L’Era Egiziana di Augusto

Indice delle fonti utilizzate
  1. Censorino De die natali 18,10 e 21,6-11
  2. Cassio Dione Historia Romana 51,19,6
  3. Teone di Alessandria Ὑπομνήματα εἰς τοὺς Πτολεμαίου Προχείρους Κανόνας (Grande Commentario alle tavole manabili di Tolomeo) I,8
    • Passo analogo in Teone di Alessandria Μονοβίβλος (Piccolo Commentario alle tavole manabili di Tolomeo) I
  4. Hermann Usener Fasti Theonis Alexandrini A. CXXXVIII – CCCLXXII in “Monumenta Germaniae Historica – Chronica Minora” vol. III, Theodor Mommsen, Berlino (1898)
  5. W. F. Snyder “ΗΜΕΡΑΙ ΣΕΒΑΣΤΑΙ”, Aegyptus vol. XVIII (1938) 197-233
  6. W. F. Snyder “When was the Alexandrian Calendar Established?”, American Journal of Philology 64 (1943) 385-398
  7. R. A. Parker “The Calendars of Ancient Egypt”, Studies in Ancient Oriental Civilization no. 26, Chicago (1950)
  8. W. F. Snyder “Progress Report on the ἡμέραι Σεβασταί“, Aegyptus vol. XLIV (1964) 145-169
  9. T. C. Skeat “The Augustan Era in Egypt. A Note on P.Oxy. XII.1453” Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 53 (1983)
  10. T. C. Skeat “The Reign of Augustus in Egypt. Conversion Tables for the Egyptian and Julian Calendars, 30 B.C. – 14 A.D.”, Münchener Beiträge zur Papyrusforschung und antiken Rechtsgeschichte 84, München (1993)
  11. Dieter Hagedorn “Zum ägyptischen Kalender unter Augustus”, Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 100 (1994) 211–222
  12. Dieter Hagedorn & Klaas A. Worp “Das Wandeljahr im romischen Ägypten”, Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 104 (1994) 243-255
  13. Alexander Jones “Astronomical papyri from Oxyrhynchus”, 2 voll. in 1, Memoirs of the American Philosophical Society 233, Philadelphia (1999)
  14. Alexander Jones “Calendrica II: Date equations from the reign of Augustus”, Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 129 (2000) 159–166
  15. T. C. Skeat “A forgotten factor in the debate on the calendar in Augustan Egypt”, Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 132 (2000) 240
Avvertenze

Nel testo si indicherà con:

  • “calendario (egiziano) tradizionale” o, equivalentemente, “calendario vago” il calendario usato in Egitto prima della conquista romana, nel quale ogni anno è invariabilmente composto di 365 giorni (12 mesi di 30 giorni più 5 giorni “epagomeni” o aggiunti) ed è perciò detto “anno vago”, perché in esso il ciclo delle stagioni o solare si sposta (ritarda) rispetto al calendario civile di un giorno ogni quattro anni circa;
  • “calendario alessandrino” il calendario egiziano (voluto da Tolomeo III nel 238 a.C.) nel quale si conseguiva lo stabile allineamento del ciclo stagionale al calendario civile mediante l’inserimento nel calendario tradizionale di un giorno intercalare ogni quattro anni;
  • “calendario (egiziano) riformato” la versione del calendario alessandrino adottata in Egitto dopo la resa di Alessandria e la conquista romana, sempre caratterizzata dall’inserimento di un giorno intercalare ogni quattro anni, ma in diversa relazione con il calendario vago rispetto al calendario alessandrino;
  • “giorno intercalare” il giorno aggiunto ogni quattro anni al termine del calendario egiziano riformato, noto anche come “sesto epagomeno” perché aggiunto dopo i cinque giorni epagomeni dell’anno vago;
  • “calendario romano” l’effettivo calendario (voluto da Giulio Cesare nel 46 a.C. a somiglianza del calendario alessandrino) seguito a Roma a partire dal 1 gennaio 709 = 45 a.C., composto da cicli quadriennali successivi (in ognuno dei quali dopo tre anni ordinari di 365 giorni è inserito un anno bisestile di 366 giorni), nel quale tuttavia tale “regola bisestile (quadriennale)” fu generalmente disattesa nel primo periodo di applicazione per un arco temporale e con modalità tutt’ora non noti;
  • “calendario giuliano (prolettico)” il calendario giuliano tutt’ora in uso, generalmente coincidente nell’era volgare con il calendario romano voluto da Giulio Cesare (a meno del punto di inserimento del giorno bisestile), ma esente da irregolarità nell’applicazione della regola bisestile quadriennale ed esteso anche all’epoca precedente alla sua ufficiale istituzione;
  • “giorno bisestile” il giorno aggiunto, per scopi analoghi al giorno intercalare egiziano, nel calendario romano dopo il 23 febbraio e prima del 24 febbraio di ogni anno bisestile e nel calendario giuliano dopo il 28 febbraio e prima del 1 marzo di ogni anno bisestile;
  • “periodo (giuliano) erroneo” l’arco temporale non noto, ma grossolanamente corrispondente all’intervallo dal 45 a.C. all’8 d.C., durante il quale nel calendario romano il giorno bisestile non fu inserito regolarmente ogni quattro anni, ma fu intercalato da principio ogni tre anni, poi soppresso per recuperare l’errore precedentemente introdotto, infine amministrato secondo la corretta regola bisestile quadriennale;
  • “serie (giuliana) erronea” la reale sequenza degli anni bisestili nel periodo erroneo.

Le date egiziane saranno indicate premettendo il mese al numero arabo del giorno; l’anno, quando presente, sarà indicato in numeri romani nel computo dell’era degli Augusti; nei casi di ambiguità le date secondo il calendario vago saranno seguite da (V), quelle nel calendario riformato da (R). Le date romane saranno indicate premettendo il numero del giorno al mese (sarà usato il nome originale: quintile, sestile, germanico); quando presente, l’anno sarà indicato in cifre arabe nel computo a.U.c. varroniano, omettendo abitualmente l’acronimo a.U.c. Le date giuliane, indicate con giorno e mese come quelle romane, porteranno l’anno dell’era cristiana in numeri arabi positivi (la sigla a.C. o d.C. potrà essere omessa quando superflua); nei casi ambigui, le date romane saranno seguite da (R), quelle giuliane da (G). Esempi: Thoth 1 = 29 sestile; 1 gennaio 709 = 31 dicembre 46; Mesore 8 = 1 agosto (R) = 1 agosto (G).

Indice degli argomenti trattati
  1. Breve introduzione ai calendari civili egiziani del I secolo a.C.
  2. Le fonti papirologiche e il calendario riformato
  3. Censorino e il calendario vago
  4. Il papiro P.Oxy. 4175
  5. Teone Alessandrino tra calendario vago e calendario riformato

Breve introduzione ai calendari civili egiziani del I secolo a.C.

Al monento della conquista romana, il tradizionale calendario civile egiziano era composto di 12 mesi di 30 giorni (nell’ordine: Thoth, Phaophi, Hathyr, Choiak, Tybi, Mecheir, Phamenoth, Pharmouti, Pachon, Pauni, Epeiph, Mesore), seguiti da un periodo di 5 giorni detti giorni epagomeni (dal greco: giorni supplementari), per un totale di 365 giorni. Il fatto che l’anno solare durasse poco più di 365 giorni era noto ma non se ne teneva conto: benchè la differenza fosse correttamente quantificata in poco meno di un quarto di giorno, si preferiva accettare lo slittamento che ne conseguiva. Per questo motivo era noto come calendario vago (vagus = vagante, da intendersi delle date civili rispetto al ciclo delle stagioni).

