F C F H N H [F]
3 C C H N D C C C H C G C D N C C H C E C D C A N A [C]
4 D C A N E C D C A C H C E N D C A C F C E C B C B [C]
5 E NON · F B NON · N F C E NON · N B C A NON · N F POPLIF · NP E NON · F B NON · F G C F NON · F C NON · F C NON · [F]
6 F F C N G C F N C C B N G N F F C F H C G F D F D [F]
7 G C D N H NON · F G N D NON · F C N H NON · N G C D C A NON · F H C E C E [C]
8 H C E N A F H N E F D N A N H C E C · M B F A C F C F [C]
9 A AGON · [NP] F N B C A N F LEMVR · N E VEST · N B N A C F C · M C C B C G C G [C]
10 B C G N C C B N G C F N C C B C G C · M D C C C H C H [C]
11 C CAR · NP H N D C C N H LEMVR · N G MATR · NP D C C C H C E MEDI · NP D C A AGON · NP A [C]
12 D C A N E C D N A C H N E C D C A N F C E C B EN B [C]
13 E EIDVS · NP B EIDVS · NP F EN E EIDVS · NP B LEMVR · N A EIDVS · NP F C E EIDVS · NP B EIDVS · NP G FONT · NP F EIDVS · NP C EIDVS · NP C EIDVS · [NP]
14 F EN C N G EQVIR · NP F N C C B N G C F F C F H EN G F D F D F
15 G CAR · NP D LVPER · NP H EIDVS · NP G FORDI · NP D EIDVS · NP C Q · ST · D · F H EIDVS · NP G C D N A EIDVS · NP H C E CONS · EN E [C]
16 H C E EN A F H N E F D C A F H C E C B F A C F C F [C]
17 A C F QVIR · NP B LIBER · NP A N F C E C B C A PORT · NP F C C C B C G SATVR · EN G [C]
18 B C G C C C B N G C F C C C B C G C D C C C H C H [C]
19 C C H C D QVIN · NP C CERIAL · NP H C G C D LVCAR · NP C VINAL · F[P] H C E ARMI · NP D C A OPAL · NP A [C]
20 D C A C E C D N A C H C E C D C A C F C E C B C B [C]
21 E C B FERAL · F F C E PARIL · NP B AGON · NP A C F LVCAR · NP E CONS · NP B C G C F C C DIVAL · NP C [C]
22 F C C C G N F N C N B C G C F EN C C H C G C D C D [C]
23 G C D TERM · NP H TVBIL · NP G VINAL · F D TVBIL · NP C C H NEPT · NP G VOLK · NP D C A C H C E LAREN · NP E REGIF · [N]
24 H C E REGIF · N A Q · R · C · F H C E Q · R · C · F D C A N H C E C B C A C F C F [C]
25 A C F C B C A ROBIG · NP F C E C B FVRR · NP A OPIC · NP F C C C B C G C G [EN]
26 B C G EN C C B C G C F C C C B C G C D C C C H C H [EQVIR · NP]
27 C C H EQVIR · NP D C C C H C G C D C C VOLTV · NP H C E C D C A C A [C]
28 D C A C E C D C A C H C E C D C A C F C E C B C    
29 E C     F C E C B C A C F C E C B C G C F C C C    
30         G C     C C     G C         H C            
31         H C     D C     H C         A C            
  XXIX XXIIX XXXI XXIX XXXI XXIX XXXI XXIX XXIX XXXI XXIX XXIX XXVII

In base alla ricomposizione dei frammenti dei Fasti Antiates Maiores, comparati con le altre fonti epigrafiche e letterarie, emerge un calendario ricostruito analogo nel suo aspetto generale alle numerose successive rappresentazioni dei fasti giuliani a noi giunte. Qui i mesi affiancati, però, sono tredici, con l’intercalare all’ultima colonna; per ognuno di essi sono specificati i giorni fissi (kalendae, nonae e idus) rispetto ai quali sono espresse le date; ogni giorno è affiancato dalla littera nundinalis a sinistra e dal carattere del giorno (N = nefastus, F = fastus, C = comitialis, etc.) a destra; quando è prevista una delle festività tradizionali, il carattere del giorno è preceduto dall’abbreviazione del nome della festa stessa.

La ripartizione dei giorni per carattere è riportata nella tabella seguente.

