Il papiro P.Oxy. 61.4175

Avvertenze
Nel testo si indicherà con:
  • “calendario (egiziano) tradizionale” o, equivalentemente, “calendario vago” il calendario usato in Egitto prima della conquista romana, nel quale ogni anno è invariabilmente composto di 365 giorni (12 mesi di 30 giorni più 5 giorni “epagomeni” o aggiunti) ed è perciò detto “anno vago”, perché in esso il ciclo delle stagioni o solare si sposta (ritarda) rispetto al calendario civile di un giorno ogni quattro anni circa;
  • “calendario alessandrino” il calendario egiziano (voluto da Tolomeo III nel 238 a.C.) nel quale si conseguiva lo stabile allineamento del ciclo stagionale al calendario civile mediante l’inserimento nel calendario tradizionale di un giorno intercalare ogni quattro anni;
  • “calendario (egiziano) riformato” la versione del calendario alessandrino adottata in Egitto dopo la resa di Alessandria e la conquista romana, sempre caratterizzata dall’inserimento di un giorno intercalare ogni quattro anni, ma in diversa relazione con il calendario vago rispetto al calendario alessandrino;
  • “giorno intercalare” il giorno aggiunto ogni quattro anni al termine del calendario egiziano riformato, noto anche come “sesto epagomeno” perché aggiunto dopo i cinque giorni epagomeni dell’anno vago;
  • “calendario romano” l’effettivo calendario (voluto da Giulio Cesare nel 46 a.C. a somiglianza del calendario alessandrino) seguito a Roma a partire dal 1 gennaio 709 = 45 a.C., composto da cicli quadriennali successivi (in ognuno dei quali dopo tre anni ordinari di 365 giorni è inserito un anno bisestile di 366 giorni), nel quale tuttavia tale “regola bisestile (quadriennale)” fu generalmente disattesa nel primo periodo di applicazione per un arco temporale e con modalità tutt’ora non noti;
  • “calendario giuliano (prolettico)” il calendario giuliano tutt’ora in uso, generalmente coincidente nell’era volgare con il calendario romano voluto da Giulio Cesare (a meno del punto di inserimento del giorno bisestile), ma esente da irregolarità nell’applicazione della regola bisestile quadriennale ed esteso anche all’epoca precedente alla sua ufficiale istituzione;
  • “giorno bisestile” il giorno aggiunto, per scopi analoghi al giorno intercalare egiziano, nel calendario romano dopo il 23 febbraio e prima del 24 febbraio di ogni anno bisestile e nel calendario giuliano dopo il 28 febbraio e prima del 1 marzo di ogni anno bisestile;
  • “periodo (giuliano) erroneo” l’arco temporale non noto, ma grossolanamente corrispondente all’intervallo dal 45 a.C. all’8 d.C., durante il quale nel calendario romano il giorno bisestile non fu inserito regolarmente ogni quattro anni, ma fu intercalato da principio ogni tre anni, poi soppresso per recuperare l’errore precedentemente introdotto, infine amministrato secondo la corretta regola bisestile quadriennale;
  • “serie (giuliana) erronea” la reale sequenza degli anni bisestili nel periodo erroneo.
Le date egiziane saranno indicate premettendo il mese al numero arabo del giorno; l’anno, quando presente, sarà indicato in numeri romani nel computo dell’era degli Augusti; nei casi di ambiguità le date secondo il calendario vago saranno seguite da (V), quelle nel calendario riformato da (R). Le date romane saranno indicate premettendo il numero del giorno al mese (sarà usato il nome originale: quintile, sestile, germanico); quando presente, l’anno sarà indicato in cifre arabe nel computo a.U.c. varroniano, omettendo abitualmente l’acronimo a.U.c. Le date giuliane, indicate con giorno e mese come quelle romane, porteranno l’anno dell’era cristiana in numeri arabi positivi (la sigla a.C. o d.C. potrà essere omessa quando superflua); nei casi ambigui, le date romane saranno seguite da (R), quelle giuliane da (G). Esempi: Thoth 1 = 29 sestile; 1 gennaio 709 = 31 dicembre 46; Mesore 8 = 1 agosto (R) = 1 agosto (G).

