L’Era Olimpica o delle Olimpiadi

La datazione degli eventi mediante le Olimpiadi

Una olimpiade è il periodo di quattro anni che intercorre tra la svolgimento di due edizioni successive dei Giochi Olimpici, usualmente indicati essi stessi col nome di Olimpiadi. Come è noto, l’uso della celebrazione dei Giochi Olimpici prese avvio presso i Greci, i quali ne fissarono la periodicità quadriennale, poi mantenuta anche quando i giochi furono ripresi in epoca moderna. Il prestigio delle Olimpiadi nell’antichità era pari o superiore a quello immenso delle Olimpiadi moderne e nel mondo greco i riferimenti ai giochi e ai vincitori abbondavano: la successione, regolare nel tempo, dei giochi si prestava magnificamente ad essere usata anche per la datazione degli eventi registrati negli atti pubblici e nella letteratura.

Sembra che ad Olimpia sin dai tempi più antichi fossero tenuti elenchi dei vincitori. Non è oggi possibile stabilire il valore di quelle liste, tuttavia sappiamo (Plutarco Numa 1,4: Τοὺς μὲν οὖν χρόνους ἐξακριβῶσαι χαλεπόν ἐστι, καὶ μάλιστα τοὺς ἐκ τῶν Ὀλυμπιονικῶν ἀναγομένους, ὧν τὴν ἀναγραφὴν ὀψέ φασιν Ἱππίαν ἐκδοῦναι τὸν Ἠλεῖον, ἀπ᾽ οὐδενὸς ὁρμώμενον ἀναγκαίου πρὸς πίστιν) che Ippia di Elide se ne avvalse per redigere la prima sequenza completa, non senza lasciare qualche dubbio sulla sua attendibilità soprattutto per i secoli più antichi. In effetti tracce sono giunte fino a noi di computi alternativi che anticipavano il primo vincitore a tempi anche molto più antichi (cfr. Pausania Ἑλλάδος περιήγησις 5,4,5&5,7,6-5,8,6). L’elenco di Ippia fu successivamente revisionato da Aristotele, poi dagli Alessandrini e infine, secoli dopo, da Flegone di Tralle; cronografisti quali Giulio Africano ed Eusebio di Cesarea lo completarono nel tempo.

L’uso delle olimpiadi quale riferimento temporale per il computo degli anni e per datare la successione cronologica degli eventi, di cui si trovano suggestioni nei frammenti di Filisto di Siracusa e di Eforo di Cuma, fu instaurato nel corso del III secolo a.C. da Timeo di Tauromenio (riferimenti in Diodoro Siculo Βιβλιοθήκη Ἱστορική 5,1 e Polibio Ἱστορίαι 12,11,1) e sistematizzato poco dopo da Eratostene di Cirene nelle sue Χρονογραφίαι; da allora si vede utilizzato con continuità da tutti gli storici greci. Questa scelta era evidentemente basata sull’implicita convinzione che sin dal principio i Giochi fossero sempre stati celebrati con regolarità e senza interruzione, cosicché essi offrivano allo storico e al cronologo greco il vantaggio essenziale di costituire un riferimento stabile nel tempo nonché uniforme e valido per tutte le città-stato della nazione greca, indipendentemente dai calendari locali. Tuttavia la datazione era giocoforza limitata alla sola indicazione dell’anno, perché un calendario basato sull’anno olimpico non esisteva. Un anno olimpico comprendeva un intero anno solare, da estate ad estate, stagione nella quale si celebravano i giochi. Pur comprendendo in linea di massima un ciclo stagionale completo, tuttavia l’anno olimpico non rispettava i limiti astronomici delle stagioni, poiché i giochi erano celebrati ad estate inoltrata.