Carattere del giorno Numero di giorni Note
F = FASTVS 42 Il dato comprende i giorni FP = FASTVS PVBLICVS (?)
C = COMITIALIS 196  
N = NEFASTVS 57  
NP = NEFASTVS PVBLICVS (?) 48 Il dato comprende gli Agonalia di gennaio
EN = ENDOTERCISVS 9  
QRCF = QVANDO REX COMITIAVIT FAS 2  
QSDF = QVANDO STERCVM DELATVM FAS 1  
Totale: 355  

L’interpretazione della sigla FP e della legatura NP, che non si ritrovano sciolte in alcuna fonte a noi giunta, è ancora dibattuta.

Ai giorni “con nome” o “appellati”, che si ritrovano anche nei primi fasti giuliani a garanzia della continuità delle abitudini religiose, dedichiamo qualche considerazione supplementare.

Il feriale e i giorni “appellati”

Di tutte le numerose festività che ci sono note, il cui complesso è il cosiddetto feriale, soltanto trentacinque sono segnate, con il rispettivo nome abbreviato, nel calendario (l’elenco di Varrone 6,12 e segg., ad esempio, cita solo alcune delle 35 assieme a diverse altre non comprese nel feriale); talune sono ripetute, per un totale di 45 giorni appellati in corso d’anno. Essi riflettono forse la decisione, intervenuta in un’epoca e per ragioni oggi sconosciute, di cristallizzare il feriale, cioè di non aggiungervi le feste di nuova istituzione; o forse si trattò d’una scelta d’importanza, per motivi altrettanto sconosciuti.

Sembra che i giorni appellati abbiano ricevuto questo carattere fortemente distintivo in epoca assai remota. Si conosce una sola aggiunta in epoca storica, l’ultima e assai tarda, tanto da essere in realtà relativa al calendario giuliano: si tratta dell’introduzione degli Augustalia. Rompendo una tradizione così radicata ad antica, questa festa è forse da considerarsi il più grande onore concesso ad Augusto. Gli Augustalia cadono in giorno pari (12 ottobre), ma è notevole che le feste tradizionali nel calendario repubblicano cadono generalmente in giorno dispari, con due sole eccezioni: il Regifugium il 24 febbraio (ma nel mese intercalare cadeva il 23) e gli Equirria del 14 marzo (oppure del 26 intercalare).

Ai giorni nominati vanno aggiunte le calende di marzo, nel quale avevano luogo i riti di inizio d’anno, probabile vestigia di quando l’anno iniziava appunto in tale data. Inoltre, tutte le idi erano feriae Iovis e in esse avevano luogo i sacra Idulia, al cui centro era il sacrificio di un capro al dio ottimo massimo.

Secondo una schematizzazione antiquaria elaborata o riesumata da Macrobio nel IV-V secolo, le festività erano caratterizzate in base al tipo di celebrazione, potremmo dire di liturgia, che vi era stabilito avvenisse. Così si potevano avere l’immolazione di vittime animali (sacrificia), la consumazione di pranzi sacri (epula), la celebrazione di giochi (ludi), oppure la prescrizione del riposo dalle ordinarie attività, le cosiddette feriae, parola che però è spesso usata in senso estensivo, anche nella lingua letteraria, per indicare tutte le festività.

La gran parte di queste festività, nonché le calende di marzo e tutte le idi, ricevevano il carattere NP. Una importante eccezione sono i Lemuria, che avevano come carattere la lettera N, forse perché si trattava di celebrazioni legate al mondo dei morti; le altre sono i Feralia e i due Vinalia, che ricevono il carattere F; ignoto è il carattere degli Agonalia di gennaio, non reperibile in alcuna fonte, che per analogia si suppone NP. Purtroppo non è sopravvissuta la definizione del carattere NP (per il quale fu appositamente creato un digramma che lega la gamba destra della N con la gamba della P) né è stato finora possibile elaborare una interpretazione sufficientemente sicura.

Si ha l’impressione che tutte le calende e le none fossero originariamente giorni fasti tranne che nei mesi di febbraio, aprile, giugno, luglio, nei quali la prima parte del mese è generalmente occupata da una sequenza di giorni nefasti (in questi blocchi si assommano quasi tutti i giorni nefasti). Parimenti dovevano essere in generale fasti i dies postriduani, cioè i giorni che seguivano calende, none e idi. Vi sono in totale quaranta giorni fasti nell’anno; ai fini della possibilità di promuovere azioni giudiziarie di diritto civile, erano comunque disponibili anche i giorni comiziali nei quali non si tenevano comizi. La C è in generale il carattere dei giorni nella seconda parte dei mesi, dopo le idi od eventualmente dopo i giorni nominati.