Il papiro P.Oxy. 61.4175

Il pOxy 61.4175, pubblicato nel 1999 da Alexander Jones, è un frammento di rotolo di papiro originariamente contenente un almanacco-effemeride. Le effemeridi (collezioni di valori in un intervallo di tempo, organizzati in tabelle, relativi a grandezze astronomiche calcolabili, cioè per le quali l’evoluzione nel tempo è prevedibile) di pOxy 61.4175 recano la posizione (longitudine) giornaliera della Luna in un intervallo di tempo specificato con le date del calendario civile egiziano e, assieme, con le equivalenti date del calendario romano. Esse sono precedute nella parte superiore del frammento dai resti di un almanacco, che fornisce la posizione (longitudine) dei cinque pianeti Saturno, Giove, Marte, Venere, Mercurio (l’ordine dei quali è classico negli almanacchi antichi) in date significative rispetto ai segni zodiacali. Utilizzando le moderne conoscenze astronomiche e le attuali capacità di calcolo, è possibile stabilire con sostanziale certezza le date giuliane (prolettiche) corrispondenti alle effemeridi rilevate nelle fonti antiche e confrontare quindi queste date con quelle (egiziane e romane) riportate nelle medesime fonti. Le rilevazioni astronomiche presenti nella porzione conservata in pOxy 61.4175 delle tavole originariamente redatte sono caratterizzate da un elevato grado di ridondanza e di coerenza interna ed è pertanto possibile stabilire con certezza che esse si riferiscono ai mesi da luglio a settembre del 24 a.C. cioè a un ristretto arco temporale centrato tra la fine del VI e l’inizio del VII anno del regno di Augusto in Egitto. Perciò, si tratta delle più antiche effemeridi attualmente conosciute, e di gran lunga poiché quelle immediatamente successive, contenenti però soltanto date egiziane, risalgono al 111 d.C., mentre per avere contestualmente indicate per la prima volta date egiziane e romane bisogna arrivare al pHarr 60 del 140 d.C. Per la scienza cronologica la peculiare importanza di pOxy 61.4175 va ben oltre la sua antichità, poiché esso si colloca nel bel mezzo del periodo giuliano erroneo e ne sopravvivono proprio quei mesi dell’anno che toccano numerose questioni dibattute nell’ambito del calendario romano, rispetto alle quali esso porta informazioni spesso decisive. In particolare dall’analisi di pOxy 61.4175 si ricavano almeno i dati di seguito discussi.
  1. La “formattazione grafica” del papiro (differente larghezza delle colonne, uso dei colori) suggerisce la presenza di una voluta cesura nei dati calendariali che, dato il periodo dell’anno indicato dai dati astronomici, intenda marcare il passaggio dall’anno VI all’anno VII di Augusto. In effetti, le prime lettere che si leggono subito dopo la cesura, Ζ Θ, coincidono rispettivamente con il numerale del nuovo anno (Ζ = 7) e l’iniziale del primo mese (Θ = ΘΩΘ)
Ciò conferma la numerazione degli anni di Augusto quasi dal principio; afferma inoltre che il capodanno del VII anno di Augusto cadde il Thoth 1 e non Mesore 8. Che l’inizio dell’anno sia stato posto al Mesore 8 nei primi quattro o cinque anni di Augusto è stato supposto dallo Skeat sulla base di dati letterari e papirologici (in SB 16.12469 si legge che il periodo dal principio di Athyr al giorno Mesore 30 faceva integralmente parte del quinto anno di Augusto, pertanto già l’anno VI iniziò verosimilmente con Thoth 1).
  1. Le date di luglio, agosto e settembre espresse nel calendario romano coincidono con le date giuliane (prolettiche).
Questa è l’informazione più sorprendente, poiché implica che nessuna delle ricostruzioni della serie erronea proposte in letteratura fino alla pubblicazione di pOxy 61.4175 è corretta; indica inoltre che la vera ricostruzione deve rispettare condizioni di cui non si trova apparentemente traccia o giustificazione nelle altre fonti riguardanti il periodo erroneo.
  1. Gli equivalenti giuliani (prolettici) delle date egiziane coincidono con quelli del calendario non riformato (vago).
Poiché in base alle fonti letterarie (e.g. Teone) possiamo escludere con certezza l’ipotesi che il calendario riformato non fosse ancora partito nel VI anno di Augusto, rimangono due alternative: o l’estensore usò il calendario vago, oppure si era allora nel primo quadriennio del calendario riformato, quando ancora doveva essere inserito per la prima volta il sesto epagomeno. Jones osserva che, poiché il calendario riformato risulta costantemente usato dalle altre più tarde effemeridi (e più in generale dagli astronomi), esso deve essere stato usato anche qui.
  1. In particolare, tra le corrispondenze in date egiziane e romane si legge la classica condizione di allineamento Mesore 8 = 1 sestile.
Per il risultato di cui al punto 2. la condizione si estende al calendario giuliano come segue: Mesore 8 = 1 sestile = 1 agosto 24 a.C. La medesima condizione (Mesore 8 = 1 agosto (R) = 1 agosto (G)) è costantemente valida a valle del periodo erroneo. Ne consegue che, tra l’agosto del 24 a.C. e la prima occorrenza di sicuro allineamento tra i calendari egiziano riformato e romano verso il calendario giuliano, il numero di giorni intercalari egiziani fu uguale al numero dei giorni bisestili romani, ed entrambi furono uguali al numero dei bisestili giuliani.