Quello delle olimpiadi divenne rapidamente il principale e il più diffuso metodo di computo storico nell’antichità di lingua greca, cosicché è oggi fondamentale in ogni problema di cronologia antica che coinvolga fonti greche oltreché, almeno in parte, latine. Gli anni olimpici erano espressi con l’ordinale dell’Olimpiade preceduto dall’ordinale (da I a IV) dell’anno stesso nell’olimpiade: ad esempio, Dionigi di Alicarnasso pone la fondazione di Roma nell’anno I della VII Olimpiade. Come vedremo, un’abbondante messe di notizie permette di stabilire che secondo l’Era Cristiana la prima Olimpiade si tenne nell’estate del 776 a.C., pertanto la fondazione di Roma secondo Dionigi cadde nel 752/751 a.C. Ma spesso gli eventi erano registrati colla semplice olimpiade senza l’anno, sebbene il periodo di quattro anni sia evidentemente impreciso ai fini della datazione degli eventi storici. Ciò nonostante, al cronologo moderno non sfugge il principale vantaggio di questo metodo: poiché il tempo scelto per lo svolgimento dei giochi, il cuore dell’estate, oltre ad essere indipendente dai calendari utilizzati dalle varie città greche, era legato soltanto al ciclo stagionale, possiamo oggi essere ragionevolmente sicuri che una olimpiade abbia sempre effettivamente racchiuso un intervallo di quattro anni solari. Ciò permette di far direttamente corrispondere gli anni olimpici agli anni giuliani, avendo cura soltanto di tener conto dello sfasamento tra il principio degli anni giuliani e quello degli anni olimpici. A questo fine, si assume spesso che, in prima approssimazione, l’anno olimpico copra il periodo che va dal 1 luglio di un anno giuliano al 30 giugno dell’anno giuliano successivo. Ma è bene avvertire che si tratta di un puro schema concettuale e che questa semplificazione dovrà essere raffinata tutte le volte che le prove lo consentiranno.

Sebbene si ritenga che il convegno di Olimpia sia stato abitualmente chiamato per il mese di agosto, non è noto se i giochi antichi fossero celebrati in specifici giorni dell’anno né se fosse in uso ai fini cronologici un inizio d’anno olimpico fittizio, perciò non sappiamo quando gli anni olimpici iniziavano e finivano, né probabilmente lo sapevano con esattezza gli stessi scrittori antichi. Per loro come per noi l’imputazione inequivoca di un giorno estivo a un anno olimpico piuttosto che al successivo doveva essere quasi sempre difficilissima, e questo ha certamente condotto alla più grande varietà di imprecisioni ed errori. Del resto, le fonti sulle quali ogni storico antico si basava utilizzavano frequentemente il calendario della propria città, solitamente lunare e di durata variabile: doveva essere ben arduo stabilire l’appartenenza di una data ad un certo anno olimpico a meno che l’inizio di tale anno fosse esattamente noto nel calendario utilizzato. In assenza di tale informazione, la soluzione obbligata era l’equiparazione grossolana delle cronologie locali con quella olimpica, attribuendo gli eventi di un certo anno locale all’anno olimpico che lo storico gli faceva corrispondere nel proprio schema. Ad esempio, la cronologia di Diodoro Siculo fa riferimento, anche se in maniera non sempre consistente, all’anno attico in uso ad Atene: essendo quest’ultimo grosso modo coincidente con l’anno olimpico, lo storico trova naturale farli corrispondere, ignorando le differenze non sempre trascurabili. Vice versa la narrazione di Polibio evidenzia come lo storico di Megalopoli tendesse a suddividere il racconto per campagne militari e quindi ad equiparare un anno olimpico al periodo tra la fine dell’inverno e la fine del successivo autunno.

Nel seguito potremo indicare per brevità le olimpiadi e gli anni olimpici in numeri arabi preceduti da a.Ol. e separati dal punto, talché la fondazione di Roma secondo Dionigi verrà espressa come a.Ol. 7.1. L’equazione corrispondente verso gli anni giuliani sarà espressa come a.Ol. 7.1 = 752/751, intendendosi che l’anno olimpico primo della settima olimpiade corrisponde al periodo tra la seconda metà dell’anno 752 a.C. (più esattamente da luglio-agosto) e la prima metà dell’anno 751 a.C. (fino a luglio compreso). Per gli anni “avanti Cristo” i due anni devono essere in ordine decrescente, quando invece sono interessati anni giuliani “dopo Cristo” l’ordine è evidentemente crescente.

