Elementi di cronologia pregiuliana: dal 564=190 al 695=59

Indicazioni per la comprensione delle date nel testo

Nel seguito, quando non ci sia possibilità di confusione, ci si potrà riferire agli anni ab Urbe condita, intesi come varroniani, con il solo numero (e.g. 693 a.U.c → 693). Analogamente ci si riferirà spesso agli anni avanti Cristo con il solo numero positivo corrispondente (e.g. 46 a.C. → 46); invece, gli anni dopo Cristo saranno sempre indicati esplicitamente. Le equivalenze saranno indicate ad esempio con 693=61.

Le date del calendario romano (pregiuliano) saranno indicate con il giorno in numero arabo, il mese romano e l’anno ab Urbe condita (e.g. 31 quintile 693, 29 sestile 698). Le date giuliane, prolettiche o meno, saranno invece indicate dall’anno dell’era cristiana (e.g. 31 agosto 46). Laddove opportuno o necessario, l’ambiguità di data potrà essere rimossa posponendo alle date romane una (R) e alle date giuliane una (G).

Quando sia necessario indicare il numero dei giorni di un anno (a.U.c. varroniano oppure giuliano), si metterà l’anno tra parentesi quadre, ad esempio: 445[708], 355[706]. Allo stesso modo potrà anche indicarsi un numero di giorni cumulato in un intervallo di anni specificato nelle parentesi quadre: 4773[696-708], 5 * 365[45-41].

Il periodo dal 677=77 al 695=59

In questo intervallo non sono completamente noti né il numero delle intercalazioni né la loro posizione né la loro durata. Tuttavia, è possibile avanzare ragionevoli ipotesi in base ad analisi inferenziali.

Le intercalazioni nel periodo dal 689=65 al 695=59

Secondo Plutarco Pompeius 34,2 (οὗτοι πρῶτον μὲν αἰτοῦντι Πομπηΐῳ δίοδον ἔδοσαν χειμῶνος δὲ τὴν στρατιὰν ἐν τῇ χώρᾳ καταλαβόντος καὶ τῆς Κρονικῆς ἑορτῆς τοῖς Ῥωμαίοις καθηκούσης,…) nell’anno 688 = 66 l’inverno sorprese l’esercito di Pompeo ancora non acquartierato quando era giunto il tempo dei Saturnalia (feste che duravano cinque giorni ab a.d. XIV Kal. Ian. usque ad a.d. X Kal. Ian., cioè dal 17 al 21 dicembre). Sembra pertanto probabile che il principio dell’inverno in quell’anno sia caduto nei giorni dei Saturnalia, cioè tra il 17 e il 21 dicembre 688=66.

Per eseguire il calcolo assumiamo valida l’equazione 1 gennaio 709 = 1 gennaio 45 (la reale distanza tra queste due date dipende dalla soluzione autentica del problema dei trienni bisestili, ancora sconosciuta, ma è noto che esse possono differire al più di due giorni). Si è mostrato, inoltre, che la sequenza delle durate degli anni tra il 696=58 e il 708=46 comprende quasi certamente 378[696=58] + 355[697] + 355[698] + 377[699] + 355[700] + 355[701] + 378[702] + 355[703] + 355[704] + 355[705] + 355[706] + 355[707] + 445[708] = 4773 giorni. Infine, sappiamo che nell’intervallo 689-695 sono compresi 7 * 355 = 2485 giorni senza intercalazioni e che nell’intervallo giuliano 65-46 corrono 7305 giorni. Allora, in funzione del numero di intercalazioni tra il 689=65 e il 695=59 compresi (per semplicità in questo calcolo considerate sempre di 23 giorni per quanto detto nel prossimo paragrafo), si ottengono le seguenti corrispondenze:

data romana numero di intercalazioni numero di giorni dal 17 dicembre 688 al 29 dicembre 708 data giuliana corrispondente
17-21 dicembre 688 1 (= 23 giorni) 7294 12-16 gennaio 66
2 (= 46 giorni) 7317 20-24 dicembre 66
3 (= 69 giorni) 7340 27 novembre-01 dicembre 66

Poiché il solstizio d’inverno cadeva allora attorno al 25 dicembre giuliano, questa analisi suggerisce che nel periodo dal 689=65 al 695=59 compresi ci siano state due intercalazioni. Il solstizio non è compreso nei Saturnalia, ma lo sarebbe se almeno una intercalazione fosse stata di 22 giorni, oppure se, rimuovendo la condizione 1 gennaio 709 = 1 gennaio 45, si suppone ad esempio 1 gennaio 709 = 2 gennaio 45 od oltre.