Nelle none avveniva tradizionalmente l’annuncio delle feste del mese da parte dei pontefici; coerentemente con ciò, tutte le feste sono successive alle none, con l’unica eccezione dei Poplifugia. Secondo Varrone 6,18 questa festa sarebbe stata introdotta per commemorare la fuga del popolo quando, dopo il sacco della città ad opera dei Galli, i Romani furono assaliti da Fidenati e Ficulei, quindi in epoca probabilmente più tarda di tutte le altre. Tale festa era strettamente legata a quella che si teneva due giorni dopo a ricordo della vittoria sugli stessi Galli di Brenno, nelle Nonae cosiddette Caprotinae (poiché vi avveniva un sacrifico nella palude Capra a Giunone detta Caprotina). Altre tradizioni svincolano però i Poplifugia da un evento storico definito, legandoli alla morte di Romolo (Dionigi 2,76) oppure a una non meglio specificata battaglia contro gli Etruschi (Macrobio 3,2).

Di seguito l’elenco in ordine alfabetico delle festività presenti nella tabella; per ognuna, sono riportate le informazioni essenziali che la riguardano. Si avverte che le date delle festività successive alle idi, in latino, sono espresse rispetto alle idi stesse piuttosto che, come più usuale, rispetto alle calende del mese successivo; ciò per rimuovere l’ambiguità che sorge nel calendario giuliano, nel quale le medesime feste continuarono ad essere osservate ancora per lungo tempo. Questa scelta, del resto, è in linea con quanto, secondo Macrobio Saturnalia 1,14,11, stabilì lo stesso Cesare al fine di preservare la posizione dei giorni festivi e la distanza tra essi.

AGONALIA

Nei dies Agonales il rex sacrificulum immolava un ariete a Giove nella Regia. Questa festa cadeva quattro volte l’anno:

  1. a.d. V Idus Ianuarias (9 gennaio) in onore di Ianus (Agonalia Iani);
  2. p.d. III Idus Martias (17 marzo) in onore di Mars (Agonalia Martis);
  3. p.d. VII Idus Maias (21 maggio) in onore di Veiovis (Agonalia Veiovis);
  4. a.d. III Idus Decembres (11 dicembre) in onore del Sol Indiges (Agonalia Solis Indigetis).

Varrone 6,12: Dies Agonales per quos rex in Regia arietem immolat, dicti ab “agon,” eo quod interrogat minister sacrificii “agone?”: nisi si a Graeca lingua, ubi agon princeps, ab eo quod immolatur a principe civitatis et princeps gregis immolatur.

ARMILVSTRIVM

Festa in onore di Marte, era celebrata p.d. V Idus Octobres (19 ottobre) in occasione del termine tradizionale della stagione bellica (il cui inizio primaverile era marcato dal Tubilustrium il 23 marzo). La festa prevedeva la purificazione rituale delle armi, da cui il nome. La cerimonia, cui prendevano parte i Salii, i sacerdoti danzanti del culto di Marte, aveva luogo sull’Aventino.

Varrone 6,22: Armilustrium ab eo quod in Armilustrio armati sacra faciunt, nisi locus potius dictus ab his; sed quod de his prius, id ab ludendo aut lustro, id est quod circumibant ludentes ancilibus armati.

CARMENTALIA

Festa in onore di Carmentis (Varrone 6,12: Carmentalia nominantur quod sacra tum et feriae Carmentis), una delle Camene, ninfa protettrice delle nascite e patrona delle levatrici. Al suo culto era addetto un flamine minore, il flamen Carmentalis.

Alla celebrazione originaria dell’11 gennaio (a.d. III Iduas Ianuarias) si aggiunse successivamente quella del 15 gennaio (p.d. III Idus Ianuarias), quando le matrone romane vollero così onorare la dea che le aveva aiutate nella battaglia contro il provvedimento del senato che vietava loro l’uso delle carrozze. Il tempio di Carmenta era presso il luogo ove poi fu costruita la porta Carmentalis delle mura serviane, accesso alla città del vico Iugario, la via tra il Campidoglio e il Palatino (la Porta Carmentalis fu chiamata poi porta scellerata perché da essa uscirono i Fabii per ingaggiare battaglia contro i Veienti prima delle disfatta del Cremera nel 477 a.C.).

