Elementi di cronologia pregiuliana: dal 696=58 al 708=46

Indicazioni per la comprensione delle date nel testo

Nel seguito, quando non ci sia possibilità di confusione, ci si potrà riferire agli anni ab Urbe condita, intesi come varroniani, con il solo numero (e.g. 693 a.U.c → 693). Analogamente ci si riferirà spesso agli anni avanti Cristo con il solo numero positivo corrispondente (e.g. 46 a.C. → 46); invece, gli anni dopo Cristo saranno sempre indicati esplicitamente. Le equivalenze saranno indicate ad esempio con 693=61.

Le date del calendario romano (pregiuliano) saranno indicate con il giorno in numero arabo, il mese romano e l’anno ab Urbe condita (e.g. 31 quintile 693, 29 sestile 698). Le date giuliane, prolettiche o meno, saranno invece indicate dall’anno dell’era cristiana (e.g. 31 agosto 46). Laddove opportuno o necessario, l’ambiguità di data potrà essere rimossa posponendo alle date romane una (R) e alle date giuliane una (G).

Quando sia necessario indicare il numero dei giorni di un anno (a.U.c. varroniano oppure giuliano), si metterà l’anno tra parentesi quadre, ad esempio: 445[708], 355[706]. Allo stesso modo potrà anche indicarsi un numero di giorni cumulato in un intervallo di anni specificato nelle parentesi quadre: 4773[696-708], 5 * 365[45-41].

Il periodo noto (dal 696=58 al 708=46)

L’esatta durata di ciascuno degli anni tra il 696=58 e il 708=46 compresi può essere stabilita con elevata probabilità, cosicché in questo periodo si considera nota la corrispondenza tra le date romane e le date giuliane. La sequenza delle intercalazioni si interrompe nel periodo della guerra civile e fino alla riforma giuliana; il periodo dal 696=58 al 702=52, nella sua brevità, segue lo schema: 355-355-377-355-355-378.

a.U.c. 708 = 46 a.C. – anno intercalare straordinario (378 giorni + 67 giorni aggiunti = 445 giorni)

Secondo Censorino De die natali 20,8 (adeo aberratum est, ut C. Caesar pontifex maximus suo III et M. Aemilii Lepidi consulatu, quo retro delictum corrigeret, duos menses intercalarios dierum LXVII in mensem Novembrem et Decembrem interponeret, cum iam mense Februario dies III et XX intercalasset, faceretque eum annum dierum CCCCXLV) quest’anno fu intercalare, con intercalazione di 23 giorni, e in aggiunta ebbe una intercalazione straordinaria di 67 giorni posti tra novembre e dicembre. Perciò quest’anno ebbe in totale 355 + 23 + 67 = 445 giorni.

Altre tradizioni sono attestate (in particolare Macrobio Saturnalia 1,14,3 parla di soli 443 giorni complessivi), ma la versione di Censorino è da preferirsi sia per considerazioni sull’attendibilità dl testo tràdito che per il seguente ragionamento basato sul ciclo nundinale e sulla durata, stabilita per altra via, degli anni romani dal 702=52 al 713=41. Dione Cassio (Historia Romana 48,33,4) afferma che il 713=41 fu scelto come bisestile per evitare che le nundine cadessero il 1 gennaio 714=40, pertanto: 1) il 41 non era considerato bisestile secondo la regola ordinaria; 2) se la durata del 41 fosse stata di 365 giorni, la distanza tra il 1 gennaio 702=52 (giorno di mercato, vedi anno 702=52) e il 31 dicembre 41 compresi avrebbe dovuto essere di n * 8 giorni. Accettando le durate degli anni romani sotto accertate si ha infatti (gli anni relativi sono indicati in parentesi quadre): 378[702] + 5 * 355[703-707] + 445[708] + 5 * 365[709=45-713=41] + 1 = 8 * 553. Posto che è attendibile che ci sia stato un solo giorno bisestile tra il 45 e il 42, la durata del 708=46 dovette essere di 445 giorni, poiché altre durate (443 o 440 giorni) pure riportate nelle fonti non possono soddisfare l’equazione precedente.

a.U.c. 707 = 47 a.C. – anno ordinario (355 giorni)

Si veda l’analisi proposta per l’anno a.U.c. 706 = 48 a.C.

a.U.c. 706 = 48 a.C. – anno ordinario (355 giorni)