Il rapporto tra l’Era Olimpica e l’Era Cristiana

Censorino De die natali 21,5-7:

Sed hoc quodcumque caliginis Varro discussit, et pro cetera sua sagacitate nunc diversarum civitatium conferens tempora, nunc defectus eorumque intervalla retro dinumerans eruit verum lucemque ostendit, per quam numerus certus non annorum modo, sed et dierum perspici possit. Secundum quam rationem nisi fallor hic annus, cuius velut index et titulus quidam est V. C. Pii et Pontiani consulatus, ab Olympiade prima millensimus est et quartus decimus, ex diebus dumtaxat aestivis, quibus agon Olympicus celebratur; a Roma autem condita nongentesimus nonagensimus primus, et quidem ex Parilibus, unde Urbis anni numerantur; eorum vero annorum, quibus Iulianis nomen est, ducentesimus octogensimus tertius, sed ex die kal. Ianuariarum, unde Iulius Caesar anni a se constituti fecit principium.

 Solino Collectanea rerum mirabilium 1,29:

[29] […] Cum Caius Pompeius Gallus et Quintus Verannius Urbis conditae anno octingentesimo primo fuerint consules, consulatu eorum Olympias septima et ducentesima actis publicis annotata est. Quater ergo multiplicatis sex et ducentis olympiadibus erunt anni octingenti uiginti quattuor, quibus septima olympiade adnectendus primus annus est, ut in solidum conligantur anni octingenti uiginti quinque. […]

La relazione tra l’Era Olimpica e l’Era Cristiana, mediata attraverso il computo consolare, poggia su due pietre angolari, una notizia di Censorino e una di Solino.

Il principale e più preciso legame tra il computo giuliano e quello olimpico si trova in Censorino, il quale afferma che nell’estate dell’anno intitolato ai consoli Pio e Ponziano iniziò il 1.014° anno olimpico. Poiché l’equazione di Dionigi il Piccolo fa corrispondere quell’anno consolare al 238 d.C. (in simboli a.Ol. 1.104 = 238/239) e poiché 1014 – 238 = 776 – senza menzionare il fatto che l’anno 0 non esiste nella serie dell’Era Cristiana – se ne desume che la prima Olimpiade si tenne nell’estate dell’anno giuliano prolettico 776 a.C. (e quindi a.Ol. 1.1 = 776/775). Questo risultato, universalmente accettato, dipende soltanto dalla ricostruzione della serie consolare dal 238 d.C. in poi e dall’equazione di Dionigi il Piccolo.

Emerge con ciò un ulteriore fattore in favore del computo olimpico, che cioè esso permetteva di datare la gran parte degli avvenimenti storici dei Greci e, a maggior ragione, di altri popoli, posteriori al 776 a.C. (tra le notevoli eccezioni era la caduta di Troia; allo scopo di datare gli eventi precedenti l’Era Olimpica Eratostene usò la lista dei re spartani). I Giochi Olimpici dell’era antica durarono poi fino al 394 d.C. quando la loro cessazione fu disposta dall’imperatore Teodosio dopo lo svolgimento della 293a e ultima Olimpiade a causa della corruzione e dei tumulti che sempre più spesso circondavano gli eventi sportivi.