Si osservi che assumere come dato di partenza la conoscenza della sequenza 696-708 non influenza i calcoli se non perché comporta una ipotesi sul numero di intercalazioni e che pertanto il medesimo ragionamento conferma implicitamente anche il numero delle intercalazioni tra il 696=58 e il 708=46.

Le intercalazioni nel periodo dal 688=66 al 695=59

L’iscrizione CIL I2 2511 conserva l’equivalenza tra una data romana e l’età della luna nella stessa data. L’iscrizione, incisa su un sarcofago trovato nel sepolcro della gens Salvia a Ferento in provincia di Viterbo, è di difficile lettura perché danneggiata e mal conservata. In particolare, la data romana è poco leggibile e ne sono state date due diverse ricostruzioni: a.d. V Id. Oct. Calpurnio Pisone M’ Acilio coss. = 11 ottobre 687=67 (Degrassi 1962) e a.d. XV K. Oct. Calpurnio Pisone M’ Acilio coss. = 16 settembre 687=67 (Emiliozzi 1983). Dato lo stato di conservazione del pezzo, la seconda ricostruzione, eseguita sull’originale, è da considerarsi più attendibile della prima, basata su precedenti pubblicazioni. Invece la porzione di testo luna III è ben visibile ed indica chiaramente che il giorno in questione era il terzo di un mese lunare. Si può quindi tentare di stabilire il numero e la durata delle intercalazioni che eguagliano quella età della luna, o meglio che portano le date romane del 9 ottobre (nel caso del Degrassi) o del 14 settembre (nel caso della Emiliozzi) a coincidere con un novilunio, posto che in questo periodo è noto che gli anni romani sono grosso modo allineati con gli anni giuliani.

L’uso antico poneva generalmente il novilunio nel giorno in cui diveniva visibile la prima falce di luna, il che accade in media 40 ore (cioè di norma uno o al massimo due giorni) dopo il novilunio astronomico; la stessa abitudine è transitata nell’uso ecclesiastico che l’ha conservata fino ai nostri tempi. Tuttavia questa circostanza non è verificata nel successivo esempio noto in cui una data romana è accompagnata dalla relativa età della luna, il graffito pompeiano CIL IV 4182 datato 6 febbraio 813=60 d.C. (oltre 120 anni dopo CIL I2 2511): infatti alla data 6 febbraio è associata l’indicaziona luna XIIIIX e il 22 gennaio fu un novilunio astronomico. L’analisi deve quindi essere condotta in modo da considerare il novilunio astronomico e i due giorni seguenti. Due giorni possono ritenersi empiricamente sufficienti, anche se va ricordato che il problema di calcolare il momento in cui appare la prima falce di luna dopo il novilunio astronomico (problema d’interesse tra l’altro per la religione islamica) coinvolge numerose variabili non lineari e non può ancora dirsi risolto. In definitiva, il novilunio può essere caduto nell’intervallo 12-14 settembre (Emiliozzi) oppure nell’intervallo 7-9 ottobre (Degrassi).

I noviluni astronomici giuliani dell’anno 67 nella zona di Ferento furono: 4 gennaio, 2 febbraio, 4 marzo, 2 aprile, 2 maggio, 31 maggio, 30 giugno, 30 luglio, 28 agosto, 27 settembre, 27 ottobre, 25 novembre, 25 dicembre. Nell’intervallo 66-46 sono compresi 7670 giorni. Negli 8 anni tra il 688=66 e il 695=59 compresi ci sono 8 * 355 = 2840 giorni ordinari; dal 14 settembre al 29 dicembre romani, estremi inclusi, corrono 105 giorni; invece dal 9 ottobre al 29 dicembre romani, estremi inclusi, corrono 81 giorni. Nelle solite ipotesi (1 gennaio 709 = 1 gennaio 45; 4773 giorni in totale nel periodo 696-708), la tabella riporta le date giuliane corrispondenti alle ricostruzioni di Degrassi ed Emiliozzi in funzione del numero e della durata delle intercalazioni (ci si limita ad un massimo di 5 intercalazioni, poiché in 8 anni non ha senso considerarne di più).