Gli astronomi alessandrini, famosi per essere i più avanzati del mondo antico, avevano elaborato almeno dal III secolo a.C. il semplice correttivo di aggiungere un sesto giorno epagomeno ogni quattro anni, ma, nonostante il tentativo di Tolomeo III (decreto di Canopo, 238 a.C.), questo calendario, detto alessandrino, non entrò nell’uso corrente. Paradossalmente, il primo calendario a usare nella pratica il metodo alessandrino fu quello romano, con la riforma giuliana pensata dall’alessandrino Sosìgene. In Egitto il principio di funzionamento del calendario alessandrino fu adottato solo al tempo di Augusto. A seguito della vittoria nella guerra civile con Marco Antonio, Augusto pose fine al regno dei Tolomei e rese l’Egitto una provincia d’un nuovo tipo: non provincia senatoria ma possedimento semipersonale di Augusto nella sua qualità di imperatore (trasmesso ai suoi discendenti nella carica, l’Egitto diverrà provincia imperiale). Tra i provvedimenti che legavano l’Egitto a sé e al mondo romano, Augusto vi istituì (come aveva fatto in Spagna nel 38 a.C. e in oriente dopo Azio) una nuova era per il conteggio degli anni, che fece seguire da una riforma del calendario tradizionale al fine di mantenerlo allineato a quello romano. Il calendario riformato era basato sul calendario alessandrino, del quale riprendeva l’introduzione del giorno intercalare come sesto epagomeno.

La nuova Era Egiziana partiva ufficialmente dal giorno della resa di Alessandria, il 1 agosto del 30 a.C. che nel calendario vago cadde in un giorno “qualsiasi”, il giorno Mesore 8. Volendo mantenere la corrispondenza Mesore 8 = 1 agosto, il calendario riformato iniziava il 29 agosto negli anni giuliani ordinari, il 30 agosto negli anni che precedevano i bisestili. Il sesto epagomeno cadeva dunque il 29 agosto degli anni giuliani precedenti gli anni bisestili. Il calendario riformato divenne il calendario civile dell’Egitto romano. Peraltro, il calendario vago non fu abbandonato e rimase in uso per buona parte del periodo antico: di molti anni vaghi è noto dalle fonti (tra quelle letterarie, Teone e Censorino, cui si aggiungono significativi apporti papirologici, tra i quali le doppie datazioni citate in Jones e Parker, vedi indice delle opere consultate) l’inizio, in costante anticipo, nel calendario giuliano.

Ancora oggi sopravvive il calendario riformato nella versione adottata dai cristiani Copti e in Etiopia. Come quello riformato da Augusto, il calendario copto inizia il 29 agosto giuliano negli anni ordinari, il 30 agosto negli anni intercalari; e il giorno intercalare è aggiunto il 29 agosto dell’anno giuliano che precede l’anno bisestile. A differenza dell’Era Egiziana, però, il calendario copto conta gli anni a partire dal 29 agosto 284 d.C., primo anno dell’impero di Diocleziano. Poiché egli fu un sanguinario persecutore dei cristiani, questo computo è anche noto come Era dei Martiri (A.M. = Anni Martyrum). Come gli antichi Egizi, ancor oggi i Copti e gli Etiopi fanno iniziare il giorno non alla mezzanotte ma all’alba.

Per la moderna cronologia, tutto quanto è stato detto è al momento provato rigorosamente solo per gli anni dell’era volgare. Il calendario giuliano, infatti, partì già nel 45 a.C. ma fu soggetto a errori nell’applicazione della regola bisestile che furono sanati definitivamente solo dopo circa cinquant’anni. Questo fatto è storicamente riferito da numerose fonti letterarie concordi, ma insufficienti a determinare con certezza la reale sequenza degli anni bisestili in quel periodo, noto come periodo erroneo. Poiché l’avvio del calendario egiziano riformato avvenne nel pieno del periodo erroneo, esso è strettamente interdipendente col problema della determinazione della reale sequenza bisestile, nota anche come serie giuliana erronea, per la soluzione del quale può rivelarsi uno strumento prezioso.

Le fonti papirologiche e il calendario riformato

La nostra esposizione prende avvio dalle fonti disponibili sul calendario egiziano successive al periodo giuliano erroneo. Inizialmente, infatti, si considererà solo la relazione tra i calendari egizi e il calendario giuliano ideale. Questa scelta non rispecchia necessariamente la sequenza di evoluzione del pensiero storico e cronografico, ma consente di introdurre i fatti fondamentali che concernono i calendari egiziani.

Le fonti più abbondanti, ancorché frammentarie, sono di certo quelle papirologiche. Nel 2000 A. Jones (vedi l’indice delle fonti) menzionava l’esistenza di dieci effemeridi su papiro nel periodo tra il 111 d.C. e il 489 d.C. che riportano posizioni della luna associate con date del calendario riformato identificabili con certezza; sette di esse riportano anche le equivalenti date del calendario romano: P.Harr. 60 (datato 140 d.C.); P.Oxy. 4181 (161 d.C.); P.Oxy. 4178 (261 d.C.); P.Oxy. 4179 (348 d.C.); P.Mich. inv. 1454 (467 d.C.); P.Vind.G. 29370b (471 d.C.); P.Vind.G. 29370 (489 d.C.). Ad esse va aggiunto P.Oxy. 4175, che, per la sua antichità – essendo datato al 24 a.C. precede di oltre un secolo e mezzo la successiva effemeride in date egiziane e romane del 140 d.C. – e per la peculiarità delle informazioni che porta con sé, tratteremo a parte.

Nel periodo 111-489 d.C. tutte le date egiziane e (ove presenti) romane sono riferite costantemente al calendario egiziano riformato e sono in perfetto accordo tra loro e con il calendario giuliano ideale. Dal loro esame si può concludere, con assoluta certezza, che sono costantemente rispettate le seguenti condizioni tra calendario riformato e calendario giuliano:

  1. Thoth 1 = 29 agosto quando cade negli anni giuliani bisestili e ordinari, tranne nell’anno che precede il bisestile;
  2. Thoth 1 = 30 agosto quando cade nell’anno giuliano ordinario che precede il bisestile;
  3. Epagomeno 6 = 29 agosto negli anni egiziani intercalari, che sono quelli che precedono il bisestile giuliano.

Perciò la relazione tra il calendario giuliano e il calendario riformato appare come nella tabella che segue:

Il calendario egiziano dopo la riforma di Augusto
Mese Durata Corrispondenti date nel calendario romano
Anno romano ordinario Anno romano bisestile
Data di inizio Data di termine Data di inizio Data di termine
Thoth 30 29 agosto 27 settembre 30 agosto 28 settembre
Phaophi 30 28 settembre 27 ottobre 29 settembre 28 ottobre
Hathyr 30 28 ottobre 26 novembre 29 ottobre 27 novembre
Choiak 30 27 novembre 26 dicembre 28 novembre 27 dicembre
Tybi 30 27 dicembre 25 gennaio 28 dicembre 26 gennaio
Mecheir 30 26 gennaio 24 febbraio 27 gennaio 24 febbraio
Phamenoth 30 25 febbraio 26 marzo 25 febbraio 26 marzo
Pharmouthi 30 27 marzo 25 aprile 27 marzo 25 aprile
Pachon 30 26 aprile 25 maggio 26 aprile 25 maggio
Pauni 30 26 maggio 24 giugno 26 maggio 24 giugno
Epeiph 30 25 giugno 24 luglio 25 giugno 24 luglio
Mesore 30 25 luglio 23 agosto 25 luglio 23 agosto
Epagomeni 5/6 24 agosto 28/29 agosto 24 agosto 28 agosto

In merito alla corrispondenza tra i calendari egiziano riformato e giuliano, delineata nella tabella, occorre aggiungere alcune considerazioni. Innanzi tutto bisogna osservare che l’allineamento prescelto tra i due calendari semplifica la corrispondenza minimizzando le differenze tra anni giuliani ordinari e bisestili. Infatti, poiché il dies bis sextus era posto tra il 23 e il 24 febbraio (e non il 29 febbraio come nell’uso moderno), tanto negli anni giuliani ordinari (di 365 giorni) che negli anni intercalari (di 366 giorni) l’ultimo giorno del mese Mecheir cadeva il 24 febbraio. In altre parole, negli anni intercalari accadeva semplicemente che i mesi da Thoth a Mecheir, tutti interi (tranne l’ultimo giorno di Mecheir), erano traslati avanti di un giorno in date romane, mentre i giorni dei mesi da Phamenoth a Mesore (nonché l’ultimo giorno di Mecheir) avevano corrispondenti fissi nel calendario giuliano sia negli anni ordinari che intercalari.