Cicerone ad Atticum 10,17, datata XVII K. Iun. (16 maggio), annota che l’equinozio dell’anno 705=49 con le sue perturbazioni ritardava la sua partenza (nunc quidem aequinoctium nos moratur quod valde perturbatum erat). L’equinozio di primavera cadeva allora attorno al 25 marzo giuliano. In date giuliane, dal 25 marzo 49 al 31 dicembre 46 compresi, trascorsero 365 * 3 + 282 = 1377 giorni. In date romane, dal 16 maggio 705=49 al 29 dicembre 708=46 compresi, i giorni dovettero perciò essere 445[708] + 355[707] + 355[706] + 223[705] = 1378. Infatti, anche in presenza di uno scostamento di alcuni giorni tra il 29 dicembre 708=46 e il 31 dicembre 46, l’inserimento di un mese intercalare in uno degli anni 706=48 e 707=47 implicherebbe un errore eccessivo, mentre l’assenza in entrambi porta alla migliore coincidenza possibile. Perciò sia il 706=48 che il 707=47 furono anni romani ordinari di 355 giorni.

a.U.c. 705 = 49 a.C. – anno ordinario (355 giorni)

Questo è l’anno dell’inizio della guerra civile. L’epistolario ciceroniano conserva molte lettere ad Attico molto ravvicinate, soprattutto nei primi mesi dell’anno quando si consuma la fuga di Pompeo dall’Italia e Cicerone cerca costantemente il consiglio dell’amico per scegliere quale comportamento tenere. La serie delle lettere in stretta connessione del capitolo 7 ad Atticum (in particolare 7,23 databile V Id. Febr. o immediatamente successiva e 7,26 datata XV K. Mart.) non lascia spazio al mese intercalare.

Alla stessa conclusione si perviene analizzando la lettera ad Atticum 9,10. In essa Cicerone ripercorre le opinioni e i consigli ricevuti da Attico citandone le lettere ordinatamente in sequenza e distinguendo le più importanti per data: alla lettera datata III Id. Febr. (11 febbraio) segue uno scambio di minore importanza e quindi la lettera datata XI Kal. Mart. (19 febbraio), cosa che evidentemente esclude la possibilità del mese intercalare.

a.U.c. 704 = 50 a.C. – anno ordinario (355 giorni)

Cassio Dione Historia Romana 40,62,1-2 ([1] συχνὸν οὖν ἐκ τούτου χρόνον ἄλλοτε ἄλλαις σκήψεσιν, ὥστε μηδὲν αὐτῶν τὸ παράπαν κυρωθῆναι, κατατρίψας [scil. Κουρίων] ἀγανακτεῖν τε προσεποιεῖτο, καὶ ἠξίου μῆνα ἄλλον πρὸς τὰς ὑπ᾽αὐτῶν δὴ νομοθεσίας ἐπεμβληθῆναι. τοῦτο δὲ ἐγίγνετο μὲν ὁσάκις γε καὶ καθῆκον ἦν, οὐ μέντοι καὶ κατ᾽ἐκεῖνο συνέβαινεν, ὥσπερ που καὶ αὐτὸς ἅτε ποντίφιξ ὢν ἠπίστατο. [2] ὅμως δ᾽ οὖν δεῖν τε αὐτὸ γενέσθαι ἔλεγε, καὶ τοὺς συνιερέας ὅσον ἀπὸ βοῆς ἐξεβιάζετο: καὶ τέλος μὴ δυνηθεὶς αὐτοὺς πεῖσαι συγκαταθέσθαι οἱ, ὥσπερ οὐδὲ ἐβούλετο, οὐδ᾽ ἄλλο τι διὰ τοῦτο ψηφισθῆναι ἐπέτρεψεν) riporta esplicitamente che, nonostante Scribonio Curione avesse proposto di aggiungere il mese intercalare, l’anno fu ordinario.

La questione della candidatura dell’anno 704=50 all’intercalazione è nota anche da Cicerone. Scrivendo ad Atticum 5,9 nel giugno romano dell’anno 703=51 durante il viaggio per la Cilicia, ove doveva esercitare le funzioni di proconsole, dopo aver sollecitato l’amico a battersi perché l’anno di proconsolato non venisse prorogato, si spinge anche a chiedere un interessamento per scongiurare l’intercalazione nell’anno successivo e con essa l’allunamento della sua missione (illud tamen, quoniam nunc abes cum id non agitur, aderis autem ad tempus, ut mihi recepisti, memento curare per te et per omnis nostros, in primis per Hortensium, ut annus noster maneat suo statu, ne quid novi decernatur; hoc tibi ita mando ut dubitem an etiam te rogem ut pugnes ne intercaletur).