numero di intercalazioni numero giorni intercalari data giuliana del 14 settembre data giuliana del 9 ottobre
0 0 14 novembre 8 dicembre
1 (= 22 o 23 giorni) 22 23 ottobre 16 novembre
23 22 ottobre 15 novembre
2 (= 44-46 giorni) 2 * 22 = 44 1 ottobre 25 ottobre
2 * 23 = 46 29 settembre 23 ottobre
3 (= 66-69 giorni) 3 * 22 = 66 9 settembre 3 ottobre
3 * 23 = 69 6 settembre 30 settembre
4 (= 88-92 giorni) 4 * 22 = 88 18 agosto 11 settembre
4 * 23 = 92 14 agosto 7 settembre
5 (= 110-115 giorni) 5 * 22 = 110 27 luglio 20 agosto
5 * 23 = 115 22 luglio 15 agosto

C’è una sola soluzione compatibile con un novilunio, quella del 29 settembre (prima falce) con novilunio del 27 settembre; essa presuppone la correttezza della lettura della Emiliozzi e postula due intercalazioni di 23 giorni. Poiché la data di interesse può essere raggiunta solo con le intercalazioni lunghe, quest’analisi può essere una implicita conferma della durata di 4773 giorni del periodo 696-708: tuttavia, se ai 4773 mancassero almeno 2 giorni (ad esempio qualora si accettasse la durata di 443 giorni per l’anno 708, oppure qualora entrambe le intercalazioni degli anni 696 e 702 fossero di 22 giorni) si entrerebbe nell’intervallo di compatibilità della soluzione 9 ottobre (R) = 25 ottobre (G), poiché il 27 ottobre fu un novilunio.

Alla medesima conclusione si giunge se si rimuove la condizione 1 gennaio 709 = 1 gennaio 45 ipotizzando che il calendario romano fosse in ritardo di (almeno) due giorni (cioè che il 1 gennaio 709 = 3 gennaio 45).

In definitiva, questa analisi e la precedente permettono di concludere che le intercalazioni nel periodo 688-695 furono esattamente due, e di suggerire che furono entrambe di 23 giorni. Inoltre, l’anno 688=66 fu certamente ordinario.

Le intercalazioni nel periodo dal 677=77 al 697=57

In questo periodo è possibile condurre una analisi basata sul ciclo nundinale. Infatti è noto dalle fonti che furono nundine i giorni 1 gennaio 677=77 e 21 novembre 697=57, quindi il numero di giorni fra le due date deve essere multiplo di 8. Poiché è noto per altra via che l’anno 697=57 fu ordinario, dal 1 gennaio al 20 novembre di quell’anno trascorsero 317 giorni. Se si escludono le intercalazioni, nei 20 anni interi tra il 677=77 e il 696=58 compresi trascorsero 20 * 355 = 7100 giorni. Nel periodo considerato non sono note particolari anomalie d’intercalazione, quindi possiamo assumere che le intercalazioni furono non più di 10 (poiché in questo periodo è generalmente rispettata la regola di alternare anni ordinari e anni intercalari) e non meno di 7 (non sono noti periodi di 3 anni o più senza intercalazione, fino agli anni della guerra civile che precedettero la riforma giuliana). Nella tabella seguente sono riportate tutte e sole le possibili soluzioni da un minimo di 5 a un massimo di 12 intercalazioni.

# numero di giorni tra le due date numero di giorni intercalari numero di intercalazioni
1 7688 271 5×22+7×23
2 7664 247 6×22+5×23
3 7640 223 7×22+3×23
4 7624 207 9×23
5 7616 199 8×22+1×23
6 7600 183 1×22+7×23
7 7576 159 2×22+5×23
8 7552 135 3×22+3×23
9 7528 111 4×22+1×23

Per altra via abbiamo stabilito che tre di queste intercalazioni, tutte di 23 giorni, cadono entro il 689=65 (una certamente nel 696=58) e che il 688=66 non fu intercalare. L’ipotesi più verisimile prevede in media una intercalazione ogni tre anni, individuando così come preferenziale la soluzione nr. 7, che vede tra l’altro la prevalenza delle intercalazioni lunghe.