Anche nel calendario riformato, come in quello tradizionale, il capodanno era posto al Thoth 1. Sembra però che i Romani da principio abbiano tentato, a scopo autocelebrativo, di rendere capodanno il giorno della conquista. Infatti, secondo Cassio Dione op.cit. ([6] … τήν τε ἡμέραν ἐν ᾗ ἡ Ἀλεξάνδρεια ἑάλω, ἀγαθήν τε εἶναι καὶ ἐς τὰ ἔπειτα ἔτη ἀρχὴν τῆς ἀπαριθμήσεως αὐτῶν νομίζεσθαι …), tra le decisioni che seguirono la conquista dell’Egitto, il senato romano decretò che il giorno della presa di Alessandria fosse reso ricorrenza festiva e che divenisse l’inizio del conteggio degli anni futuri in Egitto.

La conferma diretta dell’esistenza della festa citata da Cassio Dione l’abbiamo dai fasti epigrafici, dove il primo giorno di agosto è segnato K(ALENDAE) AVG(VSTAE) · NP. Molti di questi fasti, che sono per lo più strettamente coevi essendo stati redatti tra l’età di Augusto e quella di Tiberio, ne spiegano anche la motivazione. Nei Fasti Antiates ministrorum tale motivazione è semplicemente Augustus Alexandream recepit. Nei Fasti Amiternini, Fratrum Arvalium e Praenestini si legge o si ricostruisce Feriae ex s(enatus) c(onsulto) q(uod) e(o) d(ie) Imp. Caesar Augustus rem publicam tristissimo periculo liberavit (nei tre casi la variante è solo sul nome). In particolare nei Fasti Praenestini, il calendario marmoreo ritrovato a Preneste e la cui realizzazione fu curata (Suetonio De grammaticis 17) da Marco Verrio Flacco, il grammatico scelto da Augusto quale precettore dei propri nipoti, si può ricostruire ed attribuire all’intestazione del mese di agosto la frase hoc mense Aegyptus in potestatem p(opuli) R(omani) redacta est. I Fasti Praenestini sono stati datati al 6 d.C. e furono comunque eretti quando Augusto era ancora in vita, poiché le annotazioni relative a Tiberio risultano aggiunte da un altro incisore.

Nel calendario egiziano riformato il 1 agosto del calendario romano corrisponde al Mesore 8, che deve pertanto essere assunto quale data egiziana della festa. Tuttavia, la presa di Alessandria avvenne ovviamente prima della riforma del calendario: ne consegue che la corrispondenza 1 agosto (R) = Mesore 8 assai verosimilmente si verificò anche nel 30 a.C.

Un riferimento al Mesore 8 quale festività si ha nei cosiddetti ἡμέραι Σεβασταί, come sono registrati nelle fonti i giorni in cui si celebravano feste collegate alla casa imperiale. In particolare si ha notizia di un ἡμέρα Σεβαστή in data Mesore 8 = 1 agosto negli anni 42, 45 (due occorrenze), 46, 77, 79 e 95 d.C. Mentre i primi quattro esempi possono essere spiegati in modo indipendente con il genetliaco dell’imperatore Claudio, le ultime tre occorrenze sembrano troppo lontane dalla morte di Claudio (54 d.C.), sebbene divinizzato, per essere spiegate in questo modo, mentre possono essere collegate alla celebrazione della conquista dell’Egitto (Snyder opp.citt.).

Riguardo il tentativo di spostare il capodanno, il senso letterale della notizia di Cassio Dione non sembra facilmente giustificabile, poiché tentare di rendere inizio d’anno un giorno intermedio del mese, sia pure a meno di un mese dal capodanno tradizionale, sembra impresa destinata al fallimento anche per una amministrazione solida e motivata come era quella romana. Tuttavia, è merito dello Skeat (opp.citt.) aver trovato nelle fonti papirologiche indizi concordanti del tentativo di spostare l’inizio dell’anno da Thoth 1 a Mesore 8, nonché del suo rapido abbandono. In p.Oxy. 12.1453 (un contratto di fornitura d’olio per le lampade del tempio) alle righe 19-21 lo Skeat ha proposto la lettura ἀπὸ Θωὺθ α̣ ἕως Μεσορὴ ζ̣ τοῦ ἐνεστῶτος α Καίσαρος, dove la data Μεσορὴ ζ̣ non era stata precedentemente riconosciuta (la ζ è insicura ed era stata letta ε) e suggerisce che il primo anno di Augusto andò da Thoth 1 a Mesore 7. In p.Ryl. 4.601, la registrazione per coincidenza in data δ Καίσαρος Μεσορὴ ζ del contratto di affitto di un terreno a canone annuale per tre anni a partire dal quinto anno di Augusto (ἀπὸ τοῦ πέμπτου ἔτους Καίσαρος) è compatibile con l’ipotesi che il quarto anno di Augusto terminò il Mesore 7. Già nel quinto anno di Augusto il capodanno di certo non cadde il Mesore 8, poiché in SB 16.12469 si legge dell’affitto di una vacca di pelo rosso chiamata Thauris ἀπὸ Ἁθὺρ τοῦ πέμπτο̣υ̣ ἔτους Καίσαρος ἕως Μεσορὴι̣ τ̣ριακάδος, dal mese Hathyr del quinto anno di Augusto al Mesore 30, e più sotto l’affittuario, un persiano con problemi di pronuncia del greco, nella dichiarazione di suo pugno esplicita che in data Mesore 30 l’anno era sempre il quinto (ἀπὸ Ἁθὺρ τοῦ πέμτου ἔτους Καίσαλος ὥς Μεσορὴι̣ δριαγάτος τοῦ αὐτοῦ πέμτου ἔτο[υς]).

Il calendario riformato ebbe certamente come obiettivo generale quello di facilitare l’amministrazione romana. E se Il 1 agosto fu assunto come simbolo e inizio della dominazione romana in Egitto e divenne festivo, un obiettivo particolare del calendario riformato dovette essere quello di permettere la celebrazione di questa festività nello stesso giorno a Roma e ad Alessandria. La scelta dell’intercalazione nell’anno precedente l’anno giuliano bisestile è quella che permette l’equazione 1 agosto = Mesore 8 sia negli anni giuliani ordinari che bisestili. In questo senso la scelta sembra perciò non casuale.

Censorino e il calendario vago

Censorino op.cit.:

[18,10] Ad Aegyptiorum vero annum magnum luna non pertinet, quem Graece κυνικόν, Latine canicularem vocamus, propterea quod initium illius sumitur, cum primo die eius mensis, quem vocant Aegyptii Θωυθοί, caniculae sidus exoritur. Nam eorum annus civilis solidus habet dies CCCLXV sine ullo intercalari; itaque quadriennium aput eos uno circiter die minus est, quam naturale quadriennium; eoque fit ut anno MCCCCLXI ad idem revolvatur principium. Hic annus etiam heliacos a quibusdam dicitur, et ab aliis θεοῦ ἐνιαυτός.

[…]

[21,6] Secundum quam rationem nisi fallor hic annus, cuius velut index et titulus quidam est V. C. Pii et Pontiani consulatus, ab olympiade prima millensimus est et quartus decimus, ex diebus dumtaxat aestivis, quibus agon Olympicus celebratur; a Roma autem condita nongentesimus nonagensimus primus, et quidem ex Parilibus, unde urbis anni numerantur; [7] eorum vero annorum, quibus Iulianis nomen est, ducentesimus octogensimus tertius, sed ex die kal. Ianuariarum, unde Iulius Caesar anni a se constituti fecit principium; [8] at eorum, qui vocantur anni Augustorum, ducentesimus sexagensimus quintus, perinde ex kal. Ianuariis, quamvis ex ante diem XVI kal. Febr. imperator Caesar, Divi filius, sententia L. Munati Planci a senatu ceterisque civibus Augustus appellatus est se VII et M. Vipsanio Agrippa III cons. [9] Sed Aegyptii, quod biennio ante in potestatem dicionemque populi Romani venerunt, hunc Augustorum annum ducentesimum sexagensimum septimum (numerant). Nam ut a nostris ita ab Aegyptiis quidam anni in litteras relati sunt, ut quos Nabonnazaru nominant, quod a primo imperii eius anno consurgunt, quorum hic nongentesimus octogensimus sextus est; item Philippi, qui ab accessu Alexandri Magni numerantur et ad hunc usque perducti annos DLXII consummant. [10] Sed horum initia semper a primo die mensis eius sumuntur, cui apud Aegyptios nomen est Thouth, quique hoc anno fuit ante diem VII kal. Iul., cum abhinc annos centum imperatore Antonino Pio II Bruttio Praesente Romae consulibus idem dies fuerit ante diem XII kal. Aug. a quo tempore solet canicula in Aegypto facere exortum. [11] Quare scire etiam licet anni illius magni, qui, ut supra dictum est, solaris et canicularis et dei annus vocatur, nunc agi vertentem annum centensimum.