La decisione sull’inserimento del mese intercalare fu presa soltanto all’ultimo momento. Nella lettera ad Atticum 5,21, data al corriere il 13 febbraio (Id. Febr. quo die has litteras dedi), Cicerone chiede di essere informato appena possibile se verrà inserito il mese intercalare oppure no (cum scies Romae intercalatum sit necne, velim ad me scribas certum quo die mysteria futura sint), ove il riferimento alla celebrazione di misteri non è noto.

Ma la decisione è ancora sconosciuta a Cicerone sette giorni più tardi, ormai nell’imminenza del 23 febbraio. Rispondendo ad Atticum 6,1 ad una lettera dell’amico, egli data il ricevimento di quest’ultima a.d. V Terminalia (19 febbraio) e la propria risposta post Leuctricam pugnam die septingentesimo sexagesimo quinto (cioè il 20 febbraio, poiché per la battaglia di Leuttra va ironicamente inteso lo scontro di Boville del 18 gennaio 702=52, e 765 – 361[702] – 355[703] = 49), dove le due insolite datazioni si spiegano soltanto con la perdurante incertezza sull’inserimento dell’intercalare; incertezza confermata peraltro da una nuova richiesta della data dei misteri da celebrare a Roma (facies me in quem diem Romana incidant mysteria certiorem) e dal prudente riferimento alle decisioni politiche da prendersi nel successivo mese di marzo nel contesto di una esortazione ad intrattenere rapporti epistolari frequenti fino alla sua partenza da Laodicea (tu velim dum ero Laodiceae id est ad Id. Mai., quam saepissime mecum per litteras colloquare et cum Athenas veneris, iam enim sciemus de rebus urbanis, de provinciis, quae omnia in mensem Martium sunt collata, utique ad me tabellarios mittas).

Lo stesso 20 febbraio Cicerone esorta Attico a scrivergli come abbia passato l’inverno. In date romane dal 29 dicembre 708=46 al 20 febbraio 704=50 compresi passano 445[708] + 3 * 355[705-707] + 307[704] = 1817 giorni; in date giuliane dal 31 dicembre 46 al 25 marzo 50 compresi passano 3 * 365[46-48] + 366[49] + 282[50] = 1743 giorni.

a.U.c. 703 = 51 a.C. – anno ordinario (355 giorni)

Si ricava a partire dai dati relativi all’anno 702=52. L’inserimento di un solo mese intercalare tra il 702=52 e il 703=51 è assicurato anche dalla datazione di ad Atticum 6,1 discussa a proposito dell’anno 704=50.

a.U.c. 702 = 52 a.C. – anno intercalare (378 giorni)

Quinto Asconio Pediano, nel suo commento alla orazione Pro Milone (Orationum Ciceronis V enarratio, Pro Milone) con la quale Cicerone difese l’assassino di Clodio a Boville, riferisce esplicitamente che parte della sequenza dei fatti avvenne nel mese intercalare e che, crescendo la paura per i disordini in atto, infine facto in M. Bibuli sententiam S.C. Pompeius ab interrege Servio Sulpicio V Kal. Mart. mense intercalario consul creatus est statimque consulatum iniit. Quindi l’anno 702=52 fu intercalare, rimanendo da determinarsi se di 22 o di 23 giorni.

