Commodianus

Nulla sappiamo della vita di Commodiano, con ogni probabilità il primo poeta latino cristiano di cui abbiamo notizia. Dall’esame delle due opere che conosciamo, le Instructiones e il Carmen apologeticum, si è desunto che esse siano state quasi certamente composte tra la persecuzione di Decio (251 d.C.) e gli anni che seguirono quella di Valeriano (258 d.C.). Si è inoltre accertato che Commodiano riutilizza espressioni e concetti presenti in Cipriano – il vescovo di Cartagine, vittima appunto della persecuzione di Valeriano e innalzato come martire alla gloria degli altari, di cui ci rimane una nutrita messe di opere; questo, oltre a confermare la datazione proposta, ha condotto ad ipotizzare che Commodiano fosse africano e forse cartaginese per essere a contatto con l’insegnamento del vescovo martire.

Le Instructiones, in due libri, comprendono ottanta carmi per lo più acrostici, nei quali, cioè, le lettere iniziali di ogni verso, prese nell’ordine, riproducono il titolo del carme. La prefazione, acrostico anch’essa della parola praefatio, illustra lo scopo dell’opera:

Prima praefactio nostra viam erranti demonstrat
Respectumque bonum, cum venerit saeculi meta,
Aeternum fieri, quod discredunt inscia corda.
Ego similiter erravi tempore multo
Fana prosequendo parentibus insciis ipsis;
Abstuli me tandem inde legendo de lege.
Testifico Dominum: doleo pro civica turba,
Inscia quod pergit periens deos quaerere vanos;
Ob ea perdoctus ignaros instruo verum.

Commodiano vuole dunque mostrare la via a chi sbaglia e a chi si rifiuta di vedere la verità, istruire nel vero gli ignari. Egli stesso, come i suoi genitori, era ignaro della vera fede, ma la lettura della Sacra Scrittura lo ha condotto alla conversione. E la conversione gli ha mostrato la speranza del bene più grande, la vita eterna. Questo tema si ritrova soprattutto nel primo libro, rivolto ai non cristiani, ai pagani cioè e agli Ebrei. E la convinzione che manchi poco ormai alla fine del mondo, se lo allieta perché avvicina la prospettiva della vita eterna, d’altra parte lo angoscia per la consapevolezza che a costoro rimane poco tempo per convertirsi. Il secondo libro delle Instructiones è invece indirizzato ai cristiani. È qui che si trovano gli appigli migliori per determinare l’epoca di Commodiano. Le esortazioni che egli rivolge ai correligionari e le accuse contro i lassisti che non volevano porre nessuna riparazione a coloro che avevano rinnegato la fede durante la persecuzione, i lapsi, delineano infatti la situazione quale doveva presentarsi nell’Africa proconsolare rispettivamente durante la persecuzione di Decio e negli anni successivi, quando si dovette risolvere con equanimità e giustizia il problema dei lapsi, tra coloro che volevano negare loro la possibilità di essere riammessi nella Chiesa e coloro che brigavano per riammetterli senza adeguata penitenza. È qui che si nota la maggiore consonanza con Cipriano, colui che con la sua autorità morale e intellettuale risolse con giusta durezza la questione.

Il Carmen apologeticum, in 1059 esametri, tratteggia la storia dell’umanità riprendendola dalla Bibbia. Un lignum, l’albero del frutto proibito, serve a Satana per perdere l’uomo e un lignum, la croce, usa Dio per salvarlo e restituirgli l’originaria immortalità. La lotta prosegue anche dopo la venuta di Cristo. Satana si incarna prima in una forma di anticristo, un Nero redivivus che potrebbe essere l’imperatore Valeriano, poi in un secondo anticristo proveniente dalla Persia, che potrebbe essere Shapur o Sapore I, il re persiano che sconfisse e cattutò Valeriano nel 260 d.C. Ma questa è l’ultima incarnazione di Satana, poichè contro di lui marcia un misterioso esercito celeste condotto da Dio stesso che sconfigge Satana e lo getta nella Geenna, chiudendo la storia dell’uomo. Si ritrova così la fiducia nella prossima fine del mondo, che viene descritta con terribile potenza drammatica.

Il punto di vista linguistico è forse per noi oggi il più interessante nel valutare l’opera di Commodiano, poiché il metro di entrambe le opere sembra essere un esametro accentuativo: simile all’esametro quantitativo, ignora però troppo spesso la quantità delle sillabe, mentre il ritmo della frase sembra ottenersi sfruttando l’accento intensivo invece dell’originario accento musicale, secondo un meccanismo analogo a quello della lettura metrica moderna o a quello con il quale le lingue romanze, che non hanno conservato la nozione di quantità, hanno sviluppato la loro metrica poetica.