Si è detto che il calendario egiziano tradizionale aveva un anno costante di 365 giorni (anno vago). L’anno vago anticipava quindi di un giorno ogni quattro anni rispetto al calendario giuliano. Il sincronismo tra i due calendari ci è offerto da Censorino in due momenti diversi distanti 100 anni (calcolati includendo gli estremi):

  1. nell’anno 238 d.C. (consoli Pio e Ponziano): Thoth 1 = 25 giugno
  2. nell’anno 139 d.C. (consoli Antonino Pio II e Bruttio Presente): Thoth 1 = 21 luglio

I due dati dovrebbero essere versioni concordanti dello stesso sincronismo, ma si può verificare facilmente che non è così: tra le due date intercorrono 21 + 5 = 26 giorni, mentre in 100 anni la differenza dovrebbe essere di soli 100 / 4 = 25 giorni. In base a Teone e alle altre fonti, si corregge solitamente il secondo sincronismo in Thoth 1 = 20 luglio 139 d.C. Con questa posizione diviene possibile elencare le date giuliane ideali corrispondenti a Thoth 1 nel calendario vago retrocedendo fino al 30 a.C.:

Date giuliane ideali di Thoth 1 (vago) secondo Censorino
Anno Thoth 1   Anno Thoth 1   Anno Thoth 1   Anno Thoth 1
33-30 a.C. 31 agosto   36-39 d.C. 14 agosto   104-107 d.C. 28 luglio   172-175 d.C. 11 luglio
29-26 a.C. 30 agosto   40-43 d.C. 13 agosto   108-111 d.C. 27 luglio   176-179 d.C. 10 luglio
25-22 a.C. 29 agosto   44-47 d.C. 12 agosto   112-115 d.C. 26 luglio   180-183 d.C. 9 luglio
21-18 a.C. 28 agosto   48-51 d.C. 11 agosto   116-119 d.C. 25 luglio   184-187 d.C. 8 luglio
17-14 a.C. 27 agosto   52-55 d.C. 10 agosto   120-123 d.C. 24 luglio   188-191 d.C. 7 luglio
13-10 a.C. 26 agosto   56-59 d.C. 9 agosto   124-127 d.C. 23 luglio   192-195 d.C. 6 luglio
9-6 a.C. 25 agosto   60-63 d.C. 8 agosto   128-131 d.C. 22 luglio   196-199 d.C. 5 luglio
5-2 a.C. 24 agosto   64-67 d.C. 7 agosto   132-135 d.C. 21 luglio   200-203 d.C. 4 luglio
1 a.C. – 3 d.C. 23 agosto   68-71 d.C. 6 agosto   136-139 d.C. 20 luglio   204-207 d.C. 3 luglio
4-7 d.C. 22 agosto   72-75 d.C. 5 agosto   140-143 d.C. 19 luglio   208-211 d.C. 2 luglio
8-11 d.C. 21 agosto   76-79 d.C. 4 agosto   144-147 d.C. 18 luglio   212-215 d.C. 1 luglio
12-15 d.C. 20 agosto   80-83 d.C. 3 agosto   148-151 d.C. 17 luglio   216-219 d.C. 30 giugno
16-19 d.C. 19 agosto   84-87 d.C. 2 agosto   152-155 d.C. 16 luglio   220-223 d.C. 29 giugno
20-23 d.C. 18 agosto   88-91 d.C. 1 agosto   156-159 d.C. 15 luglio   224-227 d.C. 28 giugno
24-27 d.C. 17 agosto   92-95 d.C. 31 luglio   160-163 d.C. 14 luglio   228-231 d.C. 27 giugno
28-31 d.C. 16 agosto   96-99 d.C. 30 luglio   164-167 d.C. 13 luglio   232-235 d.C. 26 giugno
32-35 d.C. 15 agosto   100-103 d.C. 29 luglio   168-171 d.C. 12 luglio   236-239 d.C. 25 giugno

Censorino parla espressamente di una era augustea in Egitto (anni Augustorum) e sembra dare per scontato che in essa gli anni anni erano conteggiati col calendario vago. Tuttavia, egli afferma essere quello in cui scrive il 267° anno augusteo; ma poiché egli scrive nel 238 d.C. e subito dopo aggiunge che la data 25 giugno = Thoth 1 è già passata, egli si trovava in realtà già nel 268° anno augusteo (vago). Pare possibile che Censorino si sia confuso e che in realtà l’era degli Augusti usasse il calendario civile ufficiale, quello riformato: in questo calendario il 267° anno andava idealmente dall’agosto del 237 al luglio del 238 e se Censorino scrisse nel luglio del 238 d.C. può aver registrato anche involontariamente questo fatto. Osservando anzi tavole cronologiche come quelle teoniane, discusse infra, che equiparano l’anno egiziano all’anno romano col quale hanno maggiore sovrapposizione, non solo esce rafforzata l’ipotesi d’utilizzo del calendario riformato (perché l’equiparazione implica che i due calendari dovevano essere mantenuti in costante allineamento), ma anche si trae la conclusione che, almeno in epoca più tarda, non si facesse più conto della fastidiosa frazione di anno da agosto a dicembre cosicché il primo anno di Augusto veniva semplicemente a coincidere con il 29 a.C. e quindi il 267° col 238 d.C. (le medesime considerazioni si possono ripetere per gli anni dall’accesso al trono di Alessandro Magno, che Censorino conteggia con il calendario vago, ma per i quali Teone proponeva la semplice corrispondenza diretta con gli anni giuliani).

Parlando del calendario riformato, si è fatto osservare che la data della presa di Alessandria, come la possiamo desumere dopo la riforma, essendo oggetto di celebrazioni annuali e resa festiva, dovette riflettere la data corrente del fatto storico nell’anno 30 a.C. in cui esso si verificò. Però Mesore 8 = 1 agosto (R) implica Thoth 1 = 29 agosto (R), mentre la tabella precedente, desunta da Censorino e dalle altre fonti, impone nel 30 a.C. la relazione Thoth 1 = 31 agosto (G). La spiegazione di questo fatto sembra obbligatoriamente da ricercarsi nello sfasamento verificatosi nel periodo giuliano erroneo: il fatto storico della presa di Alessandria impone verosimilmente la relazione Thoth 1 = 29 agosto (R) = 31 agosto (G), cioè che nell’anno 30 a.C. il calendario romano sia stato in ritardo di 2 giorni rispetto al calendario giuliano.

Ma anche l’analisi del calendario vago ha un riflesso sul calendario riformato, e precisamente su quando la riforma fu avviata. L’avvio, nel senso della trasformazione mediante aggiunta del giorno Epagomeno 6 di un anno vago nel primo anno intercalare, dovette avvenire in un anno vago: (a) che fosse predecessore di un anno bisestile romano; e (b) nel quale valesse la condizione Thoth 1 = 29 agosto (R). Infatti dopo il periodo erroneo queste condizioni risultano sempre verificate, così come è verificata la coincidenza del calendario romano con quello giuliano a partire dai primi anni dell’era volgare. La trasformazione avvenne ponendo 29 agosto = Epagomeno 6 e quindi posponendo la corrispondenza di Thoth 1 al 30 agosto. Quando questo avvenne non è noto, come risulterà chiaro nel seguito.

Se ci si basa sulla precedente tabella, il primo giorno intercalare nel calendario egizio sarebbe stato aggiunto in corrispondenza del 29 agosto 22 a.C. (G) e quindi il primo ciclo quadriennale sarebbe partito il 30 agosto 26 a.C. (G). Abbiamo chiarito poco fa che il calendario giuliano era sfasato in quegli anni rispetto al calendario romano. Tuttavia, è stato osservato (per ultimo da Hagedorn, opp. citt.) che l’intercalazione triennale in uso a Roma non poteva essere accettata dagli Egizi, ideatori del ciclo quadriennale, e che quindi è ragionevole ritenere che il calendario riformato sia stato basato da subito sul ciclo quadriennale senza seguire il ciclo romano, anche se questo avrebbe comportato uno sfasamento; la successiva riforma di Augusto del calendario romano (probabilmente risalente all’8 a.C.) avrebbe messo le cose come le vediamo oggi.