CERIALIA

Festa in onore di Cerere, celebrata a pridie Idus Apriles usque ad p.d. VII Idus Apriles (12-19 aprile) a partire dall’anno 202 a.C. (Varrone 6,15: Palilia dicta a Pale, quod ei feriae, ut Cerialia a Cerere). Erano noti anche i Ludi Ceriales.

CONSVALIA

Giochi e gare di corsa in onore di Conso (Varrone 6,20: Consualia dicta a Conso, quod tum feriae publicae ei deo et in Circo ad aram eius ab sacerdotibus ludi illi, quibus virgines Sabinae raptae). Si svolgevano p.d. IX Idus Sextiles (21 agosto).

DIVALIA

Festa in onore di Angerona (Varrone 6,3: Angeronalia ab Angerona, cui sacrificium fit in Curia Acculeia et cuius feriae publicae is dies; Solino De mirabilibus mundi 1: Inter antiquissimas sane religiones sacellum colitur Angeronae, cui sacrificatur ante diem duodecimum Kalendarum Ianuariarum: quae diva praesul silentii istius praenexo obsignatoque ore simulachrum habet). Aveva luogo p.d. IX Idus Decembres (21 dicembre).

EQVIRRIA

Corsa equestre in onore di Marte (Varrone 6,13: Ecurria ab equorum cursu: eo die enim ludis currunt in Martio Campo) che si teneva a.d. III Kalendas Martias (27 febbraio).

FERALIA

Festa in onore delle divinità infere (Varrone 6,13: Feralia ab inferis et ferendo, quod ferunt tum epulas ad sepulcrum quibus ius ibi parentare). Aveva luogo p.d. IX Idus Februarias (21 febbraio).

FONTANALIA

Festa in onore di Fons (Varrone 6,22: Fontanalia a Fonte, quod is dies feriae eius; ab eo tum et in fontes coronas iaciunt et puteos coronant). Aveva luogo a.d. III Idus Octobres (13 ottobre).

FORDICIDIA

Festa in onore di Tellus, divinità della madre terra, nella quale si immolavano vacche gravide (Varrone 6,15: Fordicidia a fordis bubus; bos forda quae fert in ventre; quod eo die publice immolantur boves praegnantes in curiis complures, a fordis caedendis Fordicidia dicta). Si teneva p.d. III Idus Apriles (15 aprile).

FVRRINALIA

Festa in onore di Furina (Varrone 6,19: Furrinalia a Furrina, quod ei deae feriae publicae, dies is; cuius deae honos apud antiquos: nam ei sacra instituta annua et flamen attributus; nunc vix nomen notum paucis). Aveva luogo il 25 luglio, p.d. XI Idus Quintiles.

IDVLIA

Come a Giunone erano sacre tutte le calende, a Giove erano sacre tutte le idi (feriae Iovis). In esse, il flamen Dialis immolava una pecora bianca (ovis Idulis). La dedicazione del tempio di Giove in Campidoglio cadeva alle idi di settembre e i Ludi Capitolini, in onore di Giove, erano celebrati alle idi di ottobre.

KALENDIS MARTIIS

Il primo giorno di marzo fu il capodanno del primo calendario romano. Vi si volgevano le Feriae Martis o Saliaria in onore di Marte, nelle quali si rinnovava il fuoco di Vesta.

Forse nel IV secolo a.C. vi si aggiunsero le Feriae matronales, festa in onore di Giunone Lucina protettrice delle nascite. Il cerimoniale prevedeva che le donne romane portassero fiori e incenso al tempio di Giunone Lucina sull’Esquilino, dedicato secondo la tradizione il 1 marzo 375 a.C. e rifatto nel 268 a.C. Nel tempio, ove si dovevano recare con i capelli sciolti e con la veste priva di cintura e di nodi, esse facevano voti per la gloria e la salvezza dei loro mariti. Terminata la cerimonia pubblica, nella propria casa secondo l’uso le matrone ricevevano doni dai propri mariti e dai figli, i quali offrivano preghiere per le proprie spose e madri, infine servivano il pranzo ai loro schiavi proprio come gli uomini facevano nelle festa dei Saturnalia. Le calende di marzo erano perciò anche dette Kalendae femineae.

