Claudius Claudianus

Claudio Claudiano, l’ultimo grande poeta pagano di Roma, nacque ad Alessandria in Egitto.

Lo troviamo a Roma prima del 395 d.C., anno della morte di Teodosio Magno.

L’impero, prima riunito nelle mani del grande imperatore cristiano, fu diviso per l’ultima volta alla sua morte tra i figli Arcadio, cui tocco l’oriente, e Onorio, cui toccò l’occidente. In considerazione della giovane età degli imperatori eredi del mondo, la difesa dell’impero in occidente e il destino delle sue genti fu affidata al generale Flavio Stilicone, di origine barbara. Egli fu il prototipo di quei patrizi che nell’ultima fase dell’Impero Romano rivaleggiarono in potere con gli imperatori, quali furono anche Ricimero ed Ezio.

Claudiano divenne il panegirista più celebrato della corte imperiale e il cantore ufficiale delle gesta di Stilicone. Come per Namaziano e gli altri poeti pagani del periodo tra il IV e il V secolo d.C., anche per Claudiano la civiltà di Roma era il principio e la fine del mondo: non poteva crollare, perché con essa sarebbe crollato il mondo. E Stilicone, difensore ufficiale dell’Impero, era il braccio della civiltà.

In onore di Stlicone Claudiano compose la Laus Stilichonis, il De bello Gildonicho, per la vittoria riportata in Africa sul ribelle Gildone, il De bello Gothico, per la vittoria sui Goti di Alarico (purtroppo non definitiva). Compose anche due invettive contro due ministri della corte d’oriente avversari di Stilicone, la In Rufinum e la In Eutropium.

Il paganesimo impegnato e colto di Claudiano si manifesta nella genialità creativa e nella lussureggiante capacità descrittiva delle antiche leggende pagane. Ricordiamo la Gigantomachia, della quale possediamo però solo 127 esametri, e il felicissimo De raptu Proserpinae, in tre libri.

Gli scrittori cristiani, quali Agostino e Orosio, pur ammirandolo, ne condannarono il tronfio e illusorio entusiasmo per una civiltà perenne che nascondeva però un mondo che crollava.