Altra corrente di pensiero (rappresentata da Snyder, opp. citt., e poi da Skeat, opp. citt.) constata che, mantenendo l’ipotesi di intercalazione egiziana agganciata a quella triennale romana, i due giorni di sfasamento tra calendario romano e giuliano fanno anticipare il primo Epagomeno 6 al 29 agosto 30 a.C. (R). Questa data, possibile perché immediatamente successiva alla conquista romana, è compatibile tra l’altro con la serie erronea scaligeriana. Ha inoltre il merito di mantenere costante anche durante il periodo erroneo la relazione 1 agosto = Mesore 8, cosa che come si è detto dovette certamente costituire una preoccupazione primaria dell’amministrazione romana. Tuttavia, al netto della suggestione del mito dell’efficienza romana, sembra difficile che la riforma abbia potuto essere promulgata in un così breve lasso di tempo. Peraltro questo argomento perde parte della sua importanza se si accetta la lettura dello Skeat che prova lo spostamento del capodanno al Mesore 8 nei primi quattro anni di regno di Augusto in Egitto: se è vero che intervenire sul calendario è più difficile che modificare semplicemente l’inizio d’anno, è pur vero che l’ipotesi dello Skeat comporta che un decreto sull’argomento fu fatto già nei primissimi tempi.

Il papiro P.Oxy. 4175

Sulla questione dell’avvio del calendario riformato ha di recente portato elementi utili il P.Oxy. 4175. Pubblicato nel 1999 da Alexander Jones, è un frammento di rotolo di papiro originariamente contenente un almanacco-effemeride, ovvero una collezione di valori in un intervallo di tempo, organizzati in tabelle, relativi a grandezze astronomiche (posizione della Luna e dei pianeti) calcolabili, cioè per le quali l’evoluzione nel tempo è prevedibile. Utilizzando le moderne conoscenze astronomiche e le attuali capacità di calcolo, è possibile stabilire con sostanziale certezza le date giuliane (prolettiche) corrispondenti alle effemeridi rilevate nelle fonti antiche e confrontare quindi queste date con quelle (egiziane e romane) riportate nelle medesime fonti. Le rilevazioni astronomiche conservate in P.Oxy. 4175 sono caratterizzate da un elevato grado di ridondanza e di coerenza interna ed è pertanto possibile stabilire con certezza che esse si riferiscono ai mesi da luglio a settembre del 24 a.C. cioè a un ristretto arco temporale centrato tra la fine del VI e l’inizio del VII anno del regno di Augusto in Egitto.

Pertanto P.Oxy. 4175 si colloca al principio dell’Era di Augusto, nel bel mezzo del periodo giuliano erroneo e proprio nei mesi di passaggio tra due anni egiziani consecutivi. Si tratta dell’unica fonte che possediamo con queste caratteristiche, poiché i successivi documenti astronomici sono più tardi di oltre un secolo. Dalla sua analisi si desumono tra l’altro le due fondamentali osservazioni:

  1. le date espresse nel calendario romano coincidono con le date giuliane (prolettiche);

Ciò implica tra l’altro che tutte le ipotesi di ricostruzione della serie giuliana erronea avanzate in letteratura prima della pubblicazione di P.Oxy. 4175 sono sbagliate. Anzi, poiché le fonti storiche su cui si basano quelle ricostruzioni sembrano imporre che nel 24 a.C. dovesse necessariamente rilevarsi uno sfasamento tra i calendari giuliano e romano, ciò implica che quelle fonti devono essere lette con altri occhi e presumibilmente integrate con considerazioni non direttamente desumibili dalle fonti stesse. La cosa è tanto sorprendente che Jones, ricollegandosi all’ipotesi quadriennale di Hagedorn (cfr. supra), ha preferito invece supporre che le date romane fossero fittizie, nel senso che non corrispondessero alle reali date in uso a Roma ma fossero calcolate sulla carta conoscendo la regola bisestile quadriennale, che in quel periodo non era però usata a Roma.

  1. gli equivalenti giuliani (prolettici) delle date egiziane coincidono con quelli del calendario vago.

In effetti, oltre che col calendario vago, le date di P.Oxy. 4175 sono anche compatibili con i primi anni del calendario riformato, fino all’inserzione per la prima volta di Epagomeno 6, senza che sia possibile stabilire quale sia l’ipotesi corretta. Nel papiro non c’è alcuna informazione legata al tipo di calendario egiziano utilizzato. Jones nota che in tutte le effemeridi successive si fa uso del calendario riformato e che ciò suggerisce che per questo tipo di applicazione si usasse di norma il calendario civile ufficialmente in vigore (cfr. anche le conclusioni di Hagedorn in merito all’uso del calendario riformato in tutte le occasioni ufficiali e la prevalenza di quello vago nelle occasioni private). Se così fosse, il calendario riformato non potrebbe seguire l’ipotesi triennale di Snyder, che parte troppo presto, ma l’argomentazione prodotta è evidentemente non conclusiva poiché le successive effemeridi (vedi supra) non sono anteriori al 111 d.C., quando ormai il calendario riformato era certo ben radicato. Peraltro, delle quattro doppie datazioni successive al 30 a.C. riportate da Parker ed espresse sia nel calendario solare che nel calendario lunare agiziano, quella del 29 a.C. è una data “vaga” e le altre tre del 9 a.C., 66 d.C. e 190 d.C. sono date riformate.

In particolare, tra le date superstiti in P.Oxy. 4175 è presente anche Mesore 8 equiparato a 1 sestile; in base alle osservazioni ora esposte e tenendo conto che nell’intervallo 25-22 a.C. si ha Thoth 1 (V) = 29 agosto (G), si può concludere che vale l’equazione: Mesore 8 = 1 sestile = 1 agosto 24 a.C.

Sempre dalle date superstiti si ricava che i giorni epagomeni del VI anno di Augusto (25-24 a.C.) furono cinque, cosa che costituisce una scontata conferma per un anno vago ma è compatibile anche con gli anni non intercalari del calendario riformato. Assumendo il calendario riformato, ne consegue che il suo primo anno non può essere antecedente il IV anno di Augusto (27-26 a.C.).

Teone Alessandrino tra calendario vago e calendario riformato

Teone di Alessandria op.cit.:

Ἑξῆς δὲ λαμβάνεται ὅ τε μὴν καὶ ἡ ἡμέρα κατ′Αἰγυπτίους τόνδε πάλιν τὸν τρόπον. Ἐπεὶ γὰρ ὁ καθ′Ἕλληνας ἤτοι κατὰ Ἀλεξανδρέας ἀναδιδόμενος ἡμῖν ἐνιαυτὸς ἡμερῶν ἐστι τξε καὶ τετάρτου, ὁ δὲ κατὰ τοὺς Αἰγυπτίους τοὺς παλαιοὺς ἡμερῶν τξε μόνων, δῆλον ὡς ὅτι κατὰ ἔτη τέσσαρα ἡμέραν μίαν ὁ κατ′Αἰγυπτίους ἐνιαύσιος χρόνος προλαμβάνει τὸν κατ′Ἀλεξανδρέας, κατὰ δὲ ,αυξ ἐνιαυτὸν ἕνα καὶ πάλιν ἅμα ποιοῦσιν οἵ τε κατὰ τὴν Ἀλεξάνδρειαν καὶ οἱ κατὰ τὴν Αἴγυπτον τὴν ἀρχὴν τοῦ ἐνιαυτοῦ καὶ ἑξῆς τὰς ἡμέρας καὶ τοὺς μῆνας, κατ′Αἰγυπτίους τοῦ χρόνου ὅλον ἐνιαυτὸν προειληφότος, καὶ ἐν τῇ ἀρχῇ πάλιν τοῦ ἑξῆς ἐνιαυτοῦ ἄρχονται οἱ Αἰγύπτιοι τῷ τετάρτῳ τῆς ἡμέρας προλαμβάνειν καὶ ἑξῆς ἀκολούθως. Γέγονεν δὲ ἡ εἰρημένη διὰ ,αυξ ἐτῶν ἀποκατάστασις ἀπό τινος ἀρχῆς χρόνου τῷ πέμπτῳ ἔτει τῆς Ἀυγούστου βασιλείας, ὡς ἐκ τούτου πάλιν τὴν ἀρχὴν εἰληφέναι τοὺς Αἰγυπτίους προλαμβάνειν τῷ τετάρτῳ μέρει τῆς ἡμέρας καθ′ἕκαστον ἐνιαυτόν. Ὥταν οὖν ἀπὸ τοῦ καθ′Ἕλληνας ἤτοι κατὰ Ἀλεξανδρέας χρόνου τόν τε κατ′Αἰγυπτίους μῆνα καὶ τὴν ἡμέραν θέλωμεν ἐφοδεύειν, τῶν ἀπὸ τοῦ πέμπτου ἔτους Ἀυγούστου μέχρι τοῦ ἀναδιδομένου χρόνου συναγομένων ἐτῶν τὸ τέταρτον λαμβάνοντες διὰ τὸ ὡς ἔφαμεν κατὰ τέσσαρα ἔτη μίαν ἡμέραν αὐτοὺς προλαμβάνειν, παρεῶντες τὰ ὑπολειπόμενα μέχρις ἐτῶν τριῶν γινόμενα διὰ τὸ μέχρις τῶν τριῶν ἐτῶν καὶ ἡμᾶς καθάπερ καὶ τοὺς παλαιοὺς Αἰγυπτίους τὸν ἐνιαύσιον χρόνον λογίζεσθαι ἡμερῶν τξε μόνων καὶ διὰ τοῦτο μηδὲν γίγνεσθαι μέχρις τῶν τριῶν ἐτῶν διάφορον παρὰ τὴν τοῦ τετάρτου ἐπουσίαν, τὸν δὲ τέταρτον ἐνιαυτὸν λογίζεσθαι ἡμερῶν τξϛ, καὶ δέον εἶναι, ὅταν τὴν ἐκ τοῦ τετάρτου συναγομένην ἡμέραν λογιζώμεθα, τότε καὶ τὸ κατ’αὐτὴν κίνημα παραλαμβάνειν· ἕξομεν ὅσαις ἡμέραις προεἰληφεν ὁ κατ′Αἰγυπτίους χρόνος τὸν κατ′Ἀλεξανδρέας, αἵτινες καλοῦνται τετραετηρίδες ἤτοι ἐμβόλιμοι· ἃς προσθέντες τῇ ἀναδοθεἰσῃ τοῦ μηνὸς ἡμέρᾳ τῆς προελθούσης μεσημβρίας, τὸν συναχθέντα τῶν ἡμερῶν ἀριθμὸν ἐκβάλλοντες ἀπὸ τῆς ἀρχῆς ἐκεἰνου τοῦ μηνός, ἑκάστῳ μηνὶ διδόντες ἡμέρας λ, εἰς ὃν καταντήσει μῆνα ὁ ἀριθμός, ἐκεῖνον φήσομεν εἶναι κατ′Αἰγυπτίους, τὰς δὲ ὑπολειπομένας ἡμέρας Αἰγυπτίας. Ἔτι δὲ καὶ τὴν ἀπὸ μεσημβρίας ὥραν ληψόμεθα τὴν ἑβδόμην ἡμερινὴν πρώιην καλοῦντες καὶ τὴν ὀγδόην δευτέραν καὶ ἑξῆς ἀκολούθως.

Παρακολουθεῖ δέ, ὅταν ὁ τῶν τετραετηρίδων μερισμὸς τριῶν ἐτῶν καταλείπῃ, τότε καὶ τὴν ἡμέραν λογίζεσθαι [τοῦτ’ἔστι τὴν ἑξήμερον ἐπιτελεῖσθαι] καὶ μὴ ὅταν ἀπαρτίζηται, διὰ τὸ μετὰ τὸ πληρωθῆναι τὸ πέμπτον ἔτος Ἀυγούστου [τῆς ἀποκαταστάσεως] τὸν κατ′Αἰγυπτίους ἐνιαυτὸν εὐθὺς καὶ τὸ τέταρτον αὐτοῖς εἰληφέναι, μετὰ δὲ τὸν ἕκτον δύο τέταρτα, μετὰ δὲ τὸν ἕβδομον τρία, μετὰ δὲ τὸν ὄγδοον, ὅς ἐστι τρίτος ἀπὸ τῆς ἀποκαταστάσεως διὰ τὸ ἀπὸ τῶν ἀπὸ Ἀυγούστου πέντε ἐτῶν ἡμᾶς ἀφαιρεῖν, [καὶ] συνάγεσθαι τὰ τέσσαρα τοῦτ’ἔστιν τὴν ὅλην ἡμέραν· διό, ὡς ἔφαμεν, ὅταν ὁ τῶν τετραετηρίδων μερισμὸς τρία καταλείπῃ, τότε τὴν ἕξήμερον ποιούμεθα καὶ οὐκέτι ὅταν ἀπαρτίζῃ.

Teone Alessandrino, lo studioso editore dei maggiori matematici greci fiorito nella seconda metà del IV secolo, pubblicò tra l’altro una edizione commentata delle “tavole manabili” di Claudio Tolomeo, il celebre astronomo e geografo del II secolo, proseguite nei secoli dai suoi epigoni. Nell’edizione di Teone, esse riportano, per ogni anno a partire dall’anno 167 di Augusto (138 d.C.) e fino all’anno 401 di Augusto (372 d.C.), i consoli romani assieme alle seguenti informazioni: gli anni da Alessandro Magno; gli anni da Augusto; i giorni ἐμβόλιμοι (differenza in giorni tra il calendario vago e il calendario riformato in un certo anno); i τετραετηρίδες (numero da 1 a 4 che indica la posizione dell’anno corrispondente nel quadriennio intercalare).

Qui le tavole non sono mostrate nel testo originale, ma rielaborate in modo da mostrare i dati originali nella loro trasposizione in numeri arabi, con l’aggiunta di due colonne: una iniziale per i corrispondenti anni dell’Era Cristiana (che sostituisce per nostra maggiore comodità l’originaria indicazione dei consoli) e una finale con le date giuliane prolettiche corrispondenti a Thoth 1 vago (che riassume per pronto riferimento il dato essenziale ricavato in precedenza). Inoltre, poiché qui interessano le origini e la struttura del calendario egiziano, si mostrano solo i pochi anni della prima tavola necessari a proiettarla all’indietro fino al 30 a.C. In tal modo si ottiene la tabella che segue:

Rielaborazione delle tavole tolemaiche di Teone(b) = bisestile, (i) = intercalare
Era Cristiana Anni di Augusto ἐμβόλιμοι τετραετηρίδες Thoth 1 (vago)
30 a.C. (i) 0 -2 3 31 agosto
29 a.C. (b) 1 -1 4 30 agosto
28 a.C. 2 -1 1 30 agosto
27 a.C. 3 -1 2 30 agosto
26 a.C. 4 -1 3 30 agosto
25 a.C. (b) 5 0 4 29 agosto
24 a.C. 6 0 1 29 agosto
23 a.C. 7 0 2 29 agosto
22 a.C. (i) 8 0 3 29 agosto
21 a.C. (b) 9 1 4 28 agosto
138 d.C. 167 40 2 20 luglio
139 d.C. (i) 168 40 3 20 luglio
140 d.C. (b) 169 41 4 19 luglio

Osserviamo che gli anni ordinari dell’era di Augusto vanno dal 29 agosto di un anno romano al 28 agosto dell’anno successivo, mentre i consoli duravano in carica dal 1 gennaio al 31 dicembre. Pertanto, un primo utile elemento che si deriva dalle tavole è la regola usata dagli alessandrini per associare gli anni di Augusto ai consoli in carica. Risulta evidente che ogni anno di Augusto è associato ai consoli dell’anno giuliano che ha maggiore sovrapposizione con esso: il primo anno di Augusto (lo indicheremo con 30/29) è associato al 29 a.C., il secondo (29/28) al 28 a.C. e così via. Si ritrova così quanto anticipato discutendo le notizie di Censorino.