LARENTALIA

Festa in onore di Larenta, nota anche come Larentinae (Varrone 6,23: Larentinae, quem diem quidam in scribendo Larentalia appellant, ab Acca Larentia nominatus, cui sacerdotes nostri publice parentant e sexto die, qui ab ea dicitur dies Parentalium Accas Larentinas. Hoc sacrificium fit in Velabro, qua in Novam Viam exitur, ut aiunt quidam ad sepulcrum Accae, ut quod ibi prope faciunt diis Manibus servilibus sacerdotes; qui uterque locus extra urbem antiquam fuit non longe a Porta Romanula, de qua in priore libro dixi). Si svolgeva p.d. XI Idus Decembres (23 dicembre).

LEMVRIA

Erano cerimonie di esorcismo contro lo spirito dei morti di morte violenta, i cosiddetti lemures. La credenza popolare asseriva infatti che questi spiriti, come i più moderni fantasmi, tornassero sulla terra per tormentare i vivi. Il rituale prevedeva che il pater familias gettasse alcune fave nere dietro di sé per nove volte, recitando formule propiziatorie. La tradizione antica ne faceva risalire l’istituzione a Romolo, oggi si ritiene possano essere state le più antiche festività dei morti a Roma (Ovidio Fasti 5,419 segg.). Note anche come Lemuralia o Lemures, si tenevano il 9, 11 e 13 maggio, a.d. VII V et III Idus Maias.

LIBERALIA

Festa in onore di Bacco equiparato al latino Liber (Varrone 6,14: Liberalia dicta, quod per totum oppidum eo die sedent ut sacerdotes Liberi anus hedera coronatae cum libis et foculo pro emptore sacrificantes. In libris Saliorum quorum cognomen Agonensium, forsitan hic dies ideo appelletur potius Agonia). Note anche come Bacchanalia, avevano luogo ab Idibus Martiis per II dies (15-16 marzo).

LVCARIA

Feste in onore di una divinità boschiva di cui non conosciamo il nome. Avevano luogo p.d. V et VII Idus Quintiles (19 e 21 luglio).

LVPERCALIA

Festa in onore di Fauno (Varrone 6,13: Lupercalia dicta, quod in Lupercali Luperci sacra faciunt. Rex cum ferias menstruas Nonis Februariis edicit, hunc diem februatum appellat; februm Sabini purgamentum, et id in sacris nostris verbum non ignotum: nam pellem capri, cuius de loro caeduntur puellae Lupercalibus, veteres februm vocabant, et Lupercalia Februatio, ut in Antiquitatum libris demonstravi). Si teneva per tre giorni dal 13 al 15 febbraio, ab Idibus Februariis per III dies.

MATRONALIA

Festa in onore di Giunone Lucina, protettrice delle nascite. Il cerimoniale prevedeva che le donne romane portassero fiori e incenso al tempio di Giunone Lucina sull’Esquilino, dedicato secondo la tradizione il 1 marzo 375 a.C. e rifatto nel 268 a.C. Le calende di marzo, inizio d’anno nell’antico calendario romano, erano perciò anche dette Kalendae femineae. Nel tempio, ove si dovevano recare con i capelli sciolti e con la veste priva di cintura e di nodi, esse facevano voti per la gloria e la salvezza dei loro mariti. Terminata la cerimonia pubblica, nella propria casa secondo l’uso le matrone ricevevano doni dai propri mariti e dai figli, i quali offrivano preghiere per le proprie spose e madri, infine servivano il pranzo ai loro schiavi proprio come gli uomini facevano nelle festa dei Saturnalia.

MEDITRINALIA

Festa in onore di Meditrina (Varrone 6,21: Octobri mense Meditrinalia dies dictus a medendo, quod Flaccus flamen Martialis dicebat hoc die solitum vinum novum et vetus libari et degustari medicamenti causa; quod facere solent etiam nunc multi cum dicunt: novum vetus vinum bibo: novo veteri morbo medeor). Si teneva l’11 ottobre, a.d. V Idus Octobres.

NEPTVNALIA

Festa in onore di Nettuno (Varrone 6,19: Neptunalia a Neptuno: eius enim dei feriae). Avevano luogo il 23 luglio, p.d. IX Idus Quintiles.