Il periodo dal 564=190 al 676=78

Prima del 677=77 nelle fonti sono reperibili soltanto vincoli sparsi in misura largamente inferiore al numero di variabili coinvolte dal problema cronologico. Per incontrare un punto sul quale soffermarsi utilmente bisogna percorrere all’indietro la storia romana per oltre un secolo. La lex Acilia del 563=191 è l’ultimo intervento legislativo di cui si ha notizia che sia stato teso a regolare l’occorrenza delle intercalazioni. Il contenuto di questo provvedimento non ci è noto e la sua inferenza è oggetto di studio.

a.U.c. 587 = 167 a.C. – anno intercalare (377 giorni)

L’anno è noto da Tito Livio Ab Urbe condita libri 45,44,3 (Intercalatum eo anno [sc. 167 a.C.]; postridie Terminalia Intercalariae fuerunt.).

a.U.c. 586 = 168 a.C. – L’eclisse di luna prima della battaglia di Pidna

Tito Livio Ab Urbe condita libri 44,37: Castris permunitis C. Sulpicius Gallus, tribunus militum secundae legionis, qui praetor superiore anno fuerat, consulis permissu ad contionem militibus vocatis, pronuntiavit nocte proxima, ne quis id pro portento acciperet, ab hora secunda usque ad quartam horam noctis lunam defecturam esse. […] Nocte, quam pridie Nonas Septembres insecuta est dies, edita hora luna cum defecisset, Romanis militibus Galli sapientia prope divina videri

Plinio il vecchio Naturalis Historia 2,53: Et rationem quidem defectus utriusque primus Romani generis in vulgum extulit Sulpicius Gallus, qui consul cum M. Marcello fuit, sed tum tribunus militum, sollecitudine exercitu liberato pridie quam Perses rex superatus a Paulo est in concionem ab imperatore productus ad praedicendam eclipsim, mos et composito volumine

Plutarco Aemilius Paulus 17,3-4: οὕτω δὲ τῶν συνεχῶν τοῖς τελευταίοις καθ᾽ ὑπαγωγὴν ἐξελιττομένων ἔλαθε τὴν παράταξιν ἀναλύσας καὶ καταστήσας ἀθορύβως εἰς τὸν χάρακα πάντας. ἐπεὶ δὲ νὺξ γεγόνει καὶ μετὰ δεῖπνον ἐτράποντο πρὸς ὕπνον καὶ ἀνάπαυσιν, αἰφνίδιον ἡ σελήνη πλήρης οὖσα καὶ μετέωρος ἐμελαίνετο καὶ τοῦ φωτὸς ἀπολιπόντος αὐτὴν χρόας ἀμείψασα παντοδαπὰς ἠφανίσθη. τῶν δὲ Ῥωμαίων, ὥσπερ ἐστὶ νενομισμένον, χαλκοῦ τε πατάγοις ἀνακαλουμένων τὸ φῶς αὐτῆς καὶ πυρὰ πολλὰ δαλοῖς καὶ δᾳσὶν ἀνεχόντων πρὸς τὸν οὐρανόν, οὐδὲν ὅμοιον ἔπραττον οἱ Μακεδόνες, ἀλλὰ φρίκη καὶ θάμβος τὸ στρατόπεδον κατεῖχε καὶ λόγος ἡσυχῇ διὰ πολλῶν ἐχώρει, βασιλέως τὸ φάσμα σημαίνειν ἔκλειψιν.

La battaglia conclusiva della terza guerra macedonica fu combattuta a Pidna nel 586=168, dove l’esercito romano guidato dal console Lucio Emilio Paolo sconfisse duramente l’esercito del re Perseo. Secondo Livio, la battaglia fu combattuta pridie Nonas Septembres, il 4 settembre (R). Nello stesso passo Livio racconta che il giorno che precedette la battaglia il tribuno Gaio Sulpicio Gallo comunicò ai soldati che quella sera si sarebbe verificata una eclisse di luna. Il suo intento era di prevenire la possibilità che l’evento incutesse terrore nelle truppe e, anzi, di impressionare favorevolmente i soldati e convincerli che la sorte gli era propizia. L’episodio è riportato in forma più breve anche da Plinio il vecchio e, limitatamente all’occorrenza dell’eclissi, da Plutarco. Livio precisò invece addirittura la durata dell’eclisse, ab hora secunda usque ad quartam horam noctis, cioè mediamente dalle ore 19/20 alle ore 21/22.