Gli ἐμβόλιμοι, che rappresentano l’anticipo in giorni del calendario vago sul riformato, incrementano di uno nell’anno successivo a quello intercalare; ciò è corretto, poiché il giorno intercalare era aggiunto dopo l’ultimo giorno dell’anno (e non durante l’anno come il bisestile giuliano). I τετραετηρίδες, che rappresentano il ciclo quadriennale, sorprendono perché gli anni intercalari non sono quelli marcati con il numero 4, come ci si attenderebbe (il giorno intercalare si aggiunge al termine del quarto anno del quadriennio), ma quelli indicati dal numero 3.

A questo proposito un raggio di luce viene dal commento di Teone (ed in particolare l’appendice finale del brano da noi riportato, verosimilmente frutto di interpolazione ma secondo Usener op.cit. incorporata nel testo già molto prima del 462 d.C.), secondo il quale ciò è corretto ed avviene perché l’inizio del calendario riformato (che Teone chiama “dei Greci o degli Alessandrini”) fu posto nel quinto anno del regno di Augusto, nel senso che il quinto anno di Augusto fu il primo nel quale si cominciò ad accumulare la porzione pari a un quarto di giorno che conduce ogni quattro anni al giorno intercalare. Ora, sottraendo cinque dal numero degli anni da Augusto e dividendo il risultato per quattro, si ottiene come quoziente i giorni ἐμβόλιμοι e come resto i τετραετηρίδες. Si verifica facilmente che questa spiegazione del testo teoniano trova immediato ed esatto riscontro nelle tavole (ove si ponga 4 quando la divisione dà resto zero). In termini moderni, lo slittamento dei τετραετηρίδες sarebbe una conseguenza della mancanza dello zero nel sistema numerico antico.

Poiché il quinto anno di Augusto andò dal 29 agosto 26 al 28 agosto 25 a.C., si ritrova che la ἀποκατάστασις citata da Teone cadde il 29 agosto 26 a.C. (G) e che quindi il primo quadriennio riformato andò da quella data al 29 agosto 22 a.C. (G). Tuttavia, rimane il dubbio che l’affermazione teoniana, piuttosto che una notizia di indiscutibile valore storico e cronologico, sia una ricostruzione a posteriori, quando gli effetti della serie erronea erano ormai stati dimenticati, e comunque finalizzata a spiegare meccanicamente il funzionamento delle tavole.

Censorino De die natali liber:

[18,10] Ad Aegyptiorum vero annum magnum luna non pertinet, quem Graece κυνικόν, Latine canicularem vocamus, propterea quod initium illius sumitur, cum primo die eius mensis, quem vocant Aegyptii Θωυθοί, caniculae sidus exoritur. Nam eorum annus civilis solidus habet dies CCCLXV sine ullo intercalari; itaque quadriennium aput eos uno circiter die minus est, quam naturale quadriennium; eoque fit ut anno MCCCCLXI ad idem revolvatur principium. Hic annus etiam heliacos a quibusdam dicitur, et ab aliis θεοῦ ἐνιαυτός.

[…]

[21,6] Secundum quam rationem nisi fallor hic annus, cuius velut index et titulus quidam est V. C. Pii et Pontiani consulatus, ab olympiade prima millensimus est et quartus decimus, ex diebus dumtaxat aestivis, quibus agon Olympicus celebratur; a Roma autem condita nongentesimus nonagensimus primus, et quidem ex Parilibus, unde urbis anni numerantur; [7] eorum vero annorum, quibus Iulianis nomen est, ducentesimus octogensimus tertius, sed ex die kal. Ianuariarum, unde Iulius Caesar anni a se constituti fecit principium; [8] at eorum, qui vocantur anni Augustorum, ducentesimus sexagensimus quintus, perinde ex kal. Ianuariis, quamvis ex ante diem XVI kal. Febr. imperator Caesar, Divi filius, sententia L. Munati Planci a senatu ceterisque civibus Augustus appellatus est se VII et M. Vipsanio Agrippa III cons. [9] Sed Aegyptii, quod biennio ante in potestatem dicionemque populi Romani venerunt, hunc Augustorum annum ducentesimum sexagensimum septimo (numerant). Nam ut a nostris ita ab Aegyptiis quidam anni in litteras relati sunt, ut quos Nabonnazaru nominant, quod a primo imperii eius anno consurgunt, quorum hic nongentesimus octogensimus sextus est; item Philippi, qui ab accessu Alexandri Magni numerantur et ad hunc usque perducti annos DLXII consummant. [10] Sed horum initia semper a primo die mensis eius sumuntur, cui apud Aegyptios nomen est Thouth, quique hoc anno fuit ante diem VII kal. Iul., cum abhinc annos centum imperatore Antonino Pio II Bruttio Praesente Romae consulibus idem dies fuerit ante diem XII kal. Aug. a quo tempore solet canicula in Aegypto facere exortum. [11] Quare scire etiam licet anni illius magni, qui, ut supra dictum est, solaris et canicularis et dei annus vocatur, nunc agi vertentem annum centensimum. [12] Initia autem istorum annorum propterea notavi, ne quis eos aut ex kal. Januariis aut ex aliquo tempore simul putaret incipere, cum in iis conditorum voluntates non minus diversae sint, quam opiniones philosophorum: [13] idcirco aliis a novo sole, id est a bruma, aliis ab aestivo solstitio, plerisque ab aequinoctio verno, partim ab autumnali aequinoctio, quibusdam ab ortu vergiliarum, nonnullis ab earum occasu, multis a canis exortu incipere annus naturalis videtur.

Il calendario egiziano tradizionale aveva un anno costante di 365 giorni (anno vago). L’anno vago anticipava quindi di un giorno ogni quattro anni rispetto al calendario giuliano. Il sincronismo tra i due calendari ci è offerto da Censorino in due momenti diversi distanti 100 anni (calcolati includendo gli estremi):

  1. nell’anno 238 d.C. (consoli Pio e Ponziano): Thoth 1 = 25 giugno
  2. nell’anno 139 d.C. (consoli Antonino Pio II e Bruzzio Presente): Thoth 1 = 21 luglio

I due dati dovrebbero essere versioni concordanti dello stesso sincronismo, ma si può verificare facilmente che non è così: tra le due date intercorrono 21 + 5 = 26 giorni, mentre in 100 anni la differenza dovrebbe essere di soli 100 / 4 = 25 giorni. In base a Teone Alessandrino e alle altre fonti, si corregge solitamente il secondo sincronismo in Thoth 1 = 20 luglio 139 d.C. Con questa posizione diviene possibile conciliare il dato di Censorino con le date giuliane ideali corrispondenti a Thoth 1 nel calendario vago offerte dalle altre fonti.

Tuttavia, la circostanza che il dato tradito non sia completamente affidabile è sfortunata per il cronologo anche perché Censorino associa alla stessa data un altro fatto importante, l’inizio del cosiddetto ciclo sotiaco, legato al calendario alessandrino.

Sothis era il nome greco della stella Sirio nella costellazione del Cane. In epoca imprecisata gli Egiziani si accorsero che Sirio sorgeva nell’orizzonte all’aurora, subito prima del sole, dopo circa 70 giorni di invisibilità nel cielo, in prossimità dell’inizio delle piene del Nilo, che essa quasi annunciava. Questo fenomeno, relativo a una stella, si chiama levata eliaca (così come la sparizione al principio dei 70 giorni si chiama tramonto eliaco). La levata eliaca di Sirio è peculiare poiché si verifica ogni 365 giorni e 6 ore, cioè il suo periodo vale quasi esattamente la durata dell’anno solare ed esattamente la durata dell’anno giuliano. Perciò nel calendario giuliano la levata eliaca si verificava sempre nello stesso giorno.

Nel calendario vago, poiché l’anno era composto di 365 giorni senza intercalazioni, la levata eliaca si spostava in avanti di un giorno ogni quattro periodi e si ripresentava nello stesso giorno del calendario vago dopo 365 * 4 * 365,25 giorni = 4 * 365,25 anni vaghi (poiché un anno vago è di 365 giorni) = 1461 anni vaghi = 365 * 4 anni giuliani = 1460 anni giuliani (poiché il periodo della levata eliaca di Sirio di 365,25 giorni coincide con la durata dell’anno giuliano). Questa durata di 1460 anni giuliani ovvero di 1461 anni vaghi prende il nome di ciclo sotiaco.