OPALIA et OPECONSIVIA

In onore della dea Opi, la dea dell’abbondanza, si teneva la festa detta Opeconsivia (anche Opiconsivia) al termine della raccolta del grano, il 25 agosto (p.d. XIII Idus Sextiles) e la festa detta Opalia, connessa con la reposizione del grano nei granai, il 19 dicembre (p.d. VII Idus Decembres).

Varrone 6,21-22: Opeconsiva dies ab dea Ope Consiva, cuius in Regia sacrarium quod adeo artum, eo praeter virgines Vestales et sacerdotem publicum introeat nemo. “Is cum eat, suffibulum ut habeat,” scriptum: id dicitur ab suffigendo subfigabulum. […] Saturnalia dicta ab Saturno, quod eo die feriae eius, ut post diem tertium Opalia Opis. 

Entrambe le feste avevano una connessione con i Consualia, le feste di Conso che si tenevano il 21 agosto e il 15 dicembre, cioè quattro giorni prima di Opeconsivia ed Opalia.

PARILIA (Dies natalis Urbis)

Festa in onore di Pales (Varrone 6,15: Palilia dicta a Pale, quod ei feriae, ut Cerialia a Cerere), derivante da Palilia, celebrata p.d. IX Idus Apriles (21 aprile).

POPLIFVGIA

Festa in onore di Giove (Dionigi di Alicarnasso Antiquitates Romanae II,56,5; Varrone 6,18: Dies Poplifugia videtur nominatus, quod eo die tumultu repente fugerit populus: non multo enim post hic dies quam decessus Gallorum ex Urbe, et qui tum sub Urbe populi, ut Ficuleates ac Fidenates et finitimi alii, contra nos coniurarunt. Aliquot huius diei vestigia fugae in sacris apparent, de quibus rebus Antiquitatum Libri plura referunt). Era celebrata a.d. III Nonas Quintiles (5 luglio).

PORTVNALIA

Festa in onore di Portuno (Varrone 6,19: Portunalia dicta a Portuno, cui eo die aedes in portu Tiberino facta et feriae institutae). Cadeva p.d. V Idus Sextiles (17 agosto).

QVINQVATRVS

Varrone 6,14: Quinquatrus: hic dies unus ab nominis errore observatur proinde ut sint quinque; dictus, ut ab Tusculanis post diem sextum Idus similiter vocatur Sexatrus et post diem septimum Septimatrus, sic hic, quod erat post diem quintum Idus, Quinquatrus.

Festa in onore di Minerva nota anche come Quinquatria e celebrata su cinque giorni ab p.d. V Idus usque ad p.d. IX Idus (19-23 marzo). In origine era probabilmente celebrata il solo 19 marzo: secondo Varrone 6,14 il nome derivava dal fatto che la festa aveva luogo il quinto giorno dopo le idi. Qualche decennio più tardi, Ovidio (Fasti 3,809segg.) affermava invece che il nome derivasse dalla durata, di cinque giorni. Si ritiene che l’estensione ai giorni seguenti sia dell’età di Cesare. Se così è, l’ultimo giorno, il 23 marzo, venne a coincidere col Tubilustrium, che è quindi in origine una festa indipendente.

QVRINALIA

Festa in onore di Quirino (Varrone 6,13: Quirinalia a Quirino, quod ei deo feriae et eorum hominum, qui Furnacalibus suis non fuerunt feriati). Cadeva p.d. V Idus Februarias (17 febbraio).

REGIFVGIVM

Secondo Varrone e Ovidio, la festa ricordava la fuga da Roma dell’ultimo re, Tarquinio il superbo. Secondo Plutarco, invece, era il nome del curioso rituale che concludeva il sacrificio pubblico che si teneva nei Comitia il 24 febbraio: tale sacrificio era celebrato da un sacerdote noto come rex sacrorum o rex sacrificulus; al termine del sacrificio, il rex sacrorum fuggiva letteralmente dalla piazza. Alcuni sostengono l’ovvia riconciliazione delle due versioni, che cioè il rex sacrorum, carica puramente religiosa senza attribuzioni di natura civile o militare, sia stato introdotto dopo la proclamazione della repubblica per raffigurare il re nell’esercizio delle sue funzioni sacerdotali (addirittura come sostituto del re, se il sacrificio di cui si parla ebbe radici nel periodo regio) e quindi per ricordarne la fuga con il gusto beffardo tipico del popolo romano. Cadeva a.d. VI Kalendas Martias (24 febbraio), primo giorno successivo al mese intercalare nel caso di intercalazione.