Poco dopo il 238, comunque attorno alla metà del III secolo, Solino offre una conferma indipendente dell’equazione di Censorino nella sua compilazione Collectanea rerum mirabilium ove asserisce che, secondo gli atti pubblici, la 207a edizione dei giochi olimpici si tenne nel consolato di Gaio Pompeo Gallo e Quinto Veranio. Tale consolato (anche questo, come quello del 238, appartenente all’era giuliana, perciò coincidente con l’anno solare) si fa corrispondere al 49 d.C. e poiché 206 * 4 + 1 = 825 e 825 – 49 = 776 se ne conclude che anche secondo gli atti ufficiali dello stato romano la prima Olimpiade fu celebrata nel 776 a.C. (in simboli a.Ol. 207.1 = 49/50).

Numerose sono le notizie di valore cronologico presenti in vari autori greci che permettono di confermare l’equazione di Censorino.

Uno dei sincronismi astronomici più noti si trova in Diodoro Siculo (Bibliotheca historica 20,5,5: τῇ δ᾽ ὑστεραίᾳ τηλικαύτην ἔκλειψιν ἡλίου συνέβη γενέσθαι ὥστε ὁλοσχερῶς φανῆναι νύκτα, θεωρουμένων τῶν ἀστέρων πανταχοῦ), il quale menziona una eclisse di sole visibile in Grecia in a.Ol. 117.3 = 310/309 per la quale esiste una sola candidata verificatasi il 15 agosto 310 a.C.

Ma più convincenti sono le notizie che permettono di ragionare in modo inverso.

Dionigi di Alicarnasso Antiquitates Romanae 1,3,4:

ταῦτα δὲ πέντε καὶ τετταράκοντα ἤδη πρὸς τοῖς ἑπτακοσίοις ἔτεσίν ἐστιν εἰς ὑπάτους Κλαύδιον Νέρωνα τὸ δεύτερον ὑπατεύοντα καὶ Πείσωνα Καλπούρνιον, οἳ κατὰ τὴν τρίτην ἐπὶ ταῖς ἐνενήκοντα καὶ ἑκατὸν ὀλυμπιάσιν ἀπεδείχθησαν.

Dionigi di Alicarnasso afferma che i consoli Tiberio Claudio Nerone per la seconda volta e Calpurnio Pisone furono eletti nella 193a Olimpiade. Se la prima Olimpiade avvenne nel 776 a.C., la 193a Olimpiade ebbe luogo nell’estate dell’8 a.C. e pertanto si ha l’equazione a.Ol. 193.1 = 8/7. In effetti, Tiberio Claudio Nerone per la seconda volta e Calpurnio Pisone furono creati consoli per il 7 a.C. e pertanto entrarono in carica nel mezzo di a.Ol. 193.1.

Del resto Dionigi dovette scrivere l’introduzione dei suoi libri storici nella prima metà di quel 7 a.C. poiché in Antiquitates Romanae 1,7,2 aggiunge: ἐγὼ καταπλεύσας εἰς Ἰταλίαν ἅμα τῷ καταλυθῆναι τὸν ἐμφύλιον πόλεμον ὑπὸ τοῦ Σεβαστοῦ Καίσαρος ἑβδόμης καὶ ὀγδοηκοστῆς καὶ ἑκατοστῆς ὀλυμπιάδος μεσούσης, καὶ τὸν ἐξ ἐκείνου χρόνον ἐτῶν δύο καὶ εἴκοσι μέχρι τοῦ παρόντος γενόμενον ἐν Ῥώμῃ διατρίψας… Se Dionigi giunse in Italia al seguito di Augusto, cioè nella prima metà del 29 a.C., passarono effettivamente 22 anni fino alla prima metà del 7 a.C. Il 29 a.C. corrisponde alla seconda metà di a.Ol. 187.3 che è un anno intermedio della 187a olimpiade.