La levata eliaca di Sirio era considerata così importante che la si scelse, pare, come punto di partenza del calendario vago facendola coincidere con il giorno Thoth 1 di un anno a tutt’oggi imprecisato. Da Censorino sappiamo che il ciclo sotiaco ricominciò il 21 luglio del 139 d.C. anche se, come si è detto, tale data è corretta al 20 luglio in base alle altre concordanti evidenze della data romana di Thoth 1. Questo è l’unico riferimento noto nelle fonti riguardo l’inizio di un ciclo sotiaco. Il ciclo precedente iniziò quindi il 20 luglio giuliano del 1322 a.C. ma non è noto se fu quello il punto di partenza del calendario vago o se lo fu l’inizio di uno dei cicli precedenti, ognuno dei quali sposta indietro il punto di partenza di 1460 anni giuliani. In merito gli studiosi moderni di cronologia egizia hanno avanzato ipotesi diverse e non conclusive, complicate dal fatto che il periodo della levata eliaca non è esattamente di 365 giorni e 6 ore e che quindi su più cicli la levata tende a spostarsi di qualche giorno rispetto al 20 luglio.

Ma il riferimento di Censorino è essenziale anche per il calendario alessandrino: sembra infatti che anch’esso sia stato sincronizzato al periodo sotiaco nel senso che l’ultimo anno del periodo era un anno alessandrino intercalare. Infatti, poiché l’obiettivo di questo calendario era di portare la durata media dell’anno a 365,25 giorni, pari all’intervallo tra due levate eliache, il periodo sotiaco è di 1460 anni alessandrini. La sincronizzazione tra il periodo sotiaco e il calendario alessandrino comporta che siano intercalari il 4°, 8°, … , 1456°, 1460° anno del ciclo. Per il ciclo sotiaco nominato da Censorino, l’anno egiziano che terminò il 19 luglio 139 d.C. fu in effetti intercalare (e il 19 luglio fu perciò il giorno Epagomeno 6), come si desume ad esempio da Teone. Il sistema delineato da Censorino è riassunto in tabella.

Il periodo sotiaco di Censorino
(b): bisestile, (i): intercalare
anni vaghi   anni alessandrini
anno data inizio data fine intercalazioni   anno data inizio data fine intercalazioni
1 20 luglio 1322 a.C. 18 luglio 1321 a.C. b   1 20 luglio 1322 a.C. 18 luglio 1321 a.C. b
2 19 luglio 1321 a.C. 18 luglio 1320 a.C.     2 19 luglio 1321 a.C. 18 luglio 1320 a.C.  
3 19 luglio 1320 a.C. 18 luglio 1319 a.C.     3 19 luglio 1320 a.C. 18 luglio 1319 a.C.  
4 19 luglio 1319 a.C. 18 luglio 1318 a.C.     4 19 luglio 1319 a.C. 19 luglio 1318 a.C. i
5 19 luglio 1318 a.C. 17 luglio 1317 a.C. b   5 20 luglio 1318 a.C. 18 luglio 1317 a.C. b
6 18 luglio 1317 a.C. 17 luglio 1316 a.C.     6 19 luglio 1317 a.C. 18 luglio 1316 a.C.  
7 18 luglio 1316 a.C. 17 luglio 1315 a.C.     7 19 luglio 1316 a.C. 18 luglio 1315 a.C.  
8 18 luglio 1315 a.C. 17 luglio 1314 a.C.     8 19 luglio 1315 a.C. 19 luglio 1314 a.C. i
9 18 luglio 1314 a.C. 16 luglio 1313 a.C. b   9 20 luglio 1314 a.C. 18 luglio 1313 a.C. b
10 17 luglio 1313 a.C. 16 luglio 1312 a.C.     10 19 luglio 1313 a.C. 18 luglio 1312 a.C.  
 
1293 31 agosto 31 a.C. 30 agosto 30 a.C.     1292 19 luglio 31 a.C. 19 luglio 30 a.C. i
1294 31 agosto 30 a.C. 29 agosto 29 a.C. b   1293 20 luglio 30 a.C. 18 luglio 29 a.C. b
1295 30 agosto 29 a.C. 29 agosto 28 a.C.     1294 19 luglio 29 a.C. 18 luglio 28 a.C.  
1296 30 agosto 28 a.C. 29 agosto 27 a.C.     1295 19 luglio 28 a.C. 18 luglio 27 a.C.  
1297 30 agosto 27 a.C. 29 agosto 26 a.C.     1296 19 luglio 27 a.C. 19 luglio 26 a.C. i
1298 30 agosto 26 a.C. 28 agosto 25 a.C. b   1297 20 luglio 26 a.C. 18 luglio 25 a.C. b
1299 29 agosto 25 a.C. 28 agosto 24 a.C.     1298 19 luglio 25 a.C. 18 luglio 24 a.C.  
1300 29 agosto 24 a.C. 28 agosto 23 a.C.     1299 19 luglio 24 a.C. 18 luglio 23 a.C.  
1301 29 agosto 23 a.C. 28 agosto 22 a.C.     1300 19 luglio 23 a.C. 19 luglio 22 a.C. i
1302 29 agosto 22 a.C. 27 agosto 21 a.C. b   1301 20 luglio 22 a.C. 18 luglio 21 a.C. b
1303 28 agosto 21 a.C. 27 agosto 20 a.C.     1302 19 luglio 21 a.C. 18 luglio 20 a.C.  
 
1460 20 luglio 137 d.C. 19 luglio 138 d.C.     1459 19 luglio 137 d.C. 18 luglio 138 d.C.  
1461 20 luglio 138 d.C. 19 luglio 139 d.C.     1460 19 luglio 138 d.C. 19 luglio 139 d.C. i

Che gli Egiziani abbiano sincronizzato in questo modo i due calendari vago e alessandrino (facendoli partire da una data comune, eventualmente scelta successivamente) non è attestato ma sembra ben confortato dalle risultanze delle fonti. Anche l’emanazione del decreto di Canopo (7 marzo 238 a.C. giuliano), che cercò di imporre nell’uso comune il calendario alessandrino, risale a un anno giuliano nel quale cadde l’intercalare alessandrino (il 1084° anno del ciclo sotiaco di Censorino terminò il 19 luglio 238 a.C. giuliano = Epagomeno 6 alessandrino).

Nella tabella è stato evidenziato il periodo corrispondente all’inizio del regno di Augusto e balza subito agli occhi che anche nell’anno 30 a.C. intercalare cadde l’intercalare alessandrino. Nel 30 a.C. l’anno alessandrino terminò il 19 luglio giuliano (sesto epagomeno) e il 20 iniziò l’anno successivo, il 1 agosto cadde Alessandria e infine il 30 agosto terminò l’anno vago mentre il 31 vide l’inizio dell’anno vago successivo. Sappiamo inoltre che queste date giuliane ideali erano in anticipo rispettoa al calendario romano reale di 2 giorni in quell’anno. Quando si elaborò il calendario riformato ci si rivolse evidentemente al calendario vago, perché quello alessandrino non era comunemente utilizzato. Questo spiega perché il capodanno riformato cade il 29/30 agosto romano e non il 19/20 luglio giuliano. Volendo introdurre il giorno intercalare per sincronizzare il calendario egiziano con quello romano, i Romani non si limitarono a riesumare e imporre il principio quadriennale del calendario alessandrino, recuperandone la posizione del giorno intercalare come Epagomeno 6 dei medesimi anni, ma, per ovvie ragioni di politica imperialistica, vollero un proprio calendario che permettesse la celebrazione della conquista.

Così come era successo con il decreto di Canopo, il nuovo calendario riformato si innestò sul calendario vago proseguendolo con l’introduzione, da un certo punto in poi, del giorno intercalare: nello stesso anno giuliano il giorno Epagomeno 6 alessandrino cadeva il 19 luglio e il giorno Epagomeno 6 riformato cadeva il 29 agosto. Come è stato osservato in precedenza, la scelta di porre Epagomeno 6 nell’anno giuliano precedente il bisestile sembra non casuale poiché permetteva di mantenere costante la corrispondenza 1 agosto = Mesore 8. Ora possiamo aggiungere che la scelta di non usare la versione del calendario alessandrino nel quale Epagomeno 6 = 19 luglio, ma un calendario analogo che facesse cadere il sesto epagomeno dopo il 1 agosto, sembra anch’essa non casuale perché funzionale allo scopo di mantenere costante negli anni l’equazione 1 agosto = Mesore 8.