ROBIGALIA

Gara di corsa a piedi in onore di Robigus (Varrone 6,16: Robigalia dicta ab Robigo; secundum segetes huic deo sacrificatur, ne robigo occupet segetes). Celebrata p.d. XIII Idus Apriles (25 aprile).

SATVRNALIA

Festa in onore di Saturno (Livio 2,21: His [scil. A. Sempronio et M. Minucio = 497 a.Chr.n.] consulibus aedis Saturno dedicata, Saturnalia institutus festus dies. Varrone 6,22: Saturnalia dicta ab Saturno, quod eo die feriae eius, ut post diem tertium Opalia Opis). Celebrata su cinque giorni ab p.d. V Idus Decembres usque ad p.d. IX Idus Decembres (17-21 dicembre).

TERMINALIA

Festa in onore del dio Termine (Varrone 6,13: Terminalia, quod is dies anni extremus constitutus: duodecimus enim mensis fuit Februarius et cum intercalatur inferiores quinque dies duodecimo demuntur mense). Cadeva p.d. XI Idus Februarias (23 febbraio), ultimo giorno prima del mese intercalare nel caso di intercalazione.

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Festa in onore di Marte, coincidente con l’ultimo giorno dei Quinquatrus. Il nome deriva dalla cerimonia del lavaggio rituale delle tubae, trombe da guerra, con il quale si inaugurava la stagione bellica p.d. IX Idus Martias (23 marzo). In questa occasione i Salii, i sacerdoti danzanti del culto di Marte, andavano in processione per la città. Una seconda celebrazione aveva luogo il 23 maggio in onore di Vulcano. Varrone 6,14: Dies Tubulustrium appellatur, quod eo die in Atrio Sutorio sacrorum tubae lustrantur.

VESTALIA

Festa di Vesta (Varrone 6,17: Dies Vestalia, ut virgines Vestales, ab Vesta), la dea del focolare, nel tempio della quale ardeva il sacro fuoco perenne. Ricordata sui calendari a.d. V Idus Iunias (9 giugno), in tarda età repubblicana ed età imperiale era celebrata su nove giorni, dal 7 al 15 giugno. L’ultimo giorno era uno dei due giorni fissi del calendario, marcato quando stercum delatum fas, sembra faccia riferimento all’epoca antichissima, precedente la formazione della città, nella quale il tempio doveva essere ripulito non dalle immondizie, come in epoca storica, ma dagli escrementi degli animali di una società schiettamente pastorale.

VINALIA

Con questo nome si indicavano due feste: i Vinalia Urbana o Priora festeggiavano p.d. XI Idus Apriles (23 aprile) la vendemmia e il vino dell’anno precedente con l’offerta di libagioni di vino novello a Giove e a Venere; i Vinalia Rustica o Altera o Posteriora servivano a propiziare Giove e Venere per una vendemmia abbondante con l’offerta p.d. VII Idus Sextiles (19 agosto) di un agnello sacrifiato dal flamen Dialis. Varrone 6,16: Vinalia a vino; hic dies Iovis, non Veneris. Huius rei cura non levis in Latio: nam aliquot locis vindemiae primum ab sacerdotibus publice fiebant, ut Romae etiam nunc: nam flamen Dialis auspicatur vindemiam et ut iussit vinum legere, agna Iovi facit, inter cuius exta caesa et porrecta flamen primus vinum legit. In Tusculanis portis est scriptum:Vinum novum ne vehatur in urbem ante quam Vinalia kalentur.

VOLCANALIA

Festa in onore di Vulcano (Varrone 6,20: Volcanalia a Volcano, quod ei tum feriae et quod eo die populus pro se in ignem animalia mittit). Cadeva p.d. XI Idus Sextiles (23 agosto).

VOLTVRNALIA

Festa in onore di Volturno (Varrone 6,3: Volturnalia a deo Volturno, cuius feriae tum). Era celebrata p.d. XV Idus Sextiles (27 agosto) dal flamine minore Volturnalis.

Indice delle fonti utilizzate
  • Varrone De lingua Latina 6,3
  • Ovidio Fasti libri I-VI
  • Agnes Kirsopp Michels The Calendar of the Roman Republic Princeton University Press 1967