Tra i sincronismi privi di riferimenti esterni ricordiamo Flavio Giuseppe Antiquitates Iudaicae 14,4 (Παραλαβόντος γὰρ τὴν βασιλείαν Ὑρκανοῦ τῷ τρίτῳ ἔτει τῆς ἑβδόμης καὶ ἑβδομηκοστῆς πρὸς ταῖς ἑκατὸν ὀλυμπιάδος, ὑπατεύοντος Ῥωμαίων Κυίντου Ὁρτησίου καὶ Κυίντου Μετέλλου, ὃς δὴ καὶ Κρητικὸς ἐπεκαλεῖτο …), ed effettivamente i consoli del 69 a.C. Quinto Ortensio Ortalo e Quinto Cecilio Metello Cretico entrarono in carica durante a.Ol. 177.3 = 70/69. La medesima scelta è operata dallo storico ebreo in Antiquitates 14,66 (καὶ γὰρ ἁλούσης τῆς πόλεως περὶ τρίτον μῆνα τῇ τῆς νηστείας ἡμέρᾳ κατὰ ἐνάτην καὶ ἑβδομηκοστὴν καὶ ἑκατοστὴν ὀλυμπιάδα ὑπατευόντων Γαΐου Ἀντωνίου καὶ Μάρκου Τυλλίου Κικέρωνος …) perché i consoli del 63 a.C. Marco Tullio Cicerone e Gaio Antonio Ibrida entrarono in carica in a.Ol. 179.1 = 64/63.

Un terzo esempio tratto da Flavio GIuseppe permette di esplicitare i limiti della datazione olimpica. In Antiquitates 14,389 (καὶ ὁ μὲν [scil. Ἡρώδης] οὕτως τὴν βασιλείαν παραλαμβάνει τυχὼν αὐτῆς ἐπὶ τῆς ἑκατοστῆς καὶ ὀγδοηκοστῆς καὶ τετάρτης ὀλυμπιάδος ὑπατεύοντος Γναίου Δομετίου Καλβίνου τὸ δεύτερον καὶ Γαΐου Ἀσινίου Πωλίωνος) egli afferma che Erode fu nominato re dal senato di Roma al tempo dell’olimpiade 184a (44-40 a.C.), quando erano consoli Gneo Domizio Calvino per la seconda volta e Gaio Asinio Pollione (consoli del 40 a.C., entrarono quindi in carica durante a.Ol. 184.4). La scelta della preposizione ἐπὶ in luogo di κατὰ rende probabilmente ragione della differenza di approccio nella datazione, generica rispetto agli altri due esempi dello stesso autore. Una conferma di quanto appena detto viene da Antiquitates 14,487 (Τοῦτο τὸ πάθος συνέβη τῇ Ἱεροσολυμιτῶν πόλει ὑπατεύοντος ἐν Ῥώμῃ Μάρκου Ἀγρίππα καὶ Κανιδίου Γάλλου ἐπὶ τῆς ἑκατοστῆς ὀγδοηκοστῆς καὶ πέμπτης ὀλυμπιάδος …) ove l’evento ascritto alla 185a olimpiade avviene nel 37 a.C. anno consolare di Marco Vipsanio Agrippa e Lucio Caninio Gallo, i quali entrarono in carica durante = a.Ol. 185.3. Infine per conferma in Antiquitates 15,109 (τῆς γὰρ ἐπ᾽ Ἀκτίῳ μάχης προσδοκωμένης, ἣν ἐπὶ τῆς ἑβδόμης καὶ ὀγδοηκοστῆς πρὸς ταῖς ἑκατὸν ὀλυμπιάδος συνέβη γενέσθαι …) la battaglia di Azio (2 settembre 31.aC.) è ascritta alla 187a olimpiade ed avvenne in a.Ol. 187.2.