Secondo Cicerone, passarono 102 giorni (Pro Milone 98: centesima lux est haec ab interitu P. Clodi et, opinor, altera) dal 18 gennaio (R), giorno dell’assassinio di Clodio (Pro Milone 27: ante diem XIII Kalendas Februarias; data confermata da Asconio op.cit.: a. d. XIII Kal. Febr. – Acta etenim magis sequenda et ipsam orationem, quae Actis congruit, puto quam Fenestellam qui a.d. XIIII Kal. Febr. tradit), al 7 aprile (R), giorno in cui pronunciò l’orazione (Asconio op.cit.: orationem hanc dixit Cn. Pompeio III cos. a.d. VII Id. April.). In date romane, dal 18 gennaio al 7 aprile compresi, senza intercalare, passano 12 + 28 + 31 + 7 = 78 giorni. Poiché 102 – 78 = 24, i conti non tornano né con un intercalare di 22 né di 23 giorni. Il dato letterario offre due possibili scappatoie: 1) se Fenestella avesse ragione, i giorni sarebbero 79 e non 78; d’altra parte, 2) l’incertezza di Cicerone (opinor) può suggerire che egli abbia sbagliato di un giorno in eccesso. Poiché Asconio riferisce di aver trovato riscontro negli Acta Senatus del dato contenuto nell’orazione (e in tutto il testo egli nota più volte di aver ricostruito i fatti sulla base della lettura gli Atti del Senato, cioè da fonte diretta), sembra preferibile la seconda ipotesi. In entrambi le spiegazioni, comunque, l’intercalare è di 23 giorni.

A sostegno di questa ricostruzione viene Cicerone ad Atticum 5,13 (Ephesum venimus a.d. XI Kal. Sextilis sexagesimo et quingentesimo post pugnam Bovillanam), secondo il quale dal 18 gennaio 702=52 al 22 luglio 703=51 passarono 560 giorni. In effetti, includendo un intercalare di 23 giorni, si ottiene: 12 + 326 + 23 + 177 + 22 = 560. Si noti che questa volta, se Fenestella avesse ragione, i 560 giorni implicherebbero un mese intercalare di 22 giorni, mentre prima ne implicavano uno di 23, quindi accettare la sua versione porta a una contraddizione.

Questo secondo calcolo dei 560 giorni implica inoltre l’assenza del mese intercalare nell’anno 703=51, che fu pertanto ordinario. La conclusione non è inficiata nemmeno dagli eventuali dubbi residui sul precedente calcolo dei 102 giorni, poiché essi potrebbero comportare una differenza di uno e al massimo due giorni.

a.U.c. 701 = 53 a.C. – anno ordinario (355 giorni)

Cassio Dione Historia Romana 40,47,1 dice che il 1 gennaio 702=52 fu giorno di mercato (Κἀκ τούτου οὔτε τι ἄλλο χρηστὸν συνέζη, καὶ ἡ ἀγορὰ ἡ διὰ τῶν ἐννέα ἀεὶ ἡμερῶν ἀγομένη, ἐν αὐτῇ τῇ τοῦ Ἰανουαρίου νουμηνίᾳ ἤχθη). Cicerone ad Atticum 4,3 dice che fu giorno di mercato il 21 novembre 697=57 (ante diem X Kal. [scil. Decembr.] nundinae). Perciò tra il 21 novembre 697=57 e il 29 dicembre 701=53 devono essere intercorsi n * 8 giorni. Poiché sia il 700=54 che il 698=56 furono ordinari (355 giorni), come mostriamo trattandone, si hanno le seguenti tre sole possibilità:

(9 + 29 = 38)[697=57] + 355[698=58] + (x)[699=55] + 355[700=54] + (y)[701=53] = n * 8 = 748 + x + y, dove x, y = 355, 377, 378

  1. 748 + 355[699] + 377[701] = 1480 = 185 * 8
  2. 748 + 377[699] + 355[701] = 1480 = 185 * 8
  3. 748 + 378[699] + 378[701] = 1504 = 188 * 8

Un caso fortunato vuole che due possibilità possano essere eliminate in base alle seguenti considerazioni. Cicerone ad Atticum 4,15 dice che il 28 luglio (quinto Kal. Sextil.) del 700=54 era giorno comiziale, quindi non giorno di mercato. Ma 38[697] + 355[698] + 355[699] + 204[700] = 119 * 8. Questo esclude l’opzione 1.