  1. Tra le corrispondenze si legge inoltre la Thoth 4 = 1 settembre.
Pertanto: a) sestile (agosto) aveva 31 giorni nel 24 a.C., smentendo la tarda tradizione che vuole abbia avuto 30 giorni fino alle modifiche apportate da Augusto al calendario di Giulio Cesare nell’8 a.C.; b) il VI anno di Augusto non fu intercalare, poiché in quell’anno i giorni epagomeni furono 5. Entrambi i punti sono conseguenza del fatto che l’intervallo tra Mesore 8 = 1 agosto e Thoth 4 = 1 settembre può essere di 32 (con 5 epagomeni) o 33 (con 6 epagomeni) giorni (estremi inclusi), mentre l’intervallo tra 1 agosto e 1 settembre (estremi inclusi) può essere soltanto di 32 giorni (se agosto fu di 31 giorni) oppure 31 (se agosto ebbe 30 giorni). Se l’estensore delle effemeridi usò il calendario riformato (Jones, vedi supra punto 3.), nessuno degli anni precedenti il VI anno di Augusto (25-24 a.C.) fu intercalare. Poiché nemmeno il VI anno di Augusto lo fu, nell’ipotesi di Jones il primo anno del calendario egiziano riformato non può essere antecedente al IV anno di Augusto (27-26 a.C.). Ciò è in contrasto con la ricostruzione che porta l’origine del calendario riformato al 30 a.C. (Snyder).
  1. Il mese romano che precede settembre (annotato con CΕΠΤ) è abbreviato con CΕΞ, cioè Sextilis e non Augustus.
Ciò conferma che nel 24 a.C. il nome del mese era ancora sestile, smentendo la tradizione letteraria minoritaria che vuole sia stato rinominato in Augustus già nel 27 a.C.
  1. Le longitudini della luna sono sempre in accordo eccellente con quelle calcolate con metodi moderni per le ore serali (idealmente le ore sei pomeridiane) delle date giuliane corrispondenti alle date che si leggono nel papiro.
Il giorno egiziano iniziava all’alba (idealmente le sei del mattino), mentre il corrispondente giorno romano era quello iniziato la mezzanotte precedente. In entrambi i casi l’osservazione della luna ai fini delle effemeridi avveniva nella seconda parte del giorno.
Riguardo la distribuzione dei giorni intercalari del calendario riformato nel periodo erroneo, si ricorda che sussistono verosimilmente le due sole ipotesi presentate in letteratura:
  1. (Snyder, Skeat) il calendario egiziano riformato seguì nel periodo erroneo l’intercalazione romana (prima triennale, poi assente); oppure
  2. (Hagedorn, Jones) il calendario egiziano riformato si conformò sin dal principio alla corretta regola quadriennale sebbene in contrasto con l’uso romano del tempo.
Assumendo valida l’ipotesi di Snyder, il calendario utilizzato da pOxy 61.4175 può essere soltanto quello vago (cfr. supra punto 3.). Jones, nel ricordare che tutte le successive effemeridi a noi giunte (posteriori, come si è detto, al 111 d.C.) usano il calendario riformato, tiene per fermo che anche qui debba essere stato utilizzato quello che era il calendario civile ufficialmente in vigore.
Indice delle fonti utilizzate
  1. W. F. Snyder “When was the Alexandrian Calendar Established?”, American Journal of Philology 64 (1943) 385-398
  2. R. A. Parker “The Calendars of Ancient Egypt”, Studies in Ancient Oriental Civilization no. 26, Chicago (1950)
  3. T. C. Skeat “The Reign of Augustus in Egypt. Conversion Tables for the Egyptian and Julian Calendars, 30 B.C. – 14 A.D.”, Münchener Beiträge zur Papyrusforschung und antiken Rechtsgeschichte 84, München (1993)
  4. Dieter Hagedorn “Zum ägyptischen Kalender unter Augustus”, Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 100 (1994) 211–222
  5. Dieter Hagedorn& Klaas A. Worp “Das Wandeljahr im romischen Agypten”, Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 104 (1994) 243-255
  6. Alexander Jones “Astronomical papyri from Oxyrhynchus”, 2 voll. in 1, Memoirs of the American Philosophical Society 233, Philadelphia (1999)
  7. Alexander Jones “Calendrica II: Date equations from the reign of Augustus”, Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 129 (2000) 159–166
  8. T. C. Skeat “A forgotten factor in the debate on the calendar in Augustan Egypt”, Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 132 (2000) 240