L’equiparazione dell’anno olimpico agli anni civili

Il confronto tra le informazioni di parte latina e di parte greca fa emergere un elemento di specularità che è opportuno tenere presente, tra le altre considerazioni del caso, nell’interpretazione dei passi di valore cronologico degli storici antichi. Tanto gli uni quanto gli altri equiparano in linea di principio l’anno “estero” all’anno “nazionale” nel quale si verifica l’evento che a quello dà inizio. Pertanto, Censorino equipara il 1.014° anno olimpico all’anno consolare nell’estate del quale termina il 1.013° ed inizia il il 1.014°. Lo stesso principio sembra essere stato impiegato nella redazioni a noi giunte del Chronicon di Eusebio di Cesarea, mediato in latino da san Girolamo. Similmente, noi equipariamo a.Ol. 1.1 all’anno 776 a.C. nell’estate del quale a.Ol. 1.1 ebbe in effetti solo inizio estendendosi fino alla prima metà del successivo 775 a.C. Invece Dionigi equipara a.Ol. 193.1 = 8/7 all’anno consolare del 7 a.C. che in a.Ol. 193.1 ha inizio, laddove per noi a.Ol. 193.1 = 8 a.C. Lo stesso fa Flavio Giuseppe.

La scelta di Dionigi e dello storico ebreo trova giustificazione anche nel fatto che l’anno olimpico, se davvero iniziava mediamente in agosto, aveva una maggior sovrapposizione con il secondo anno della coppia civile giuliana in corrispondenza. Tuttavia tale considerazione poté avere realmente un ruolo soltanto per gli storici che si posero il problema dello sfasamento relativo tra l’anno olimpico e gli anni civili, che Censorino mise esplicitamente in evidenza, e che ebbero a disposizione gli strumenti e le informazioni per risolverlo. Nella pratica, nessun autore sembra averlo fatto se non trattando di tempi a lui recenti. Per i tempi più antichi, per i quali la migliore approssimazione raggiungibile nella grande maggioranza dei casi era l’anno di appartenenza di un certo evento, se non il quadriennio olimpico, tener conto dello sfasamento non aveva grande importanza e prevalse ordinariamente la semplicità di equiparare diversi anni civili senza più precise considerazioni. Probabilmente questa è una tra le ragioni alla base della innovativa rappresentazione delle sinossi cronologiche per tavole introdotta da Eusebio di Cesarea, che fu resa possibile proprio dalla assunzione di una diretta corrispondenza di anni civili diversi, perciò rappresentabili sulla stessa riga, e che solo raramente, per eventi relativamente recenti per il compilatore e reputati particolarmente importanti, mostra di tener conto con l’uso di artifici grafici dello scomodo sfasamento intercorrente tra quegli anni.

Ipotesi sulle date di svolgimento dei Giochi Olimpici

Scholion ad Pindari Ol. 3,33

Περὶ τοῦ χρόνου, καθ’ ὃν ἄγεται τὰ Ὀλύμπια καδ’ ἑκάστην Ὀλυμπιάδα <Κικω μ> ὁ τὰ περὶ Ἠλείων συνκατάξας φησὶν οὕτω. Πρῶτον μὲν οὖν παντὸς περίοδον συνέθηκεν ἐν τῇ ἡμερᾳ ἄρχειν νουμηνίαν μηνὸς ὃς Θωσυθιὰς ἐν Ἤλιδι ὀνομάζεται, περὶ ὃν τροπαὶ ηλίου γίνονται χειμεριναί. Καὶ πρῶτα Ὀλύμπια ἄγεται η’ μηνί. Ἑνὸς δὲ ὄντος διαφερόντων τῇ ὥρᾳ τὰ μὲν ἀρχομένης τῆς οπώρας, τὰ δὲ ὑπ’ ἀυτὸν τὸν Ἀρκτοῦρον. Ὅτι δὲ ἄγεται ὁ ἀγὼν, καὶ ὁ Πίνδαρος μαρτυρεῖ.

Scholion ad Pindari Ol. 3,35

Ὅτι πανσελήνῳ ἄγεται ὁ Ὀλυμπιακὸς ἀγὼν … γίνεται δὲ ὁ ἀγὼν ποτὲ μὲν διὰ τεσσάρακοντα ἐννέα μηνῶν, ποτὲ δὲ διὰ πεντήκοντα, ὃθεν καὶ ποτὲ μὲν τῷ Ἀπολλωνίῳ μηνὶ ποτὲ δὲ τῷ Παρθενίῳ, παρ’ Αἰγυπτίοις Μεσωρὶ ἢ Θὼθ ἐπιτελεῖται.