D’altronde, Cesare De bello Gallico 5,23 (Obsidibus acceptis exercitum reducit ad mare, naves invenit refectas. […] Quas cum aliquamdiu Caesar frustra exspectasset, ne anni tempore a navigatione excluderetur, quod aequinoctium suberat, necessario angustius milites collocavit […]) afferma che nel 700=54 traghettò l’esercito dalla Britannia al continente in condizioni disagiate poiché l’equinozio d’autunno era vicino mentre Cicerone riferisce ad Atticum 4,18 che a Quinto fratre et a Caesare accepi a. d. VIIII Kal. Nov. XVII litteras datas a litoribus Britanniae proximis a. d. VI Kal. Octobr. confecta Britannia, obsidibus acceptis, nulla praeda, imperata tamen pecunia exercitum ex Britannia reportabant. In date romane dal 29 dicembre 708=46 al 25 settembre 700=54 passano 445 + 6 * 355 + 378 + 94 = 3047 giorni nell’opzione 2 e quindi 3070 giorni nell’opzione 3. Perciò (trascurando l’effetto dei trienni giuliani bisestili e considerando valida l’equazione 29 dicembre 708 (R) = 31 dicembre 46 (G)) si ottiene che 25 settembre 700 (R) = 29 agosto 54 (G) nell’opzione 2, e 25 settembre 700 (R) = 6 agosto 54 (G) nell’opzione 3. Sembra probabile che l’opzione 3 sia da escludere perché più lontana dall’equinozio, mentre l’opzione 2, distante meno di un mese dall’equinozio, appare la più attendibile. Pertanto, in base a questa analisi, il 701=53 fu un anno ordinario e il 699=55 un anno intercalare di 377 giorni.

a.U.c. 700 = 54 a.C. – anno ordinario (355 giorni)

Cicerone ad Quintum fratrem 2,11 (Comitialibus diebus qui Quirinalia sequuntur Appius interpretatur non impediri se lege Pupia quo minus habeat senatum et, quod Gabinia sanctum sit, etiam cogi ex K. Febr. usque ad K. Martias legatis senatum cotidie dare. Ita putantur detrudi comitia in mensem Martium. Sed tamen his comitialibus tribuni pl. de Gabinio se acturos esse dicunt.) dice che il console Appio Claudio Pulcro ritenne lecito tenere le sedute del senato nei giorni comiziali successivi ai Quirinalia (17 febbraio) ed inoltre che si ritenne costretto dalla legge ad aprire il senato ai legati dalle calende di febbraio alle calende di marzo. Questo implica la continuità del mese di febbraio e quindi l’assenza del mese intercalare.

a.U.c. 699 = 55 a.C. – anno intercalare (377 giorni)

Si veda l’analisi a proposito dell’anno 701=53.

a.U.c. 698 = 56 a.C. – anno ordinario (355 giorni)

Cicerone ad Quintum fratrem 2,3 dice di aver scritto il testo pridie Idus Februarias (il 12 febbraio del 698), ma poi data la lettera XV K. Martias (il 15 di febbraio senza intercalare, altrimenti il 14 del mese intercalare). Evidentemente la lettera è stata inviata qualche giorno dopo essere stata scritta, mentre è inverosimile che tra la composizione e l’invio siano passati venticinque giorni. Ciò implica l’assenza del mese intercalare.

a.U.c. 697 = 57 a.C. – anno ordinario (355 giorni)

Plutarco Cicero 33,5 dice che Cicerone ritornò dall’esilio nel sedicesimo mese dal suo inizio (κατῄει δὲ Κικέρων ἑκκαιδεκάτῳ μηνὶ μετὰ τὴν φυγήν); quasi con le stesse parole si esprime Appiano Bellum civile 2,16 (Κικέρων μὲν δὴ διὰ Πομπήιον ἐκπεσὼν διὰ Πομπήιον κατῄει, ἑκκαιδεκάτῳ μάλιστα μηνὶ τῆς ἐξελάσεως). Cicerone ad familiares 14,4 dice di essere partito per l’esilio il 29 aprile 696=58 (Brundisio profecti sumus a. d. II K. Mai.; per Macedoniam Cyzicum petebamus. O me perditum, o adflictum!) e ad Atticum 4,1 di essere giunto sul suolo italiano il 5 agosto 697=57 (Pr. Nonas Sextilis Dyrrachio sum profectus ipso illo die quo lex est lata de nobis. Brundisium veni Nonis Sextilibus.). Da maggio 696 a quintile 697 compresi corrono 15 mesi, senza intercalare, e sestile è il sedicesimo mese. Perciò nel 697 non ci poté essere mese intercalare.