Tra il 170 e il 166 a.C. si sono verificate quattro eclissi totali di luna visibili nel circondario di Pidna (long. 22°35’E lat. 40°22’N):

  1. 27/12/169: eclisse parziale dalle 2.12 alle 5.24, eclisse totale dalle 3.26 alle 4.10, massimo alle 3.48 (magnitudine 1,092, durata 43 minuti)
  2. 21/06/168: eclisse parziale dalle 18.45 alle 22.27, eclisse totale dalle 19.58 alle 21.14, massimo alle 20.36 (magnitudine 1,254, durata un’ora e 16 minuti)
  3. 16/12/168: eclisse parziale dalle 16.33 alle 20.03, eclisse totale dalle 17.35 alle 19.01, massimo alle 18.18 (magnitudine 1,408, durata un’ora e 26 minuti)
  4. 11/06/167: eclisse parziale dalle 0.58 alle 4.18, eclisse totale dalle 2.30 alle 2.47, massimo alle 2.38 (magnitudine 1,011, durata 16 minuti)

Delle due eclissi che si verificarono nel 168, la prima è da preferirsi per due ragioni: perché l’ora dell’eclisse corrisponde esattamente al dato delle fonti; e perché nell’antichità il periodo invernale era precluso alle operazioni militari. Tuttavia, si deve osservare che l’indicazione dell’orario è meno probante di quel che può sembrare, poiché la misura delle ore era approssimativa e molto variabile. Sia l’eclisse del 21 giugno che quella del 16 dicembre iniziarono prima del tramonto. D’altra parte, un ottimo astronomo come Gallo doveva essere più preciso di ciò che i metodi di misura più comuni potevano consentire al popolo.

Accettando l’ipotesi che l’eclisse di cui parla Livio sia quella del 21 giugno, la battaglia di Pidna avvenne il 22 giugno 168 (G) = 4 settembre 586 (R).

a.U.c. 584 = 170 a.C. – anno intercalare (378 giorni)

L’anno è noto da Tito Livio Ab Urbe condita libri 43,11,13 (Hoc anno [sc. 170 a.C.] intercalatum est: tertio die post Terminalia Kalendae Intercalariae fuere.).

a.U.c. 565 = 189 a.C. – anno intercalare (durata ignota)

L’anno è noto da Tito Livio Ab Urbe condita libri 37,59,2 (triumphavit [sc. 189 a.C.] mense Intercalario pridie Kal. Martias), che registra il trionfo di Scipione Asiatico nell’ultimo giorno del mese intercalare.

a.U.c. 564 = 190 a.C. – L’eclisse di sole nel consolato di Scipione Asiatico

Secondo Tito Livio (Ab Urbe condita libri 37,4: Per eos dies, quibus est profectus ad bellum consul, ludis Apollinaribus, a. d. quintum idus Quinctiles caelo sereno interdiu obscurata lux est, cum luna sub orbem solis subisset), a Roma l’11 quintile 564=190 (anno in cui era console Lucio Cornelio Scipione Asiatico) fu visibile a Roma una eclisse di sole. Tra il 193 e il 187 a.C. furono visibili a Roma quattro eclissi di sole (l’ora è riferita al tempo universale più un’ora):

  1. 190: 14 marzo, eclisse totale visibile a Roma come parziale con magnitudine pari a 0.914, primo contatto 6.26 (invisibile perché avvenuto poco meno di dieci minuti prima del sorgere del sole), fase centrale 7.26, ultimo contatto 8.31
  2. 188: 17 luglio, eclisse totale (magnitudine 1,011, visibile per 0,49 minuti), primo contatto 5.24, secondo contatto 6.22, fase centrale 6.23, terzo contatto 6.23, ultimo contatto 7.27
  3. 187: 11 gennaio, eclisse anulare centrale visibile a Roma come parziale (magnitudine 0,099), primo contatto 12.11, fase centrale 12.57, ultimo contatto 13.42
  4. 187: 31 dicembre, eclisse parziale (magnitudine 0,627), primo contatto 11.37, fase centrale 13.18, ultimo contatto 14.52

Possiamo perciò stabilire l’equazione 14 marzo 190 (G) = 11 quintile 564 (R).