Non è noto il criterio con il quale era fissato il periodo in cui dovevano essere celebrati i Giochi Olimpici e di conseguenza, almeo in linea di principio, l’inizio degli anni olimpici. Pressoché tutte le informazioni che possediamo in merito derivano da due scolii pindarici, entrambi alla terza Olimpica. Purtroppo il primo di essi è gravemente corrotto e in buona parte inintelligibile senza essere estesamente emendato. Il secondo, invece, contiene informazioni incongruenti, probabilmente perché lo scoliasta, di epoca tarda, non comprendeva il funzionamento dei calendari più antichi cui si riferiva.

Le tante proposte di integrazione dello scolio ad Ol. 3,33, dovendo colmare importanti lacune grammaticali e di senso, finiscono col risultare tutte arbitrarie e nessuna più convincente delle altre. Prescindendo da questi tentativi e concentrandosi sul testo sicuramente leggibile, sembra di capire che i Giochi si tenessero l’ottavo mese a partire dal solstizio d’inverno, che, dice il testo, in Elide era il principio dell’anno e quindi del primo mese. L’ottavo mese dal solstizio d’inverno cade effettivamente al centro dell’estate, secondo la tradizione; inoltre, questo procedimento ha il pregio di essere prevedibile da chiunque esegua osservazioni celesti e perciò di risolvere il problema di come la notizia della nuova Olimpiade venisse diffusa (nel senso che non era necessario diffonderla, poiché tutti potevano calcolarne la data autonomamente). Tuttavia il nome del primo mese, Θωσυθιὰς, non si riscontra in nessun altro calendario greco ed è stato da alcuni rigettato ed emendato; inoltre, che l’inizio dell’anno cadesse attorno al solstizio d’inverno contrasta con una notizia più tarda di Giorgio Sincello, per il quale i Giochi erano celebrati al principio dell’anno (Ἐκλογὴ τῆς χρονογραφίας 368,13: Ὀλυμπιὰς δὲ ἔστι παρ’ Ἕλλησι τετραετηρικὸς χρόνος, οὗ κατὰ τὴν συμπλήρωσιν ἀρχομένου τοῦ ἔτους ὁ Ὀλυμπιακὸς ἀγὼν ἄγεται), nonché con l’altro commento a Pindaro dello stesso scoliaste.

Secondo il testo dello scolio ad Ol.3,35, infatti, i giochi si tenevano alternativamente ogni 49 e ogni 50 mesi, rispettivamente nel mese Apollonio e nel mese Partenio, corrispondenti l’uno al Mesore e l’altro al Thoth deli Egizi. Tuttavia è evidentemente impossibile tracciare una esatta corrispondenza tra i mesi di un calendario lunare, che sembra essere una forma di octaeteris, e quelli di un calendario solare, che dovrebbe essere quello riformato e non quello vago. Inoltre, se questo octaeteris doveva riportare l’inizio di ogni anno il più vicino possibile al solstizio invernale (o a qualunque altro punto fisso), è probabile che intercalasse come tutti gli altri calendari greci (terzo, quinto e ottavo anno, ripetendo il nome del mese precedente all’intercalare), e pertanto il quarantanovesimo e il novantanovesimo (e ultimo) mese avrebbero dovuto avere lo stesso nome.

Per corroborare l’analisi sono state tentate varie inferenze sulla base delle notizie contenute nelle fonti che citano i Giochi in relazione a stagioni e periodi determinati dell’anno (tra le più valide Erodoto Ἱστορίαι 7,206 e 8,26). Tuttavia questi esercizi in nessun caso hanno potuto essere provati. Tutto ciò che può essere detto allo stato attuale delle ipotesi è che la festa culminava certamente con la luna piena, e che si trattava quasi certamente di uno dei pleniluni estivi, di luglio, agosto o sttembre.