Questa conclusione è confortata da un’altra osservazione qualitativa. Cesare De bello Gallico 1,5-6, raccontando dei preparativi degli Elvezi, che avevano deciso di migrare dai loro territori con altri popoli, afferma che essi si diedero appuntamento per la partenza a.d. V Kal. Apr. L. Pisone A. Gabinio consulibus (i.e. 28 marzo 696=58) e che era stato comandato che ognuno portasse con sé viveri per tre mesi. Trascurando l’effetto dei trienni giuliani bisestili e considerando valida l’equazione 29 dicembre 708 (R) = 31 dicembre 46 (G), con tre intercalazioni tra il 697=57 e il 708=46 (e precisamente nel 708=46 di 23 giorni, nel 702=52 di 23 giorni e nel 699=55 di 22 giorni), oltre ai 67 giorni aggiunti nel 708=46, si trova la corrispondenza 28 marzo 696=58 (R) = 24 marzo 58 (G) (271[696] + 355[697] + 355[698] + 377[699] + 355[700] + 355[701] + 378[702] + 5 * 355[703-707] + 445[708] = 4666 = 283[58] + 12 * 365[57-46] + 3[bisestili]), quasi concidente con l’equinozio di primavera, tradizionale inizio delle attività belliche e quindi il migliore candidato per l’appuntamento degli Elvezi. La suggestiva coincidenza è avvalorata dal fatto che i tre mesi di viveri sarebbero così esattamente sufficienti per arrivare alla stagione della mietitura, che in Francia è in luglio. Più di tre intercalazioni, oltre a far venir meno la coincidenza, farebbero anticipare troppo la partenza verso l’inverno cosicché i popoli in marcia si sarebbero trovati senza riserve di cibo prima della mietitura.

a.U.c. 696 = 58 a.C. – anno intercalare (378 giorni)

Cicerone ad Atticum 2,20 (comitia Bibulus cum Archilochio edicto in ante diem XV Kal. Novembr. distulit) fa tenere un comizio il 18 ottobre 695=59. Poiché è noto che il 21 novembre 697=57 fu giorno di mercato (Cicerone ad Atticum 4,3: ante diem X Kal. [scil. Decembr.] nundinae [scil. a.U.c. 697 = 57 a.C.]) e poiché in assenza di intercalazioni la distanza tra queste due date è di 71[695] + 355[696] + 318[697] = 744 = 8 * 93 giorni (il che farebbe del 18 ottobre 695 anch’esso giorno di mercato e quindi non comiziale), ci deve essere stata una almeno intercalazione tra il 696 e il 697. Poiché sappiamo per altra via che l’anno 697=57 fu ordinario, il 696=58 fu intercalare.

L’intercalare fu probabilmente di 23 giorni. Infatti sappiamo che il 697 fu un anno F (il 21 novembre era nundinae), quindi la seconda lettera nundinale del 696 fu A (il che conferma che l’anno fu intercalare: altrimenti il 1 gennaio sarebbe stato nundinae) e la prima fu G con intercalare di 22 giorni oppure H con intercalare di 23 giorni, quindi la lettera nundinale del 695 fu rispettivamente B oppure C. Cicerone ad Atticum 2,21 (non tenui lacrimas cum illum a. d. VIII Kal. Sextilis vidi de edictis Bibuli contionantem) afferma che il 25 luglio 695=59, che aveva lettera B, vide una contio, un pubblico discorso che secondo Macrobio Saturnalia 1,16,29 (Sed contra Iulius Caesar sexto decimo Auspiciorum libro negat nundinis concionem advocari posse, id est cum populo agi: ideoque nundinis Romanorum haberi comitia non posse) non poteva essere tenuto in giorno di mercato. Quindi la lettera nundinale doveva essere C e l’intercalazione di 23 giorni.

Tuttavia, il testo di Macrobio sembra da intendersi nel senso che non si potessero tenere contiones nel senso di assemblee pubbliche, ovvero discorsi finalizzati alle votazioni dei comizi; tanto è vero che Cicerone ad Atticum 1,14 (Prima contio Pompei qualis fuisset scripsi ad te antea, non iucunda miseris, inanis improbis, beatis non grata, bonis non gravis; itaque frigebat. Tum Pisonis consulis impulsu levissimus tribunus pl. Fufius in contionem producit Pompeium. Res agebatur in circo Flaminio et erat in eo ipso loco illo die nundinarum πανήγυρις.) fa tenere dei discorsi a Pompeo in giorno di mercato nell’anno 693=61, che sembrano finalizzati alla propaganda personale. Sembra invece probabile che la contio del 25 luglio 695 fosse di argomento strettamente elettorale.