Il graffito pompeiano CIL 4.8863

CIL 4.8863 è un graffito pompeiano ritrovato sul muro ovest della taberna vasaria di un certo Zosimo (regio III, insula IV). Si data prima del 79 d.C. non essendo possibile desumerne l’anno esatto. L’iscrizione è composta da quattro serie di informazioni, tutte relative al calendario, organizzate per colonne. La seguente trascrizione, che non preserva la proporzione originale tra le dimensioni e gli spazi (tra parentesi tonde lo scioglimento delle abbreviazioni, tra parentesi quadre le integrazioni del testo perduto o illeggibile), segue la proposta interpretativa discussa più oltre:
DIES NVNDINAE X[VIIII] VIII NON(AE) I XV XXVIIII
SAT(VRNI) POMPEIS X[VIII] VII VIIII II [XV]I XXX
SOL(IS) NVCERIA X[VII] [V]I VIII III XVII
LVN(AE) ATILLA CVMIS X[VI] [V] VII IV XVIII
MAR(TIS) NOLA XV [IV] VI V XVIIII
MERC(VRII) CVMIS XIV III V VI XX
IOV(IS) PVTIOLOS XIII PRI(DIE) IV VII XXI
VEN(ERIS) ROMA XII K(ALENDAE) III VIII XXII
CAPVA XI NON(AE) PRI(DIE) VIIII XXIII
X VII IDVS X XXIV
VIIII DI(ES) XI XXV
V XII XXVI
XIII XXVII
XIV XXVIII
Le quattro serie sono brevemente presentate di seguito nell’ordine.
  1. La prima colonna è evidentemente la sequenza dei giorni della settimana a partire dal sabato, analogamente all’uso ebraico dal quale però non è ripreso il nome del giorno, che è invece il dies Saturni; la domenica è il dies Solis, non il dies Dominica dei cristiani.
  2. La seconda colonna è evidentemente la sequenza delle nundinae di Pompei e delle principali città campane oltre a Roma, nell’ordine: Pompei, Nocera, Atella (sostituita a Cuma, che è stata cancellata), Nola, Cuma, Pozzuoli, Roma e Capua. Poiché sono elencate otto città diverse, una per ogni giorno delle nundine, presumibilmente le città sono elencate nell’ordine del giorno di mercato. Cuma è stata scritta due volte: prima di Nola, successivamente cancellata, e dopo Nola. Potrebbe non trattarsi di mero errore di distrazione, poiché una lista di nundine da Suessula riporta Cuma prima di Nola. Si può pertanto ipotizzare che al momento di incidere il graffito il giorno di mercato di Cuma fosse cambiato di recente, giustificando l’errore o la modifica dell’incisore pompeiano. Tuttavia, CIL IV 4182 conferma che anche nel 60 d.C. la distanza tra le nundine di Cuma e Pompei era di 5 giorni (contati inclusivamente).
  3. La terza serie di informazioni è organizzata su tre colonne. Si tratta quasi certamente di un calendario “in punta di dita” per semplificare i calcoli del peculiare modo di esprimere i giorni utilizzato dai Romani: vi si contano esplicitamente i giorni ante Kalendas (fino a diciannove, tenendo conto che il postridie Idus poteva essere ante diem XVI Kalendas Martias, oppure ante diem XVII Kalendas Apriles, Iunias, Augustas, Novembres, oppure ante diem XVIII Kalendas Maias, Iulias, Octobres, Decembres, o infine ante diem XIX Kalendas Februarias, Septembres, Ianuarias) e i giorni ante Idus (uguali per tutti i mesi). Mancano in apparenza i giorni ante Nonas, che però, nell’interpretazione che qui si propone, si trovano nel riferimento alle none in fine di colonna centrale. Dopo la scritta NON (da altri variamente interpretata) si trovano le lettere VII, due lettere spesso lette come VI, e la lettera V. Qui si propone che l’incerta coppia di lettere tra VII e V debba intendersi invece come DI, abbreviazione di DIES (evidenziata in rosso nella tabella), ad esprimere il fatto che le none potessero avere 7 o 5 giorni. Questa lettura è possibile anche alla luce del confronto con la D di NVNDINAE. Il conteggio degli ante Nonas sfrutterebbe allora la corrispondente porzione degli ultimi 7 o 5 giorni delle calende (per questo la scritta NON sarebbe stata posta subito sotto la scritta K, ad indicare l’intercambiabilità tra le due a seconda del calcolo che si sta eseguendo). Questa interpretazione è compatibile col supposto intento utilitaristico di tutta l’iscrizione.
  4. Anche la quarta serie di informazioni è organizzata su tre colonne, ma per essa non è nota una sicura spiegazione. Sono elencati i numeri da 1 a 30, divisi in due serie, da 1 a 14 e da 15 a 28, seguiti da 29 e 30 nella terza colonna. Dato che il calendario è l’argomento di tutta l’iscrizione, anche questa sequenza deve avere attinenza con esso: il primo richiamo, e forse l’unico, è al calendario lunare poiché la lunazione per gli scopi civili è approssimata a 30 giorni; la divisione in due serie da 14 giorni richiama sia il plenilunio, sia la partizione per settimane.
Due sono le più importanti nozioni dimostrate da questa iscrizione. La prima è l’affermarsi della settimana (non cristiana) nel I secolo. La seconda è la sequenza delle nundine, che può essere incrociata con un’altra iscrizione pompeiana, la CIL 4.4182, per scopi di indagine cronologica incentrati sul ciclo nundinale.